TRAMA REQUIESCANT
Un bimbo di sei anni scampa miracolosamente dalla strage di un piccolo pueblo messicano, situato al di là del Rio Grande, operata da Ferguson, giovane ex-ufficiale dei confederati. Il bimbo è allevato da un pastore protestante dagli impulsi mistici. Accanto alla figlia di questi, Princy, il ragazzo cresce senza conoscere la sua vera storia. Quando Princy, ormai fattasi donna e desiderosa di avventura e di libertà, fugge di casa, il giovane messicano decide di rintracciarla. Ma la decisione del giovane coincide con l'improvvisa rivelazione del suo essere: in uno scontro con dei banditi che assaltano la diligenza su cui viaggia, fa la sua prima esperienza con le armi e, senza che nessuno glielo abbia insegnato, adopera magistralmente la pistola, abbattendo due dei banditi assalitori. Si avvicina come gli hanno insegnato e prega sui morti. "Requiescant" conclude la sua preghiera. E sarà il suo nome, il nome che correrà il West, che lo farà conoscere lungo tutta la frontiera. Ritrova Princy, vittima della droga e al servizio di Ferguson, entraîneuse in un saloon. La giovane sarà uccisa da Ferguson. Nel frattempo "Requiescant" incontrerà un gruppo di guerriglieri messicani che riconoscono in lui il figlio del loro vecchio capo, ucciso nella strage del pueblo. E' la resa dei conti, sullo stesso posto in cui venne soppresso il padre, "Requiescant" si scontra con Ferguson e il giovane messicano ha ragione del suo nemico e del nemico del suo popolo, ormai sollevatosi contro la tirannia dei rapaci conquistatori.
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CRITICA DI REQUIESCANT
"Requiescant è a metà strada (...) fra il westeren italico vecchio stile e questo nuovo tipo di cinema avventuroso-ma-impegnato. (...) Su una vicenda consueta si saldano motivi 'democratici'. Ma le due dimensioni non risultano perfettamente fuse tra loro." (Ermanno Comuzio, "Cineforum", 68, ottobre 1967)"Nel tipico e tradizionale ambiente western, viene sottolineata una situazione sociale di oppressione con caratteristiche colonialistiche. La ribellione degli oppressi è quindi presentata in chiave moderna come vittoria del proletariato sul dispotismo capitalista. Ritmo abbastanza sostenuto, con regia e interpretazione di consumato mestiere." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 65, 1968)
