Mentre la radio trasmette incessantemente notiziari da Parigi in rivolta (è il maggio turbolento del '68), nel Sud Ovest della Francia muore di infarto la ultraottantenne signora Vieuzac, proprietaria di una bella villa con bosco e vigneti. Il figlio Milou, un sessantenne che da sempre vive là (con Adèle, la cameriera-amante) e che adora la campagna, si affretta a convocare gli altri eredi. Arrivano dunque suo fratello Georges (giornalista ormai giubilato) con l'attraente moglie inglese (Lily); Camille, figlia di Milou stesso, con tre irrequieti bambini, nonchè Claire (che della defunta è nipote), recante al seguito una giovanissima danzatrice cui è morbosamente legata. E con gli arrivi comincia la lotta degli eredi, prontissimi a dividersi, vendendo tutto, le spoglie di Madame Vieuzac, mentre Camille, tanto per non perdere tempo, arraffa uno dei più begli anelli della nonna. Quello che resiste all'idea di una spartizione totale in tre è però Milou, che vede crollare il suo mondo, mentre tutto si fa ancor più complicato quando il notaio dà lettura di una lettera della defunta che ha lasciato alla sua fedele cameriera un quarto del patrimonio: con l'inatteso e sgradevole risultato che la divisione ereditaria dovrà essere fatta per quattro. Sulla sorte del patrimonio, tuttavia, pesano molte preoccupazioni: le notizie parigine fanno nutrire dubbi sull'ordine e sulle proprietà, si preparano per la Francia tempi duri e molta gente, anche in provincia, ripara impaurita sulle colline. Ci vanno anche Milou e i suoi familiari, insieme ad una coppia di vicini terrorizzati, più il giovane figlio di primo letto di Georges (Pier Alain) ed un camionista bloccato sul posto, essendo in sciopero i benzinai e perfino i servizi delle pompe funebri, per cui il cadavere di Madame Vieuzac, dopo tre giorni, è ancora in casa. A sentire Pier Alain, per i ricchi e gli egoisti di speranze ne restano pochissime. Più che impauriti, gli eredi pensano ora che in fondo la terra, quei mobili e la casa non offrono molte prospettive di adeguato e rapido realizzo. Milou intanto fa scavare una fossa per la madre ai piedi di un grande albero. Poi, quando la radio annuncia che finalmente De Gaulle ha ripreso saldamente in pugno la situazione, gli altri se ne tornano in fretta alle loro case (Pier Alain, invece, va a Parigi con la ballerina), mentre Milou sarà l'unico che ha tentato di salvare con la villa quella terra rigogliosa in cui ha sempre creduto. Molto probabilmente, calmatesi le acque, una spartizione dovrà esserci, ma per intanto egli resta lì, tutto solo con il fantasma materno.
"A un film come 'Milou a maggio' non si può non voler bene, anche se la sinistra francese l'ha giudicato reazionario. E anche se questo apologo campestre a dodici personaggi, girato da Louis Malle nel Gers, presso Samatan, comincia come 'La règle du jeu' e finisce come 'L'angelo sterminatore': infatti lo sceneggiatore è Jean-Claude Carrière, il più accreditato fra gli orfani di Buñuel. Certo a un Renoir o a un don Luis di seconda mano si preferirebbe un Malle autentico come lo stupendo 'Arrivederci, ragazzi'. Sono i rischi dell'eclettismo di un regista che ha sempre amato sconcertare cambiando generi e stile; e che comunque resta un piccolo maestro. Milou (diminutivo di Emile) è un arzillo vedovo sessantenne che vive in campagna sotto le ali materne facendo l'apicoltore e il perdigiorno, girando in bicicletta e pescando i gamberi con le mani. Interprete ispirato in teatro di 'Il giardino dei ciliegi', Michel Piccoli sa bene che il destino delle proprietà è la vendita, l'abbandono e la scure." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 16 Marzo 1990)"In fondo ha simpatia soltanto per tre personaggi: Milou (Michel Piccoli) che recita Virgilio alle api e si porta la bicicletta da corsa in camera; la vecchia degna signora Vieuzac (Paulette Dubost) cui dedica anche il lirico finale e la piccola Françoise, orecchie e occhi indagatori sugli adulti e tenera complicità col nonno. Peccato. 'Milou in maggio' parte bene: di attori sono bravi; la fotografia dello svizzero Renato Berta è incantevole; le musiche parajazzistiche di Stéphane Grappelli, vispo ottantenne che fondò con Django Reinhardt il famoso quintetto Hot Club de France sono deliziose. Ma a partire dal contagio del Maggio (il picnic sull'erba, il teatrino erotico) per concludersi con la fuga nei boschi il racconto diventa inverosimile e goffo, nonostante gli ammiccamenti e le invenzioni alla Buñuel." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 16 Marzo 1990)"Tutto pervaso da brandelli di utopia, da ritmi rallentati e minuziosi, dallo scontro ovattato delle psicologie, da appropriati toni ironici, da personaggi disegnati con simpatia, 'Milou a maggio' sorprende per la vitalità d'ispirazione di Malle, per la malizia ironica, per il divertimento sapiente, per la grazia che fanno del film un piccolo capolavoro da vedere assolutamente. I numerosi interpreti recitano con una precisione di alta classe: su tutti la straordinaria naturalezza di Michel Piccoli." (Vittorio Spiga, 'Il Resto del Carlino', 10 Marzo 1990)
- DAVIDE DI DONATELLO 1990 PER MIGLIORE REGISTA STRANIERO A LOUIS MALLE.
Attore | Ruolo |
---|---|
Michel Piccoli | Milou |
Michel Duchaussoy | Georges Vieuzac |
Miou-Miou | Camille |
Bruno Carette | Grimaldi |
Dominique Blanc | Claire |
Paulette Dubost | M.Me Vieuzac |
Martine Gautier | Adele |
Rozenne Le Tallec | Marie Laure |
Jeanne Herry-Leclerc | Francoise |
Renaud Danner | Pierre-Alain |
Harriet Walter | Lily |
Ecco tutti i premi e nomination David di Donatello 1990
Ecco tutti i premi e nomination BAFTA 1991
Ecco tutti i premi e nomination César 1991