LA TRAMA DI MARCIANDO NEL BUIO
La recluta Saro Franzese stringe amicizia con il sergente della sua squadra Gianni Tricarico, un ragazzo dalla personalità deviata ed innamorato di lui; il soldato non accoglie, non comprendendole, le avances del sergente e, dopo una movimentata serata in discoteca, durante la quale Saro critica i comportamenti ambigui ed aggressivi dell'amico, escono insieme con la macchina con l'apparente scopo di rientrare in caserma ma in realtà Gianni lo porta in una strada frequentata da transessuali dove lui sembra essere molto conosciuto. Saro mostra di non gradire la situazione e scende dall'auto accettando un passaggio su un'altra macchina, apparentemente col solo guidatore a bordo, per tornare indietro ma poco dopo viene aggredito da un uomo che era sdraiato sul sedile posteriore e, dopo essere stato picchiato per avere tentato di difendersi, subisce una violenza sessuale...
RECENSIONE
"Il film è eccessivo come si conviene alle nevrosi in causa, mettendo in conto, lo sbudellamento finale: tanto che nel gioco del se fosse si potrebbe pensare a un ministero della Difesa retto da Tennessee Williams con sottosegretario Truman Capote. In questo caso l'amore molesto del graduato verso il soldatino, che sarà baciato in ospedale, meriterebbe una medaglia al merito. L'effettismo di forma e sostanza non toglie la potenza spettacolar-sessuale, anche se parte del gay power accusa il ritratto dell'omosessuale colpevole, diritto sulla china dell'inevitabile suicidio. Gli attori sono bravissimi: Flavio Albanese, Jean Merc Barr, Thomas Kretschmann. L'unico eterosessuale è il caporale (Fabrizio Pioda). Roberto Citran fa pulizia morale. Con i limiti del caso limite, ma con sincero messaggio civile, avvolto nella carta stagnola della fiction, da recapitare al mittente." (Maurizio Porro, "Il Corriere della Sera", 30 Aprile 1996)"Il compito e le intenzioni sono alte: siamo in un film-cronaca di denuncia sulla violenza nelle caserme italiane. E non soltanto. Si raccontano anche le sfumature del gioco di potere nel sistema gerarchico: il regime di seduzione virile, i ricatti sulla personalità, le sfide e le punizioni che è costretto ad affrontare un soldato in una microsocietà chiusa in cui chi comanda divise prova il diritto-piacere di comandare uomini. Il confine tra militare e persona, ruolo ed esistenza, compito e persona, compito collettivo e libertà individuale, è un bersaglio centrato nel film, che purtroppo perde il controllo dei personaggi quando deve lasciare che la cronaca si dispieghi come tragedia." (Silvio Danese, "Il Giorno", 4 Maggio 1996)"Il solo meccanismo che potrebbe funzionare è, appunto quello della suspense che si tenderebbe a far nascere dalle difficoltà che la recluta incontra prima per arrivare in tribunale e dopo per ottenere giustizia. Lo guastano subito, però, oltre alla sua intrinseca fragilità, dei modi di rappresentazione impacciati che non riescono mai a ricreare un ambiente, sono insensibili a delle voci doppiate in modo incongruo, accettano musiche mediocri e dialoghi non di rado spinti fino alla soglia del ridicolo e, soprattutto, non raggiungono mai i climi voluti. Non tanto all'interno del cinema di denuncia quasi del tutto assente, nonostante certe velleità, ma nemmeno in quello sulle tensioni processuali, invano mediato da 'Codice d'onore'. Gli interpreti fanno quello che possono, ma con scarsi risultati. Il capitano è il francese Jean Marc Barr, il sergente è il tedesco Thomas Kretschmann, la recluta è Fulvio Albanese, diviso solo fra teatro e Tv. A difenderlo c'è Roberto Citran, un ufficiale pulito e probo." (Gian Luigi Rondi, "Il Tempo", 19 Maggio 1996)
CURIOSITÀ SU MARCIANDO NEL BUIO
- SUONO: MASSIMO LOFFREDI - REVISIONE MINISTERO DICEMBRE 1995.
SOGGETTO DI MARCIANDO NEL BUIO
UN'IDEA DI MASSIMO SPANO
INTERPRETI E PERSONAGGI DI MARCIANDO NEL BUIO
PREMI E RICONOSCIMENTI PER MARCIANDO NEL BUIO
Nastri d'Argento - 1997
Ecco tutti i premi e nomination Nastri d'Argento 1997
- Candidatura miglior regista esordiente a Massimo Spano