Vincent fa il saldatore in una fabbrica in città e vive a un'ora e mezza di distanza in un soffocante paesino dove l'unico diversivo possibile è parlare dei fatti degli altri. Sua madre, che è stata una ballerina e una cantante molto bella, ora vive di ricordi. Vincent, stufo di tutto, un giorno va a trovare suo padre e decide di fare la stessa cosa che un giorno fece lui. Prende il treno e si ritrova a Venezia dove un suo amico, Carlo, saldatore come lui, fa la sua stessa vita. Vincent prende un traghetto e va altrove. Otto mesi dopo torna al suo villaggio dove tutto è rimasto uguale e lui riprende la solita vita.
"Ambienti e personaggi sono rappresentati con tocchi di comicità sottile, mai insistente (ciò che Tatì chiamava il 'comico di osservazione'): il postino di paese che legge le lettere altrui, il prete che sbircia le belle parrocchiane, gli innamorati che si scambiano 'messaggini' per telegrafo". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 15 febbraio 2002)"Un film imperfetto, eppure incantevole del quasi settantenne regista Iosseliani, georgiano emigrato a Parigi, bravissimo. (...) La delicatezza, l'eleganza e la leggerezza di Iosseliani rendono affascinante pure la storia un poco esile e non nuova scritta dallo stesso regista: la stupenda fotografia è di Willi Lubtchansky; gli attori, tra i quali figura anche Iosseliani, sono davvero ben scelti e ben diretti". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 1 marzo 2002)"Fra padri e figli, sbronze e affreschi, chiesette e ciminiere, preti voyeurs e vecchi impostori (irresistibile 'cammeo' veneziano del regista), Iosseliani ci regala personaggi incantevoli (riappare la vecchina di 'Caccia alle farfalle'), alcune inspiegabili lungaggini. E qualche scampolo di saggezza". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 1 marzo 2002) "All'opposto di quel che si dice un 'film lento', è un film sulla lentezza: si prende tutto il tempo necessario per osservare ciò che vuole osservare, e per mostrarcelo. Antico e moderno senza contraddizione, Iosseliani mette in scena una storia semplice senza esibizionismi né voglia di stupire, ma con poesia, humour e pacato pessimismo". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 3 marzo 2002)
- SUONO: JEROME THIAULT. - ORSO D'ARGENTO PER LA MIGLIOR REGIA A OTAR IOSSELIANI AL FESTIVAL DI BERLINO 2002.
Attore | Ruolo |
---|---|
Jacques Bidou | Vincent |
Anne Kravz-Tarnavsky | Josephine |
Dato Tarielashvili-Ioseliani | Nicolas |
Radslav Kinski | Padre di Vincent |
Adrien Pachod | Gaston |
Narda Blanchet | Mamie |
Anna Lamour-Flori | Berthe |
Pascal Chanal | Michel |
Myriam Laidouni-Denis | Odile |
Anne-Jacqueline Bousch | Chantal |
Laura-Kay Monnet | Cyrille |
Pierre Tricaud | Albert |
Armand Chagot | Bernard |
Christophe Charles | Fred |
Jeremy Rochigneux | Parroco |
Vincent Douhadji | Barthelemy |
Claude Coquard | Lucien |
Yannick Carpentier | Farmacista |
Christian Cabollet | Postino |
Otar Iosseliani | Enzo di Martino |
Arrigo Mozzo | Carlo |
Emmanuel de Chauvigny | Signora |
Giorgio Danieletto | Luciano |
Angelo Ragazzi | Paolo |
Nicoletta Prevedello | Moglie di Carlo |
Giovanna De Nale | Domestica di Martino |
Ecco tutti i premi e nomination Festival di Berlino 2002