RECENSIONE
"Altro film d'esordio, ma decisamente da... rimandare alla prossima sessione, 'La Venere di Willendorf' di Elisabetta Lodoli (sua anche la sceneggiatura e la produzione), che è sulla carta film drammatico su un caso di bulimia, ma poi nella realizzazione affronta numerosi aspetti, lasciandoli tutti incompiuti. La regista, poco più che quarantenne, ha girato fino à oggi alcuni cortometraggi e documentari e ha un diploma in regia cinematografica e televisiva conseguito a Los Angeles. In effetti sa raccontare... ma che cosa? Fra rapporti personali, rapporti familiari, rivalità amorose, diversità di caratteri, personaggi che restano pressoché casuali (come quello del marito) ambiguità di sentimenti fra le due cugine, simbologie marine e così via, la molta materia sfugge di mano - soprattutto nella sceneggiatura - e rimane in disordine: il tutto, ripeto sotto una patina di qualche eleganza formale, però completamente fine a se stessa. E si smarriscono anche i protagonisti, Iaia Forte, Luisa Pasello, Emilio Bonucci." (Giacomo Gambetti, 'Rocca', 15 gennaio 1997)
CURIOSITÀ SU LA VENERE DI WILLENDORF
REVISIONE MINISTERO FEBBRAIO 1997
