LA TRAMA DI LA SOTTILE LINEA BLU
Dallas. Due balordi, Randall Adams e David Harris, dopo una serata passata tra birra, marijuana e cinema vengono coinvolti in una sparatoria ai danni di un poliziotto che rimane ucciso. Il film mostra le prove, molte delle quali inconsistenti, esibite dagli agenti di polizia - messi sotto pressione per la veloce risoluzione del caso - che hanno fatto condannare Adams al braccio della morte. Attraverso la messa in scena dell'omicidio, il documentario accusa la giustizia americana di essere troppo sommaria e per questo di condannare troppo spesso alla pena di morte degli innocenti.
RECENSIONE
"Fin dai titoli di testa siamo avvertiti che 'La sottile linea blu' è tutto vero tranne la ricostruzione del delitto. Ma i mezzibusti che sfilano a raccontare pirandellianamente le loro diverse verità (poliziotti, avvocati, giudici, testimoni, imputati) si direbbero dei tipici caratteristi da film americano; e la sensazione è accentuata dal doppiaggio italiano, che omologa voci e intonazioni. E allora delle due l'una; o questi personaggi, contro ciò che afferma il cartello sono interpretati da professionisti. O è proprio vero, come diceva Shakespeare, che il mondo è un teatro e tutti gli uomini sono attori." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 3 Marzo 1990)"Grazie a una serie di sconnessioni temporali nella costruzione narrativa, Morris impagina il suo materiale (interviste, testimonianze e la ricostruzione finta del delitto) con la sagacia di un giallista provetto anche se, a lungo andare, anche per la piattezza televisiva delle immagini, il procedimento risulta meccanico e ripetitivo. La verità è che la naturale destinazione di 'La sottile linea blu' non è il grande, ma il piccolo schermo. Inoltre, in film di questo genere il doppiaggio rivela clamorosamente la sua vera natura di artificio." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 6 Marzo 1990)"Ci sono due ottimi motivi per andare a vedere 'La sottile linea blu' dell'americano Errol Morris: il primo è che si tratta di un riuscitissimo esempio di film-verità, il secondo è che la pellicola ha salvato dalla sedia elettrica un uomo, Randall Dale Adams, che per un'allucinante serie di accidenti e per l'accanimento di un pubblico ministero ottuso, ha sfiorato da vicino l'orrore dei 2300 volts. (...) Grazie a questo film che ha smosso l'opinione pubblica americana ed entusiasmato i critici, il caso è stato riaperto e Adams liberato. Un'impresa che ad Errol Morris è riuscita non solo grazie alle prove da lui raccolte (erano le stesse prodotte in giudizio dai due avvocati difensori) ma soprattutto per la straordinaria abilità con cui ha girato questo documentario-inchiesta, capace di catturare lo spettatore come un thriller sofisticato." (Vice, 'Il Giornale', 7 Marzo 1990)
INTERPRETI E PERSONAGGI DI LA SOTTILE LINEA BLU