Appena uscito di seminario, Don Andrea Mendoza, giovane sacerdote, viene, mandato ad esercitare il suo ministero ad Aldemoz, piccolo paese minerario. Il compito che lo attende non è facile, giacché il paese è avvolto in un'atmosfera d'odio e d'incomprensione: tanto il proprietario della miniera, Don Cesare, quanto i minatori hanno una visione ristretta ed egoistica dei loro diritti e problemi. Don Cesare cerca invano di circuire il nuovo parroco mentre i minatori gli sono decisamente ostili. Don Andrea comincia ad avvicinare i figli degli operai, ma i ragazzi si ritirano per non trovarsi col figlio del padrone, Giulio. Per la festa del paese, il parroco, allontanandosi dalla consuetudine, nomina 'cerimoniere' un minatore e questo gesto rende meno ostile il contegno dei minatori: soltanto Martin persiste nella sua ostilità. Quando i minatori scioperano, ed occupano la miniera, perché un loro compagno è stato ingiustamente licenziato, il parroco, dopo aver tentato inutilmente di fare opera di conciliazione, prende risolutamente le parti degli scioperanti. Don Cesare è costretto a cedere agli operai, ma scrive al Vescovo, lamentandosi del contegno di Don Andrea. Un giorno Giulio e la bambina di Martin s'inoltrano in una galleria abbandonata e pericolante. Essi vengono salvati dall'intervento di un gruppo di minatori; ma in seguito al crollo di una volta alcuni operai, tra cui Martin, Don Cesare e Don Andrea, restano prigionieri della miniera. Il lavoro febbrile dei compagni porta loro la salvezza: Martin, che neppure nel momento del pericolo ha voluto riconciliarsi con Don Cesare, lo farà al capezzale della figlia ferita. Don Andrea vien chiamato dal Vescovo, che lo autorizzerà a tornare presso i suoi minatori.
LEONE DI BRONZO ALLA MOSTRA DI VENEZIA DEL 1953, EX-AEQUO INSIEME A "MANO PERICOLOSA", "GLI ORGOGLIOSI" E "SINHA MOCA, LA DEA BIANCA".