Rico, sceneggiatore cinematografico, ritiene che per soddisfare la sua ambizione di dirigere un film debba "sublimarsi" votandosi alla castità. Il suo sesso però reclama i propri diritti. Combattuto tra la volontà e l'istinto, Rico resiste anche quando cedere al suo "lui", placando le voglie della matura consorte di un produttore, vorrebbe dire assicurarsi l'ambita regia. Ospite di una donna che si soddisfa con l'autoerotismo, Rico, sopraffatto dal desiderio, si lascia tentare dalla di lei figlioletta. Evitato in extremis di violentare la piccola, egli comprende l'assurdità della sua situazione e torna dalla moglie.
"Il film rivela, qua e là, qualche guizzo d'ambizione, qualche sospetto di intenzione meno brutalmente intenta a "far spettacolo" (...). Ma la puntuale, sistematica ricaduta nelle soluzioni più pesanti e più torvamente piccanti, lo ricaccia immediatamente al suo posto, che è quello di opera presuntuosa e fallita." (Claudio G. Fava, 'Corriere Mercantile', 29 settembre 1973)"Riassumendo un romanzo "filosofico" di Alberto Moravia, imperniato sul confitto tra ragione e istinto, sceneggiatori e regista si sono limitati a trarne le occasioni per una farsa di pessimo gusto, sconfinante spesso nell'osceno." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 76, 1974).
romanzo omonimo di Alberto Moravia (ed. Bompiani)