A Roma, il giovane Alberto Capuana, mentre sta per lasciare madre e padre per cominciare a guadagnarsi la vita, si sente invitato con stupore dal genitore ad aiutarlo a conteggiare le spese sostenute dalla famiglia per crescerlo. Le spese ammontano a 30 milioni 250 mila lire, e il padre gli fa sapere che dovrà impegnarsi a restituirgli quella somma entro e non oltre il giorno in cui diventerà a sua volta padre, secondo una secolare tradizione dei Capuana. Quindici anni dopo, Alberto ormai marito di Juliette proprio la notte precedente il fatidico "lieto evento" che lo renderà padre disoccupato, squattrinato ed indebitato, è assillato dall'inesorabile scadenza: non gli resta che mettersi immantinente in viaggio verso Roma, affidandosi alla sorte per reperire la somma dovuta, prima che il nascituro rischi di pagare le conseguenze della sua insolvenza. Preso affannosamente di notte, dopo una corsa che lo fa stramazzare sulla piattaforma, quel treno gli riserverà sorprese surreali in un continuo crescendo. Trascinato in uno scomparto dal controllore, Alberto riprende coscienza, sbalordito di ritrovarsi senza scarpe. Il controllore bonaccione non solo decide d'ignorare che oltre che senza scarpe il singolare viaggiatore è sprovvisto di biglietto, ma dopo il suo racconto concitato e disperato, non esita ad offrirgli un primo contributo per l'estinzione del debito e a indicargli la carrozza-ristoro perchè possa rinfrancarsi. Da quella carrozza hanno inizio le avventure e gli espedienti di Alberto per raggranellare la somma a lui necessaria. Improvvisandosi addetto ai vagoni-letto, Alberto riesce a derubare i viaggiatori più facoltosi, ficcando in una federa il consistente bottino e inerpicandosi sul tetto del treno per raggiungere la motrice e telefonare a Juliette. Se non che, verso l'alba, un improvviso scossone fa volar via la refurtiva sotto gli occhi dei viaggiatori trasecolati. Qualcuno tira l'allarme: il treno si ferma e tutti si precipitano sulle rotaie a raccattare i loro beni. Rientrato, sbrindellato e deluso, in una carrozza, mentre il treno riparte, Alberto troverà tramite una misteriosa "baronessa"la soluzione d'ogni suo problema, e la possibilità di tornare precipitosamente a Parigi per abbracciare Juliette e l'atteso primogenito.
Forse al film fa difetto uno scarso raccordo di sceneggiatura fra i tre diversi blocchi che lo compongono; comunque, al di là di piccole notazioni che si possono rimproverare al regista, va sottolineato il grande estro cinematografico del quale sembra dotato Arthur Joffè. "Alberto Express" è un esempio da valorizzare; perchè se ci sarà un domani del cinema europeo, il giovane regista è sulla strada giusta per arrivarci. (Claudio Siniscalchi, La Rivista del Cinematografo). Il regista Joffè paga molti debiti cinematografici, ma il film metaforico surreale è più affastellato che divertente, più confuso che eloquente e troppo indulgente ai poeticismi stucchevoli. (Lietta Tornabuoni, La Stampa).
Attore | Ruolo |
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Roland Amstutz | L'Inserviente |
Michel Aumont | L'Indebitato |
Thomas Langmann | Alberto Adolescente |
Eugenia Marruzzo | Juliette |
Nino Manfredi | Il Padre Di Alberto |
Jeanne Moreau | La Baronessa |
Marco Messeri | Il Controllore |
Dominique Pinon | Il Conduttore |
Marie Trintignant | Clara |
Nanni Tamma | Il Nonno |
Dennis Goldson | L'Infelice |
Sergio Castellitto | Alberto |