Flavio, ragazzo sedicenne, soprannominato Tramontana per la sua vivacità, viene inviato dai genitori in un convento, perché essi devono trasferirsi in Svizzera per ragioni di lavoro. Il ragazzo trascorre serenamente le giornate nel nuovo ambiente assieme ad un gruppetto di coetanei, quasi tutti di estrazione contadina. L'amicizia e la simpatia di Padre Biagio, al quale egli è affidato, invogliano Flavio alla vita conventuale. La lontananza, tuttavia, dei genitori ed il loro prolungato silenzio provocano in lui una crisi che Flavio tenta di risolvere tornando di nascosto al paese. Ma la solitudine della casa, vuota e chiusa, lo riconduce sui suoi passi. Tornato al convento, dopo un periodo passato nella preghiera e nella riflessione, Flavio dichiara a Padre Biagio di essere pronto a pronunciare i primi voti religiosi.
"Il film, che per il gusto della ricerca di certi effetti paesaggistici denota negli autori notevole sensibilità documentaristica, è viceversa molto rudimentale nella tecnica, che non riesce a nascondere la mancanza di una solida costruzione narrativa ed è carente nell'interpretazione. (..) Più per insufficiente capacità d'esprimersi che per precisa intenzione, il film svolge il tema vocazionale in chiave d'ambiguità. Non risulta evidente, difatti, se esso intenda coinvolgere in una generale denuncia l'intero sistema della preparazione alla vita monastica, o se voglia circoscrivere tale denuncia ad un ambiente particolare, come quello del mezzogiorno, o se voglia procedere - come la didascalia finale potrebbe far credere - ad una dimostrazione per contrario della forza della vocazione." ("Segnalazioni cinematografiche", vol. 60, 1966)
- GIRATO NELL'AUTUNNO DEL 1963. IN CONCORSO AL PRIMO FESTIVAL DEL CINEMA DI PESARO (1965)
racconto "Tramontana " di Rina Durante