LA TRAMA DI IL RAGGIO VERDE
Delphine, una ragazza parigina, vorrebbe organizzare bene le sue vacanze dopo un'annata di lavoro. Ma è irresoluta. Il rapporto con il suo compagno, ora lontano, si è spento. Un'amica le offre di andare presso una famiglia di Cherbourg, ma Delphine non si trova a suo agio, il soggiorno si rivela tedioso e lei se ne torna a casa. Tenta allora la montagna ma, irrequieta e scontrosa com'è, si fa prendere dalla malinconia e fa subito le valigie. Una compagna la induce allora ad andarsene a Biarritz, ma Delphine è, e si sente, isolata su quella spiaggia di gente allegra e disinibita. Né a lei può bastare la occasionale compagnia di una allegra bionda svedese, in vacanza anche lei, che le consiglia di prendere il mondo come viene. Sempre ispida e insoddisfatta e proprio mentre, quasi alla fine delle vacanze ormai sciupate, sta per prendere il treno per Parigi, la donna incontra alla stazione uno sconosciuto, un giovane simpatico e discreto che le sorride e le parla amichevolmente. Delphine risponde e viene sollecitata a passare i due o tre giorni che le restano in un paesino di pescatori a pochi chilometri. Delphine improvvisamente sorride, si apre al dialogo inatteso ed acconsente. Da alcuni anziani villeggianti sente parlare del fenomeno solare del raggio verde, rarissimo e splendido: si racconta che colui che ha la fortuna di vederlo, leggerà anche nel cuore e nei reali sentimenti di chi gli è vicino...
RECENSIONE
"Ritratto, cronaca e rendiconto sociologico compiuto inquadrando in una cornice di ferro il libero scorrere di dialoghi spesso improvvisati, il film sacrifica un po' troppo al cinema della chiacchiera, talvolta alla commedia da salotto, e lascia qua e là intravedere la tenuità delle trama, ma è un'altra azzeccata incursione nell'universo femminile. Pur senza darci grandi emozioni, con molta grazia e affettuosa ironia traccia una silhouette, e stende un diario di minimi eventi, che hanno il respiro silenzioso della vita qual è, ma in cui trema la nevrosi e l'anima duole. Il segreto di Rohmer sta nel governare la semplicità della rappresentazione, nel cogliere l'universale dietro la facciata dell'ovvio, nella pittura sfumata di un carattere che trae colore dal gesto e dall'ambiente. Ma sta anche nella scelta dell'interprete: qui una Marie Rivière che, identificandosi sino all'impercettibile con il suo personaggio, fa di Delphine un modello di guastafeste, la fotocopia perfetta di tante nostre care amiche." (Giovanni Grazzini, 'Il Corriere della Sera' , 2 ottobre 1986)
"Si dirà che non c'era bisogno di un film per arrivare a tale constatazione lapalissiana. Ma Rohmer vi arriva con gentilissima grazia e disarmante semplicità, sommando annotazioni ad annotazioni con una scrittura tanto minuta quanto limpida. E se il fatto che Delphine sia pressoché l'unico personaggio di rilievo del film rischia qua e là d'ingenerare nel racconto una certa monotonia, l'interprete Marie Rivière resta sempre di una spontaneità assolutamente deliziosa: la scontrosa e risentita figuretta che la regia le affida è mirabilmente alleggerita dalla sua capacità di recitare se stessa, talora anche improvvisando come vogliono le direttive estetiche rohmeriane e sempre dando il la al piccolo nugolo dei suoi compagni di strada." (Guglielmo Biraghi, 'Il Messaggero' , 28 settembre 1986)
"E' il film che ha vinto il Leone d'oro a Venezia tra molte polemiche, giacché una parte dei critici gli preferiva 'A mezzanotte circa' di Tavernier. Il presidente della giuria Robbe-Grillet, contrarissimo a dargli il premio, dichiarò dopo il verdetto: 'E' un'opera senza sorprese, troppo lineare, che potrei paragonare a una pianta o a un sasso'. Ma con tutto il rispetto per l'illustre autore-regista, io non sono affatto del suo parere: è invece un film molto elegante, di straordinaria naturalezza. (...) Il tema può apparire fragile, ma è sostenuto da una vigorosa regia in cui si specchia con autenticità un aspetto dell'esistenza, dove la realtà è descritta attraverso la sottile personalità della protagonista e con gli occhi e i pensieri di lei. S'intende che tutto grava su Marie Rivière, attrice di squisito talento, dal volto insolito e molto espressivo, che fu lanciata da Rohmer nel 1980 come interprete di 'La femme de l'aviateur'." ('Oggi' , 15 ottobre 1986)
CURIOSITÀ SU IL RAGGIO VERDE
- Quinto episodio della serie "Commedie e proverbi", il film è girato in presa diretta e la sceneggiatura è poco più di un canovaccio su cui hanno spesso improvvisato gli interpreti. Il titolo riprende quello di un romanzo di Jules Verne.
- Secondo alcune fonti marie riviere ha collaborato alla sceneggiatura.
- Il film è stato premiato con il Leone d'Oro e il Ciak d'Oro alla mostra del cinema di Venezia (1986).
INTERPRETI E PERSONAGGI DI IL RAGGIO VERDE
PREMI E RICONOSCIMENTI PER IL RAGGIO VERDE
Festival di Venezia - 1986
Ecco tutti i premi e nomination Festival di Venezia 1986