I treni espressi a lunga percorrenza ogni notte attraversano l'Italia da nord a sud, e viceversa, e sono da tempo abbandonati a un destino di lento ma inesorabile degrado. "Il passaggio della linea" è un viaggio attraverso l'Italia a bordo di uno di questi treni dove si mescolano dialetti e lingue diverse. I passeggeri, infatti, sono per lo più pendolari in viaggio verso il nord o stranieri che si accontentano di lavori temporanei in giro per l'Italia. Ognuno di loro porta con sé la sua storia, mentre fuori dai finestrini sporchi e appannati scorrono paesaggi diversi, alcuni segnati dolorosamente dall'intervento dell'uomo altri ancora intatti e di una bellezza abbagliante. Lungo l'intero tragitto le vite dei passeggeri sembrano sospese per un tempo illimitato, scandito solamente dai cambiamenti della luce che filtra dai finestrini e illumina i volti stanchi. Fra gli altri, sul treno, la macchina da presa inquadra un uomo vecchissimo, il noventenne Arturo. Seduto nello scompartimento, sembra guardare il paessaggio ma in realtà i suoi occhi vanno molto più lontano accarezzando i ricordi della sua intera esistenza. Arturo è stato un europeista, il suo passato è stato fitto di impegni civili e politici, ha sempre cercato di rendersi autonomo e libero da ogni convenzione sociale e culturale. Arturo non lascerà mai più il treno, è quella ora la sua casa.
Dalle note di regia: "Il treno ha sempre occupato un ruolo centrale nella mia vita, l'ho sempre trovato più comodo, accessibile e piacevole di ogni altro mezzo di trasporto. Grazie alla complicità di molti amici e a un'equipe coraggiosa e di buona resistenza fisica, siamo riusciti a filmare - sempre in treno e dal treno, mai da terra - su tutti gli espressi che ogni notte circolano sulla rete ferroviaria italiana, durante le stagioni di un intero anno. (...)""'Il passaggio della linea' è un film sovversivo nella sua dichiarazione di cinema. Non ci sono storie in prima persone a 'guidarlo', il regista non ha voluto fare del soggetto l'elemento dominante, sarebbe stato troppo facile e anche scontato. Al contrario il racconto della realtà presente l'ha disseminato in un movimento continuo, tagli di orizzonti obliqui, claustrofobia che è quasi esistenziale." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 07 settembre 2007)
- INCHIESTA E DOCUMENTAZIONE SONORA: MARCELLO ANSELMO.- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 64. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2007) NELLA SEZIONE 'ORIZZONTI DOC'.- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2008 COME MIGLIOR DOCUMENTARIO.
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