Un domatore vive con la moglie, artista del trapezio, e il piccolo figliuolo presso un importante circo. E' con loro la sorella della moglie, Marta, che la convince ad abbandonare il marito, ritenendolo indegno di lei, e a fuggirsene con il bambino. Il domatore dopo questo fatto perde ogni forza di dominio e viene gravemente ferito da una tigre. Uscito dalla clinica dopo l'amputazione del braccio destro, rifuta di ritornare al circo per abbandonarsi alla sola ricerca del proprio figlio. Stremato e affamato viene dopo alcuni anni ritrovato dagli antichi colleghi. L'impresario gli annuncia la morte della moglie e la sentenza del tribunale che lo autorizza a ritirare il figlio dal Collegio Militare, dove è ospitato, e tenerlo con sé per tre mesi. Il giovanetto, per le calunnie istillategli contro il padre dalla zia Marta, non lo ama; anzi lo segue ripieno di odio. Ma il padre con infinito amore riesce a riconquistarsene il cuore e, con l'affetto del figlio, avendo ritrovato tutta la sua indomita energia, si ripresenta nell'arena con un rischiosissimo e sensazionale numero.