Quattro donne di Gubbio - Angelica, Violetta, Lisa e Bettina - vengono condotte dinanzi al giudice dai rispettivi amanti e mariti, come colpevoli: Angelica, suora, colpevole di aver menomato le condizioni fisiche dell'amante Righetto, da lei messo a disposizione di tutte le proprie consorelle; Violetta, moglie di un uomo che la trascurava, per essersi sostituita a una prostituta, con cui il marito e i suoi amici erano soliti accoppiarsi; Lisa, fantesca, per aver estorto ai suoi padroni, d'accordo col proprio amante e per amor suo, centocinquanta fiorini; Bettina, infine, per aver ingannato il geloso consorte fingendosi morta, salvo poi, divenuta l'amante di certi frati e rimasta incinta, inscenare d'accordo con loro la propria resurrezione. Il difensore, appellandosi alla loro femminilità, ottiene dal giudice (che non tarderà ad approfittarne) l'assoluzione delle quattro imputate.
La fonte letteraria, cui il film pretende ispirarsi, non è che un pretesto. Diretto e interpretato con assoluta mediocrità, esso non offre allo spettatore che una serie di situazioni e di immagini oscene, da cui non si ricava altro che noia e disgusto. (Segnalazioni Cinematografiche).
"RAGIONAMENTI" DI PIETRO L' ARETINO