Sulla transiberiana da Pechino a Mosca un etnologo trasporta un "reperto archeologico" trovato in Manciura (siamo nel 1906): un mostro mezzo uomo e mezzo scimmia ibernato da due milioni di anni, nel quale si era trasferita l'intelligenza di un extraterrestre. Disgelatosi, il mostro uccide varie persone svuotandone i cervelli di idee e informazioni per appropriarsene. Nello scompiglio che ne consegue, tra nobili decadenti, contesse polacche, spie internazionali, ufficiali e poliziotti, l'ispettore di polizia riesce a uccidere il mostro, i cui poteri però si trasferiscono in lui che ne continua l'opera devastatrice. Colpito e morente, l'ispettore trasferisce il maleficio in un monaco ignorante, superstizioso, complessato e ambizioso che fa peggio e scatena, dopo averle resuscitate, tutte le vittime. La parte anteriore del convoglio che contiene tanto male viene sganciata e precipita in un burrone dove s'incendia, mentre sul ciglio resta in bilico l'ultima vettura dove si sono rifugiate le persone normali.