Il sultano Almamud, divenuto improvvisamente impotente, non riesce a godersi la bella Zumurud. I suoi consiglieri convocano allora alcuni esperti narratori perché lo eccitino con le loro novelle. Tocca per primo a un vecchio cieco, il quale narra la storia del sultano Samandar, che si riteneva un insuperabile amatore, e del suo concorrente Abuisè. Sfidato a dar prova delle sue capacità, costui riuscì a giacersi con la moglie dell'ingenuo Samandar, salvando la testa e guadagnando al tempo stesso diecimila monete d'oro. Rimasta questa novella senza effetto, si fanno avanti due giovani, che raccontano ad Almamud la storia di Aladino e di Marian. Innamorato senza speranza della bella moglie di un commerciante, Aladino ricorse al "genio della lampada", che gli fece avere un tappeto volante. Su questo, luogo degli incontri amorosi fra Aladino e Marian, salì una notte, per errore, il marito della donna. Per poter tornare sulla terra, i due dovettero, come vuole l'incantesimo, amarsi fra loro. Protagonista della terza novella, narrata da una donna, è la viziosa principessa Aziza. Una volta l'anno costei metteva in palio se stessa, promettendo di sposare l'uomo che fosse stato capace di amarla tredici volte di seguito, ma facendo tagliare la testa ai perdenti. Sette gemelli, alternandosi, riuscirono ad ingannarla, ma Aziza finì per sposare l'ottavo gemello, evirato da piccolo. Risvegliatasi finalmente la sua virilità, Almamud può godersi sia Zumurud, sia la narratrice della terza novella.
Versione in chiave parodistica di alcune novelle orientali, il film è caratterizzato, per un verso, da un'ambientazione precisa e ricercata, da un certo sfarzo scenografico e dall'efficacia dei trucchi, per l'altro, dalla povertà degli espedienti usati per spremere un pò di comicità da personaggi e situazioni boccacceschi. Sguaiato nei dialoghi e ossessivamente incentrato sulle prodezze sessuali dei vari personaggi, esso appare del tutto negativo. (Segnlazioni Cinematografiche).