Anna, giovane sassofonista vicina al successo, ha una sorella, Elisabetta, con cui non è in buoni rapporti perchè si droga e le chiede sempre soldi. Un giorno Anna trova nella sua segreteria telefonica un messaggio di Elisabetta in cui le comunica di aver trovato la sua fortuna. Poco dopo, invece, Elisabetta viene uccisa. E anche Anna viene minacciata da una voce che le chiede qualcosa che lei sa...
"Dopo 'Barfly' e 'Snack Bar Budapest', 'Dark Bar'. Ma a differenza dei primi due film qui il bar non diventa spazio coespressivo che racchiude esistenze alla deriva, è semplicemente un locale frequentato da alcuni dei protagonisti con una funzione narrativa marginale. E' un nome che serve più che altro a sottolineare pretestuosamente l'operazione (nelle intenzioni) noir. Dopo Monica Guerritore e Dalila Di Lazzaro un'altra aspirante dark lady. 'Dark Bar' è un film fantasmatico: il nero annunciato non c'è, il plot non c'è, Marina Suma non c'è. Intendiamoci non è che il film sia disastroso. Diciamo che sicuramente delude rispetto a quanto promettevano le baldanzose dichiarazioni del regista Stelio Fiorenza. 'Ho tentato una ricognizione intorno al genere nero, usando un'ampia gamma di citazioni. E' una storia tipica del noir con tutti gli elementi caratteristici', ma è migliore di quanto lascia supporre il trailer, che dà l'idea del tipico filmaccio italiano tutto sesso e violenza. (...) Ancora una storia ambientata nel mondo della droga (non se ne può più di veder replicate sullo schermo prevedibili dinamiche criminali di cui è zeppa la cronaca quotidiana), per di più farraginosa e approssimativa. Peccato perché Fiorenza dimostra di saper costruire belle inquadrature, morbide sequenze, sapienti montaggi alternati e addirittura a tratti sembra fare il verso al Fassbinder che lavora sui linguaggi del genere." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 27 Luglio 1990)