Soprannominata Izzy, una nubile ebrea di trent'anni, Isabelle Grossman, vive da sola a Manhattan e lavora come direttrice in una libreria. Donna brillante ed indipendente, conduce una vita piena di soddisfazioni; è entusiasta del proprio impiego che le consente di frequentare alcuni esponenti del mondo letterario della "Grande Mela". Tutto questo, però, non ha molta importanza per l'estrosa nonna di Isabel, Bubbie Kantor, la quale vuole che la nipote finalmente si sposi.
"Piacevolissimo e addirittura sorprendente nei primi 20 minuti, il film va avanti un po' troppo prevedibilmente sulla contrapposizione fra l'intellettuale e l'uomo comune, il raffinato e il sempliciotto, l'eversore e il tradizionalista. E' evidente che il dilemma si configura per lui come scontro moralistico fra mondo fatuo e mondo reale, con molte divagazioni inutili e insinuanti variazioni da commedia. Il guaio è che Peter Riegert è fin troppo compito e tranquillizzante nella parte di Sam, mentre l'olandese Jeroen Krabbé è supponente e ruvido: insomma ogni tanto lo scrittore sembra il bottegaio e viceversa; Reizl Bozyk è deliziosa nella parte di Bubbie e Sylvia Miles è un'esplosiva mezzana da teatro dialettale. Ma ciò che offre di meglio il film appartiene intero ad Amy Irving, un'attrice sul cui volto un resto indomabile di gioventù si sposa con un'allarmata preoccupazione di maturità: molte spettatrici fra i trenta e i quaranta si riconosceranno nei suoi tremori." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 7 Luglio 1989)"In una storia così, ad ogni modo, sono soprattutto gli interpreti quelli che contano, e pur non avendo nessuno il glamour delle star mi sembra che raggiungano, almeno i principali, gli effetti voluti. Ami Irving, per prima, come Izzy, con degli occhi azzurri, un'espressione raccolta, un'intensità di mimica meritevoli di molta simpatia (la cronaca ci dice che è anche la moglie di Steven Spielberg), e poi, al suo fianco, il ruvido ma saldo Peter Riegert come Sam e la vecchia Reizl Bozyk come Bubbie. Quest'ultima, per il cinema, è un'esordiente ma recita in yiddish nei teatri da quasi 70 anni. Nella versione originale valeva tutto il film." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 12 Aprile 1989)"Rappresenta un'involuzione della regista Joan Micklin Silver, già autrice di 'Hester Street', esempio molto bello di cinema-documento sulla storia degli ebrei newyorkesi. Qui (in sotterranea polemica con personaggi e storie del narratore più celebre degli ebrei newyorkesi, Woody Allen, la fierezza ebraica si trasforma in buon senso schiacciante, in ironia sulle ambizioni d'autonomia femminile, in smentita d'ogni aspirazione all'indipendenza, in lode della tradizione e della conservazione del costume antico. Amy Irving è fragile come attrice, ma resta molto carina e chic come figura femminile; Peter Riegert è eccessivamente dimesso; Reizl Bozyk recita da gran gigiona la parte della nonna, e gli altri personaggi sono soprattutto macchiette. Il film è tratto dall'omonimo testo teatrale di Susan Sandler, sceneggiato dall'autrice stessa, e conserva anche troppo il suo carattere da palcoscenico, appena riscattato dalla fotografia bella di Theo Van De Sande." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 18 Luglio 1989)
DALLA COMMEDIA DI SUSAN SANDLER
Attore | Ruolo |
---|---|
Amy Irving | Isabelle Grossman |
Peter Riegert | Sam Posner |
Reizl Bozyk | Bubbie Kantor |
Jeroen Krabbé | Anton Maes |
Sylvia Miles | Hannah Mandelbaum |
John Bedford Lloyd | Nick |
Faye Grant | Candyce |
David Hyde Pierce | Mark |
George Martin | Lionel |
Claudia Silver | Cecilia Monk |
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