Dopo aver avuto il decimo figlio, Lucile Fray apprende da un radiologo di avere un tumore. Essa ha un marito che l'ama molto, ma che lavora saltuariamente a causa dell'artrite e che, per di più, ha un notevole attaccamento alla bottiglia. La donna, dopo aver chiaramente informato i ragazzi della non lontana fine della propria vita, persuade il marito, sulle prime assolutamente riluttante, che occorre pensare all'avvenire della numerosa prole. Subita intanto una prima operazione, Lucile comincia a scegliere coppie di genitori adottivi, che possano presentare il massimo dei requisiti (sempre meglio loro che non la pubblica assistenza). Con l'aiuto di un'operatrice sociale, i "genitori" (prescelti tra i tanti che non hanno figli) arrivano alla modesta casa dei Fray e, uno dopo l'altro e con i lucciconi, maschietti e femminucce se ne vanno via dal nido. A tutti Lucile, sempre più sofferente, raccomanda di volersi sempre bene e di restare in contatto fra di loro. Mentre il marito, a seguito di un incidente sul lavoro in officina (causato dalla sua malattia), è licenziato ed a fatica potrà in seguito trovare un impiego al mattatoio, Lucile affronta il problema del piccolo Frank, che nessuna coppia si è sentito di prendere, essendo egli preda frequente di attacchi epilettici. Sfumata la possibilità di un padre adottivo medico e non sapendo come fare altrimenti, Lucile affida il figlio ad un istituto per ritardati mentali, dove il ragazzo soffre moltissimo per la lontananza di Warren, quello tra i fratelli a cui più è legato, partito anche lui con i nuovi genitori. Rimasta ormai sola con il marito, l'infelice donna decide di rivedere per l'ultima volta i suoi figli. Al termine del penoso giro, essa ricorda a Joan, la figlia maggiore (anch'essa ben collocata) che tutti stiano sempre in contatto, raccomandandole il padre. Poi Lucile muore e al funerale sono presenti tutti i suoi cari. I genitori adottivi di Warren debbono trasferirsi in California: né Warren, né Frank possono essere disuniti e anche il piccolo epilettico troverà il calore e l'affetto di una nuova famiglia. (Per chi può interessare, la vicenda dei Fray è autentica e nove dei figli di Lucile sono ancora viventi).
Il film eccede in sentimentalismo facendo ricorso alla lacrima facile. Una storia così melodrammatica non convince nessuno. (Laura e Morando Morandini, Telesette) Sarà un destino avverso, ma i buoni sentimenti, quando tradotti sul piano estetico, soffrono di appiattimenti, hanno effetti lacrimogeni e creano un clima di uggiosa edulcorazione. (Segnalazioni Cinematografiche, vol.99, p.73)
Attore | Ruolo |
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Ann-Margret | Lucile Fray |
Cheryl Anderson | Joyce Wehmeyer |
Stephen Keep | Laurence Wehmeyer |
Jack Reder | Alfred Johnson |
Lisa Blake Richards | Betty Handy |
William Sanderson | Cleve Shelby |