Amarsi può darsi, film commedia scritto e diretto da Alberto Taraglio, segue le vicende di Giulia (Claudia Gerini) e Davide (Claudio Santamaria), una coppia di trentenni sposati e in profonda crisi. Quando capiscono che il loro matrimonio è ormai irrecuperabile, decidono di procedere al divorzio. Così vengono chiamati di fronte al giudice per discutere i dettagli della separazione.
Una volta lì, però, i due ripercorrono tutta la loro storia d’amore, dall’inizio fino all’ultimo periodo che li ha portati a prendere quella decisione così definitiva. In fondo dieci anni insieme sono molti e chiudere un capitolo così importante della propria vita non sembra affatto facile per la coppia. Sarà un divorzio di sangue o tra loro tornerà il sereno?
"Le catastrofi generazionali hanno il torto, poco giustificabile, di somigliarsi tutte. Si respira l'aria poco eccitante di piccole, poco avvincenti e potenziali 'case Vianello'. L'espediente di un giorno in pretura, zavorrato dal colpetto di scena che siamo in un sogno, è l'attenuante di un impianto narrativo a strip, a mosaico. Claudio Santamaria recita esattamente come farà in 'L'ultimo bacio'. Curiosità immobiliare: la casa in cui i due sposi vivono il loro 'dramma scandinavo' è la stessa usata da Ozpetek in 'Le fate ignoranti' ". (Enrico Magrelli, 'Film Tv', 1 aprile 2001) "Dato che 'Amarsi può darsi' è tutto raccontato in chiave di grottesco, non si fatica a capire quale sia la chiave adottata dal debuttante regista (e sceneggiatore). L'alternanza dei punti di vista non è una novità: né lo è, certamente, la scelta di concepire gran parte della storia come il sogno allucinatorio di un personaggio. Il che permette di dare alle inquadrature un taglio irrealistico, di deformare situazioni e personaggi, di stilizzare i piccoli episodi della vita quotidiana. Ne esce un'imbarazzante sensazione. Pur trattando di argomenti attuali come la crisi della coppia, il film di Travaglio ha un aspetto vecchiotto. O peggio: in una stagione in cui il nostro cinema compie sforzi più che incoraggianti per diventare adulto, esala l'aria del cronico dilettantismo di ieri". (Roberto Nipoti, 'la Repubblica', 9 aprile 2001)"Esordio alla regia di Alberto Taraglio, Ma l'escamotage funziona poco, la commedia non decolla, il ritratto generazionale è senza mordente". (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 30 marzo 2001)"Un gioco. Scritto e realizzato da un esordiente, Alberto Taraglio, con un passato però di sceneggiatore e di autore televisivo. L'idea del sogno è divertente, anche perché permette di fare il punto sulle vicissitudini di un amore e poi di un matrimonio dalla parte di quello che forse ha più torti. Ed è anche divertente quella ricostruzione surrale di un processo in cui il giudice esibisce puntigli da incubo mentre i protagonisti debbono vedersela con testimonianze quasi sempre a carico, frutti onirici, probabilmente, di rimorsi". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 31 marzo 2001)
Il film segna il debutto cinematografico alla regia di Alberto Taraglio.
Attore | Ruolo |
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Claudia Gerini | Giulia |
Claudio Santamaria | Davide |
Claudio Contartese | Amerigo |
Paola Cortellesi | Rita |