Stefano De Martino: "Mio figlio pensa in grande ed è già bilingue"
Stefano De Martino, intervistato da Grazia, racconta quanto sia fiero del piccolo Santiago, che a dieci anni gli appare già "più grande" di com'era lui alla sua età.
Da poco doppiatore del personaggio di Wade nel cartoon Pixar Elemental, l'ormai eclettico conduttore Stefano De Martino ha parlato con Grazia di suo figlio Santiago De Martino, avuto dieci anni fa con Belén Rodríguez: traspare dalle sue parole una fierezza per come Santiago sta crescendo, in un mondo che lo stimola creativamente e sostenuto da una formazione che lo proietta verso l'internazionalità.
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Stefano De Martino: "Il mondo intero è a sua disposizione per i suoi sogni"
"È già bilingue", dice di Santiago un orgoglioso Stefano De Martino, a 33 anni papà di questo bambino di dieci anni che chiaramente adora: "È sensibile all’arte in generale, è creativo, disegna molto. [...] Frequentare una scuola americana poi ha influito sulla sua mentalità: lui pensa in grande e questo forse lo aiuterà a mettere a frutto i suoi talenti. [...] Ha a disposizione il mondo intero per realizzare i suoi sogni". Stefano sente che Santiago fa parte di una generazione diversa: "Lo vedo molto più grande di come ero io a 10 anni. Forse i computer e internet hanno reso i bambini di oggi più veloci e smart". L'esperienza della paternità ha cambiato molte cose: "Diventare genitore ha cambiato il mio modo di essere figlio, papà ha recuperato l'emotività adesso, è stata mamma a educarmi all'emotività. Quando ero piccolo c'era ancor al'idea che l'uomo lavorava e la donna si occupava dei figli".
Chiaramente Santiago è avvantaggiato dal vivere in una famiglia che può dargli tutto, ma proprio questo aspetto potrebbe essere diseducativo, e De Martino ne è consapevole: "Quello che posso fare è fargli capire che non deve dare per scontato ciò che ha. Se mi dice che gli piace una certa cosa, gli rispondo: l’avrai se a scuola riesci a ottenere questo o quest’altro risultato. La differenza è che quando ero bambino io non bastava prendere bei voti: se una cosa non ce la potevamo permettere non arrivava".