Edoardo Bennato. Sono solo canzonette: il documentario sul rocker napoletano approda su Rai 1 in prima serata
Stasera su Rai 1 in prima serata il documentario sulla carriera di uno dei più grandi musicisti e cantautori italiani: Edoardo Bennato. Sono solo canzonette.

Per chi, come chi scrive questo articolo, era adolescente quando Edoardo Bennato riempiva gli stadi, l'ha visto più volte in concerto e ha comprato tutti i suoi dischi, sa cosa ha significato la sua figura per la musica italiana e non può che essere contento di sapere che il 19 febbraio in prima serata su Rai 1 andrà in onda un documentario biografico a lui dedicato, diretto da Stefano Salvati e intitolato Edoardo Bennato. Sono solo canzonette, dal titolo di un suo celebre brano, che il cantautore, rocker e bluesman di Bagnoli ha interpretato come ospite all'ultimo festival di Sanremo. Oggi 78enne, Bennato è ancora in tour e sulla cresta dell'onda e la sua lezione non è stata dimenticata. Qua sotto tutto quello che dovete sapere sul docufilm a lui dedicato.
Edoardo Bennato. Sono solo canzonette su Rai 1
Scritto e diretto da Stefano Salvati, il documentario Edoardo Bennato. Sono solo canzonette è un viaggio artistico e personale nella biografia di Edoardo Bennato: dagli anni liceali il cantautore napoletano intraprende con determinatezza il percorso musicale, iniziando a frequentare i corridoi delle case discografiche. Il suo stile innovativo e la voce inizialmente sgraziata gli bloccano le porte ma la tenacia indiscutibile lo fa volare a Londra. Nei bagagli un tamburello a pedale, una chitarra, un’armonica e un kazoo, gli permettono di esibirsi come one-man-band e di potenziare una combinazione musicale unica, fatta di blues, rock, punk e accenti mediterranei. “Non farti cadere le braccia” è il titolo dell’album di esordio del cantautore napoletano e, allo stesso tempo, il manifesto della sua riuscita perseveranza: siamo nel 1974 e Bennato inizia a girare l’Italia con il suo primo tour di concerti, accompagnati dalle battaglie che gli “anni di piombo” si portano dietro. Il vertice della sua produzione viene raggiunto con “Burattino senza fili”, un album che racconta l’attualità per mezzo di una delle più celebri favole della letteratura, Pinocchio. Da lì a poco riempirà, per primo in Italia, gli stadi e proprio in uno di questi, ai giorni nostri, che si chiude il documentario sul grande artista partenopeo. Attraverso i suoi capolavori musicali, il documentario racconta la vita di Edoardo Bennato e svela la sua versione più intima, con video e foto privati, molti dei quali inediti. Numerose interviste di alcuni tra i più importanti personaggi dello spettacolo italiano arricchiscono il racconto.
Note di produzione su Edoardo Bennato. Sono solo canzonette
Il dato originale dell’opera si esplica fondamentalmente in questi due termini, Ribelle e Supereroe, che rappresentano la vita artistica, nel suo indissolubile connubio con quella umana, di Edoardo Bennato, Artista controcorrente, che, primo in Italia, ha portato il rock, diventandone il maggiore esponente della sua generazione; ha ‘volato’ come un supereroe, a Londra, dove, durante il suo soggiorno, ha iniziato a esibirsi come one-man-band, suonando contemporaneamente, chitarra, kazoo e batteria a pedale. Questa esperienza gli ha permesso di sviluppare uno stile musicale unico, influenzato dai grandi del blues e del rock, ma contaminato da accenti della musica mediterranea. E in questa ottica di ‘ribellione’ rispetto ai canoni della musica italiana degli anni ’70 e ’80, ha iniziato a utilizzare musica classica ‘rossiniana’ nei suoi pezzi punk/rock, adeguandoli in un connubio ‘improbabile’ a quei tempi, ma definendo quella originalità che ben viene rispecchiata nel documentario. Si è esercitato, da parte della Produzione, un controllo capillare del testo narrativo; il dato innovativo si è tradotto nella dimensione ‘altra’ di un documentario, in cui le interviste non hanno rappresentato la partenza e il fine ultimo del progetto, bensì il punto di partenza e di dipanamento di una vita umana e artistica votata alla ricerca continua, sia nei testi, che nella musica, intercalate ad immagini, video e foto private e di grandi concerti, molte delle quali inedite, di proprietà di Bennato, intercalate a live e videoclip e backstage diretti da Stefano Salvati e alle teche Rai.

Il progetto è assolutamente innovativo e artistico, con quello stile tipico dei commercial anglosassoni e asiatici. Inoltre, appariranno qualche volta nella storia, in maniera surreale, per raccontare i vari momenti di Bennato, i personaggi delle favole da Peter Pan a Capitan Uncino, a Pinocchio, al Grillo parlante. Ci saranno tutti i grandi successi di Bennato, le grandi canzoni capolavoro che sono diventate pietre miliari della canzone italiana. Si sentiranno, sia nelle versioni originali live, che in versione colonna sonora, per accompagnare tutto il documentario. I dialoghi sono trattati in modo molto attento, scrupoloso, ponendo attenzione alla scelta delle parole e in modo che tutto sia conciso e comprensibile, sintetico e stringente, diretto e profondo. La qualità, dunque, del documentario è dettata sicuramente dalla storia ‘unica’ che si andrà a raccontare, quella di un giovane che non si è mai arreso fino ad arrivare, dopo 10 anni di dinieghi da parte di tutte le Discografiche, numero uno del rock italiano, essendone anche indiscusso precursore, e trascinando con sé ‘gli amici di quartiere’ ossia quei ragazzini napoletani che abitavano nel suo stesso palazzo di Bagnoli, fino ad oggi; la storia è raccontata attraverso immagini inedite facenti parte del grande patrimonio audio-video dello stesso Bennato, mai viste prima ed, inoltre, attraverso interviste di molti Artisti del panorama musicale e giornalistico italiano, da Alex Britti, Carlo Conti, Carlo Massarini, Clementino, Dori Ghezzi, Eugenio Bennato, Giancarlo Leone, Mogol, Leonardo Pieraccioni, Jovanotti, Ligabue, Marco Giallini, Max Pezzali, Neri Marcorè, Paolo Conte, Paolo Giordano, Stefano Mannucci, che hanno contribuito a ricostruire, non solo la storia del grande Bennato, ma anche gli aspetti culturali degli anni ’70, ’80 e ’90, attraverso i suoi testi graffianti, canzonatori, ironici e beffeggianti e la sua musica così ‘rivoluzionaria’. Infine, il ritmo, dettato dal regista Stefano Salvati, che ha grande esperienza in ambito musicale, e che in questo progetto ha messo in campo uno stile tipico dei commercial anglosassoni e asiatici.