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Questione di stoffa: Kabir Bedi e Pierpaolo Spollon presentano il film tv in anteprima al Prix Italia 2024

Arriverà su Rai 1 a novembre Questione di stoffa, nuovo film del ciclo Rai Purché finisca bene. Diretto da Alessandro Angelini, vede protagonista la strana coppia Kabir Bedi/Piarpaolo Spollon. C’erano tutti al Prix Italia 2024 a Torino, dove hanno incontrato la stampa.

Questione di stoffa: Kabir Bedi e Pierpaolo Spollon presentano il film tv in anteprima al Prix Italia 2024

Al ciclo di film tv Purché finisca bene, in onda su Rai 1 dal 2014, si aggiunge un nuovo capitolo che vede protagonisti un mito della "vecchia" televisione italiana e un sopraffino rappresentante della nuova generazione che negli ultimi anni ha recitato in svariate fiction e serie. Kabir Bedi e Pierpaolo Spollon sono gli interpreti principali di Questione di stoffa, una commedia sentimentale dedicata, come i 19 lungometraggi che l'hanno preceduta, ai problemi della società del terzo millennio. Questa volta l’attenzione è puntata sul confronto con l'altro, laddove "altro" significa diverso da noi. Da un simile confronto nasce, se non ci si lascia andare al pregiudizio, un arricchimento e una trasformazione, come ama ripetere il regista del film Alessandro Angelini. La Pepito Film lo ha scelto con grande entusiasmo, e il risultato del suo lavoro è una favola in cui l’amore si intreccia a una comicità che talvolta strizza l’occhio al nonsense.

Questione di Stoffa è un po’ una variante di Romeo e Giulietta di William Shakespeare e vede l'una contro l'altra armate, nella stessa strada, due sartorie: la Mampresol e la Deepti's Taylor. La prima è italiana e "storica", mentre la seconda è indiana e fresca di apertura. Dal momento che gli affari vanno meglio ai nuovi arrivati, il proprietario della Mampresol spedisce il figlio Matteo a infiltrarsi nelle file nemiche per eliminare la concorrenza, ma quando il giovane uomo s'innamora della figlia del padrone della Deepti's (Rani)ì, le cose si complicano non poco.

Questione di stoffa è stato presentato in anteprima al Prix Italia,, un concorso internazionale italiano, organizzato dalla Rai, che premia i migliori programmi radio, TV e web. Quest'anno la manifestazione ha scelto come sede la città di Torino, dove Alessandro Angelini, Kabir Bedi e Pierpaolo Spollon hanno presentato il film alla stampa. Per prima cosa hanno parlato dell'ambientazione della vicenda, che è il Veneto, regione che ha dato i natali allo stesso Spollon.
"Nel Veneto c'è una grande tradizione tessile" - ha spiegato Angelini - "e quindi l'abbiamo scelto come ambientazione del film. Abbiamo girato a Vicenza per raccontare, attraverso la bellezza della Piazza dei Signori e dell'architettura palladiana, la tradizione e l'importanza della storia. Per creare un clima romantico abbiamo utilizzato invece i canali di Treviso. Volevamo che la storia d'amore fra Matteo e Rani si svolgesse in un luogo 'sospeso', dove l’acqua potesse narrare un mondo al contrario, che poi è la città che di notte si riflette nell'acqua stessa. Questa idea di sospensione creava un clima favolistico perfetto per una commedia romantica".
"Era la prima volta che mi veniva offerto il ruolo di un veneto che parlava in veneto" - dice invece Pierpaolo Spollon - "e questo per un attore cambia molto, perché girare in mezzo alla mia gente è stato molto emozionante. Sul set mi hanno utilizzato come insegnante di veneto. Mi hanno chiesto dei consigli ed è stato bellissimo. Per quanto riguarda invece il settore della sartoria, non sapevo assolutamente niente, ma la mia ignoranza in materia di stoffe era perfetta per il mio personaggio, che si scontra con il padre perché vuole fare tutt'altro, come spesso accade nelle grandi famiglie con grandi tradizioni. Insomma c'è sempre un punto di rottura, e questo era uno dei lati più interessanti della sceneggiatura".

Da Veneto doc, Spollon ha dato il suo contributo alla sceneggiatura di Questione di stoffa, com'era giusto che fosse: "Abbiamo selezionato dei termini che sembravano più giusti rispetto ad altri, dei modi di dire più giusti rispetto ad altri. I personaggi, del resto, partono in scrittura in un modo e hanno una naturale seconda vita durante le riprese. Posso dire quindi che il film è stato una reale collaborazione Veneto-resto del mondo".

Finalmente prende la parola Kabir Bedi, che per i più resterà sempre Sandokan, e parla del motivo per cui ha accettato di partecipare a Questione di stoffa: "Noi attori siamo sempre in cerca di personaggi interessanti. In questo caso il ruolo era molto speciale per me, perché il film racconta una storia di indiani e italiani, e per 40 anni io ho provato a migliorare i rapporti fra indiani e italiani e a trasmettere il messaggio che la cooperazione è molto meglio del conflitto e che tutti noi abbiamo cose da imparare dagli altri. Credo sia importante tenere a mente questo concetto, specialmente in un'epoca come la nostra in cui c'è la guerra in Europa e in Medio Oriente. Dobbiamo assolutamente trovare un modo per fermare queste ostilità, che creano sofferenza, dolore, morti. La guerra non serve veramente a nessuno".

La tentazione di domandare a Kabir Bedi qualcosa su Sandokan è irresistibile. Qualcuno cede miseramente e chiede all'attore se sia rimasto in contatto con i compagni di set dell'arcinoto telefilm e se l'abbia fatto vedere ai suoi figli. Bedi risponde volentieri, dicendo; "C'era una grande amicizia fra noi attori durante le riprese. Sono rimasto in contatto con Adolfo Celi, che ha fatto la parte di Brook, e anche con Philippe Leroy. Carole André l'ho rivista poche volte perché si è sempre tenuta abbastanza lontana dal mondo del cinema, anche se con lei ho fatto anche un altro film, intitolato Il Corsaro Nero, e una serie televisiva. Per questo ho ricordi più vivi e profondi di Adolfo Celi e Philippe Leroy. Però voglio bene a tutti, I miei figli hanno visto Sandokan e hanno capito la bellezza di questa serie che in Italia mi ha reso famoso e mi ha dato tutto quello che un attore vuole nella vita: una popolarità che mi ha permesso di andare a Hollywood".

Sicuramente in Questione di stoffa c'è un profluvio di emozioni, che Pierpaolo Spollon ha adorato cavalcare. Avendo recitato in Che Dio ci aiuti, Blanca e Doc - Nelle tue mani, l'attore ha avuto a che fare con una molteplicità di stati d'animo: "Il campo delle emozioni è per me fondamentale" - spiega - "ma è anche il caposaldo del fare cinema, televisione, teatro, perché significa dare la possibilità alle persone che guardano di proiettare ciò che vivono nelle loro vite in quello che stanno guardando. Questa è una storia che parla d'amore e invita le persone a riappropriarsi delle proprie emozioni. Tutto scorre estremamente veloce nella nostra società e la tecnologia ha sicuramente portato un deficit nell'ascolto di ciò che si prova. Questione di stoffa parla anche di questo: della necessità di fermarci e riprendere il nostro ruolo nel mondo, e di fare attenzione a quello che si vive, perché nel momento in cui si conoscono le proprie emozioni si può stare in mezzo alla gente. Se non si fa questo grande sforzo, è difficile cercare un contatto invece di un conflitto".

Tanto Alessandro Angelini quanto Pierpaolo Spollon sono stati felicissimi di lavorare con Kabir Bedi, e se il regista ha detto di lui: "Si è messo con grande generosità al servizio del film", precisando che Sandokan era in debito con lui perché aveva usato la scimitarra contro la tigre, Spollon ha concluso l'incontro con la stampa dicendo: "Kabir rappresenta uno di quei personaggi che servono tanto a scuola e all'università perché segnano la strada per gli altri. Kabir è una persona eccezionale dal punto di vista umano e un attore rigoroso, sempre puntuale e sempre disponibile, ed è una cosa che sta un po’ scemando nella mia generazione. Kabir ha un rigore e un'educazione della quale come attori dobbiamo riappropriarci, un’attenzione e un rispetto per il proprio lavoro che sono caratteristiche più anglosassoni che nostre. E poi c'è una cosa che gli invidio terribilmente, e cioè la sua voce, che non si sa da dove venga. Secondo me proviene dal cielo ma anche dalla Terra. C'è qualcosa di spirituale in quest'uomo che andrebbe indagato, perché Kabir ha sempre una compostezza e una serenità invidiabili".

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