The New Pope: Recensione della nuova serie di Paolo Sorrentino

10 gennaio 2020
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Il ritorno in Vaticano dell'autore napoletano fra papi in coma, il terrorismo e l'umanità sempre più evidente dei servitori di Dio.

The New Pope: Recensione della nuova serie di Paolo Sorrentino

“Vogliono fare le influencer e poi non sanno abbinare i colori”. Si lamenta così, sornione maestro di eleganza, il nobile Sir John Barrow per le tante telefonate al giorno che riceve, per consulenze di stile, da una tale Meghan; “sì proprio lei”. Tempismo perfetto, insomma, proprio mentre le cronache si infittiscono di dettagli sulla rinuncia di Harry e Meghan ai palazzi e agli impegni della corte britannica, parte la messa in onda della nuova serie vaticana di Paolo Sorrentino, The New Pope, che abbiamo avuto modo di vedere integralmente e in cui entrerà in scena un nuovo papa/monarca britannico, Giovanni Paolo III, "elegante come il velluto e fragile come la porcellana”, interpretato da John Malkovich. The New Pope è una serie originale Sky creata e diretta da Paolo Sorrentino, prodotta da The Apartment e Wildside, parte di Fremantle.

Alla fine di The Young Pope avevamo lasciato Pio XIII, Jude Law, in coma dopo un malore nel corso di una visita a Venezia. In questa nuova stagione, dopo varie vicissitudini guidate dall’impareggiabile acume politico dal segretario di Stato Voiello, Silvio Orlando, sale al soglio pontificio Sir John Brannox, seduttore affascinante, sofisticato e colto. Un dualismo a questo punto inizia a manifestarsi, inevitabile eppure sbilanciato, fra il papa carismatico “in sonno”, ormai considerato come un santo e venerato da fedeli in via di fondamentalismo come un reliquia, lui che aveva teorizzato la chiusura e l’assenza, apparendo per la prima volta al buio a Piazza San Pietro, e il nuovo papa, che sembrava privo di difetti come la porcellana, ma che inizia a soffrire il peso delle anguste stanze e la fragilità di un passato che lo perseguita, un suo personale peccato originale: la morte a 25 anni del suo gemello Adam, in un incidente di sci.

Una serie iniziata all’insegna dell’apertura al mondo, che esce dalle mura e si presta quindi all’introduzione di temi d’attualità come il terrorismo islamico, in una gara fra manipolazione della comunicazione a livello mondiale, le rivendicazioni femminili anche all’interno del Vaticano, con le suore in cerca di rispetto e dignità, oltre all’emergere di giochi di potere e ricatti su debolezze sessuali e fascicoli incriminanti sempre aggiornati. Riforme o rivoluzione, immutabilità o coraggio di far entrare la contemporaneità Oltretevere. Sono le sfide che si ripropongono anche in questa seconda serie e che Sorrentino, maestro del come raccontare, mette in scena con la consueta eleganza formale, con l’ossessione per il bello che lo accomuna agli eleganti palazzi e ai sontuosi interni, come al solito ricostruiti con grande maestria a Cinecittà.

Nove episodi in cui sono sempre più in gioco continue contrapposizioni, nei personaggi e negli spazi, fra assenza e presenza, spirituale e quotidiano, eterno e attuale, secolare e mondano. Per non parlare dei due papi così diversi, all’interno di una realtà che deve fare i conti con la modernità, con la comunicazione, a costo di occultare la figura stessa di Dio, per mantenere l’impatto universale e simbolico del suo messaggero in terra. Due grandi interpretazioni di attori come Jude Law e John Malkovich, che mettono in scena due seduzioni e due personalità carismatiche. Non mancano un paio di cammei gustosi, di Sharon Stone e Marilyn Manson, nei panni di loro stessi in udienze spassose dal nuovo papa. C’è poi Venezia, decadente e malata, luogo/personaggio al centro dell’episodio 7, quello che abbiamo preferito della serie, forse proprio perché il più “a latere”.

The New Pope segna un ulteriore passo avanti nella sofisticazione narrativa di Sorrentino, oltre che nella costruzione dei personaggi. Un lavoro in profondità, carnale come mai prima, che coinvolge i corpi: in piena salute e aitanti, sessualmente irrefrenabili macchine di piacere represso, ma anche malati, se non deformi, prigioni che impediscono lo sviluppo di una vita sana e compiuta, portando alla sofferenza e al dolore che si trasforma in martirio cristiano. Variazioni sulla categoria degli eccentrici e dei pària, da sempre molto cari a Sorrentino. Un’opera sospesa fra un privato di fragilità e compromessi e un pubblico ossessionato dalla comunicazione del brand Chiesa Cattolica, con al centro l’incremento del numero dei fedeli e quindi il consolidamento del Papa come star assoluta, fra divismo e santità, o, per dirla come Brannox (e Meghan), Influencer Maximo.

Proprio all’interno della stato più maschile del mondo, Sorrentino ambienta la sua storia più femminile, carnale dimostrazione dell’impossibilità di una vita senza eros, regalando due cruciali personaggi di donne in un covo di uomini. Una è Sofia Dubois, la dinamica responsabile della comunicazione del Vaticano, interpretata mirabilmente dalla sempre impeccabile Cécile de France, in sospeso fra la sua missione professionale e un’intelligenza fuori dal comune che l’avvicina sempre più proprio all’antimoderno Voiello (che non passa mai di moda, “come le barrette kinder”), ma anche una vita personale e una tendenza ad aprirsi all’amore e alla seduzione che la rendono una figura complessa. C’è poi la mater dolorosa, la cattolicissima Ester Aubry (Ludivine Sagnier), incinta nella serie precedente dopo un miracolo del suo adorato Lenny Belardo (Pio XIII), vera matrona e madonna, la cui fede incrollabile la spinge però verso il rischio idolatria e un popolo in cerca di miracoli.

In The New Pope si completa un viaggio nell’umanità delle gerarchie vaticane che popolano le chiuse e private stanze, costituita da uomini permeati di contemporaneità, al contrario delle istituzioni che rappresentano. Esseri umani nudi con sé stessi e le loro piccolezze terrene, che si rivestono ogni mattina di rituali e paramenti, ma che ogni sera tornano a vivere i vizi e virtù, le vanità e le fragilità degli uomini di oggi.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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