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Una leggenda scritta nel sangue

Arriva su Sky Uno l'appassionante storia di Spartaco, il soldato ribelle che rinacque come guerriero e diventò il gladiatore più famoso di Roma.

Una leggenda scritta nel sangue

E’ difficile parlare di Spartacus: Sangue e sabbia senza tergiversare sulla triste vicenda che negli ultimi mesi e purtroppo tuttora sta vivendo il suo protagonista, Andy Whitfield. In questo frangente cercheremo di non affrontare il tema giacché quella che stiamo per presentarvi è la prima stagione di Spartacus: Sangue e sabbia, in onda da questa sera alle ore 21:10 in prima visione assoluta in Italia su Sky Uno, nella quale si può godere di un Whitfield dalle performance e dalla forma straordinarie - come ci auguriamo torni velocemente a essere - nei panni (in realtà pochi stracci) di Spartaco, tra i gladiatori più coraggiosi e combattivi che la storia di Roma abbia conosciuto. La serie, sebbene esplori contesti e storie differenti, eredita tutto il lavoro lodevole che HBO aveva fatto pochi anni fa con Roma, e arricchisce, come solo la tv sa fare, quel cinema di genere che della storia di Roma aveva raccontato tutto, presentando una formula innovativa sia nella forma che nello stile - per apprezzarla nella sua interezza, sempre che non siate suscettibili a certe immagini, vi suggeriamo di saltare l’appuntamento del giovedì e sintonizzarvi su Sky Uno la domenica alle ore 23:10 per la più appassionante versione uncut degli episodi.

La storia di Spartacus: Sangue e sabbia ha inizio dalla cattura del ribelle Spartaco (Whitfield), accusato d’insubordinazione e omicidio. Separato dall’amore della sua vita, Spartaco è condannato a morte nell’arena dei gladiatori, sebbene gli venga subito concessa la grazia dopo aver dimostrato di possedere grandi abilità nell’arte del combattimento. Venduto come schiavo a un viscido lanista di nome Batiato (John Hannah), Spartaco continuerà a combattere nell’arena per il vile diletto del suo padrone e del popolo, con la promessa di riabbracciare un giorno Sura. E’ in questi ambienti che il giovane si rende conto di quanta corruzione consumi le esistenze dei padroni e di quei servitori che, affamati di fama, si fanno spesso coinvolgere in intrighi e tradimenti che sarebbero considerati degli scandali anche in un epoca storicamente libertina com’era quella in cui è ambientata la serie. I nemici di Spartaco diventano velocemente i suoi amici e confidenti, un legame che rischierà con il tempo di tentare anche un uomo forte e retto come lui sembra essere in una prima fase.

Spartacus: Sangue e sabbia non ci risparmia nulla, dalle scene di combattimento sanguinolente ai corpi esplicitamente nudi impegnati in tutt’altro genere d’incontro. Si potrebbe ironizzare sul fatto che sia la realizzazione dei sogni erotici di qualunque fan di Xena e della sua sempre affascinante interprete, Lucy Lawless (qui nei panni di Lucretia, la moglie di Batiato), ma al di là del gusto personale, non si possono per questo muovere contro Spartacus accuse d’inesatta ricostruzione storica, piccoli difetti a parte, anche quando in alcuni frangenti si ha la sensazione di assistere a un porno soft. Fortunatamente, gli autori sono stati abili nel dosare ad arte ciascun elemento, liberando velocemente il telespettatore dall’iniziale sensazione di disagio, e trasformando quella che in principio potrebbe sembrare una forzatura attuata con l’unico fine di fare ascolto, in una caratteristica ben amalgamata al resto, la quale quasi passa inosservata nel momento in cui quel resto, a cominciare dalle brutali sequenze di combattimento, prende il sopravvento via via che la trama si dipana.

E sono proprio questi momenti, alla fine, a rendere Spartacus: Sangue e sabbia un’opera affascinante. Il risultato è una sorta di mash-up tra 300 e Il Gladiatore, reso ancora più irresistibile dalla scelta di raffigurare alcuni dei passaggi cruciali della narrazione (ma non solo questi) con uno stile che ricorda perfettamente quello di una Graphic Novel. Ciò, da una parte, ha aiutato Starz a ridurre sensibilmente i costi di produzione, ma al tempo stesso ha reso Spartacus una delle migliori, se non la migliore opera del suo genere. A guadagnarci sono state soprattutto le scene di combattimento, coreograficamente folli, sia nei movimenti dei lottatori sia nel modo in cui arti smembrati e schizzi di sangue riempiono lo schermo. Tutto è portato all’eccesso e la sensazione, molto appagante, è che la trama non sia affidata al controllo di uno sceneggiatore ma all’istinto primordiale dei protagonisti. E cos’è questa se non una metafora perfetta di ciò che fu l’Impero Romano?

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