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The Old Man: La nostra intervista al grande Jeff Bridges per l'adrenalinica serie ora su Disney+

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Sette episodi a rotta di collo con due grandissimi protagonisti, Jeff Bridges e John Lithgow: per la serie di spionaggio e action The Old Man, su Disney+ ogni mercoledì, abbiamo avuto il piacere di parlare col protagonista Jeff Bridges.

The Old Man: La nostra intervista al grande Jeff Bridges per l'adrenalinica serie ora su Disney+

Possiamo dire, senza tema di smentita, che Jeff Bridges è uno dei più grandi attori americani di sempre: figlio e fratello d'arte (rispettivamente di Lloyd e Beau), questa leggenda del grande schermo ha iniziato con loro in tv la carriera da ragazzino e crescendo ha compiuto sempre scelte di alto livello, fin dal suo debutto nello splendido L'ultimo spettacolo di Peter Bodganovich, ottenendo la prima di sette nomination all'Oscar, con una vittoria per Crazy Heart. Ma Jeff Bridges è anche un amorosissimo marito e padre, cantante di successo e illustratore. Un uomo dai mille talenti, protagonista di tanti dei nostri film del cuore, come La leggenda del re pescatore, Starman, Tron, Il grande Lebowski e Il Grinta, solo per citarne alcuni alla rinfusa. E quest'uomo altissimo, bellissimo e simpaticissimo (nel suo caso l'abuso di superlativi è più che giustificato) è anche un sopravvissuto: ha combattuto e sconfitto nel 2020 un linfoma e contemporaneamente una forma molto aggressiva di Covid-19 (al cui confronto, ha detto, il cancro è stata una passeggiata). Capirete dunque l'emozione nel ritrovarlo protagonista di una serie tv adrenalinica come The Old Man, su Disney+ ogni mercoledì con un nuovo episodio, e anche quella di ritrovarselo di fronte, sia pure sullo schermo di un pc, e potergli fare delle domande sul suo ritorno alla recitazione.

Guarda The Old Man su Disney+

La serie tratta dal romanzo omonimo di Thomas Perry apre subito con una scena madre, che ci introduce al personaggio di quest'anziano agente della CIA, Dan Chase, che da anni conduce una vita quieta e nascosta e si ritrova improvvisamente a rispolverare tutte le sue arti letali sopite per anni, quando la sua identità viene scoperta. Dopo aver ucciso l'uomo che lo ha trovato, si dà alla fuga coi suoi due rottweiler, addestrati per difenderlo. Sulle sue tracce viene messo un suo coetaneo ed ex collega, oggi pezzo grosso dell'FBI, Harold Harper (John Lithgow), che gli è stato molto vicino ma che adesso è costretto a catturarlo. Conoscerà Zoe, una donna divorziata (Amy Brenneman), che porterà con sé nella fuga. Strada facendo, scopriremo molte cose su cosa ha diviso i due amici e su cosa Chase da giovane ha combinato in Afghanistan. Parlando dello spettacolare incipit dello show e di come Chase riscopra le sua abilità, Bridges commenta:

"Beh, in fondo sono un uomo anziano, ho 72 anni, e posso comprendere molto bene la scena iniziale. Per quel che riguarda le scene di combattimento e di azione penso che sia un po' una 'memoria muscolare', istintiva, come andare in bicicletta. Anche se non vai in bici da 50 anni riesci ancora a farlo perché il tuo corpo in qualche modo se lo ricorda e penso che sia la situazione in cui si trova anche Dan Chase, quello che era un tempo è quello che è ancora oggi, in modo molto profondo. È difficile sbarazzarsene".

Come si prepara ad un personaggio del genere un attore che in passato ha dichiarato di cercare sempre qualcosa di sé in chi deve interpretare?

"Leggo la sceneggiatura, vedo cosa dice sul personaggio e poi penso a cosa farei se mi trovassi in quella situazione e questo ti porta a pensare al motivo per cui quella persona dice certe cose. Una delle filosofie in cui mi sono immerso nella preparazione della serie è lo stoicismo, un'antica filosofia. Io mi considero più un buddista ed è interessante vedere cosa hanno in comune queste due filosofie, come ad esempio l'idea che l'ostacolo è la strada, quello che trovi sulla tua strada è la strada e dunque quali sono le tue strategie per affrontare quell'ostacolo. E in particolare parlando di un agente della CIA, quei tipi devono essere tra i migliori attori al mondo. Per fortuna avevamo un consulente, Christopher Huttleston, un ex agente della CIA, che ha fatto un sacco delle cose che il mio personaggio deve fare ed è incredibile quanto debbano recitare, così avevamo quello in comune".

Dove collocherebbe The Old Man riguardo alla sua carriera, visto che ha lavorato prevalentemente nel cinema? E quanto si è divertito con questo progetto?

"Questo è il mio modus operandi in genere: faccio resistenza ad accettare qualsiasi progetto perché so cosa significa, vuol dire che starò lontano dalla mia famiglia, non potrò fare altre cose che desidero fare e dunque faccio resistenza. E poi il fatto che fosse uno show televisivo: mio padre, Lloyd Bridges, ha fatto un sacco di serie tv e io ho visto quanto fosse frustrato per il poco tempo che aveva e per il fatto che la qualità fosse compromessa da questo, ma poi ho iniziato a vedere tutte queste cose fantastiche in televisione, alcune delle cose migliori che ho visto sono state fatte per la tv e ho pensato che forse era meglio esplorare questo ambito e ho superato le mie resistenze. Sono rimasto affascinato dalla storia, poi ho incontrato lo sceneggiatore, John Steinberg, e lo showrunner Warren Littlefield e ho visto che sono proprio personaggi di prima qualità, capaci di mettere insieme una squadra fantastica. Moltissimo del merito della riuscita di un progetto dipende dalla squadra con cui lavori, non solo il cast e gli attori, ma il direttore della fotografia e come in questo caso i coordinatori degli stunt. Erano tutti di altissimo livello e non è stato diverso dal fare un film. Per quel che riguarda la mia carriera, è il mio ultimo progetto ed è nuovo perché non faccio televisione da oltre cinquant'anni forse, quindi ho avuto la possibilità di esplorare questo ambito in un modo diverso. Parlando di divertimento, ho cercato di mettere più gioia possibile nel mio lavoro e ho avuto la possibilità di lavorare con Amy Brenneman e John Lithgow che hanno il mio stesso approccio. Si crea una specie di effetto a cascata in tv, dallo showrunner, che è una specie di regista del regista, al regista e Jon (Watts) ha creato un ambiente fantastico e aperto che incoraggiava la creatività da parte di tutti, quindi è stata un'esperienza fantastica".

Quanto è stato difficile tornare in sella dopo l'interruzione delle riprese?

"Per parecchio tempo non ho saputo se sarei stato in grado di tornare sul set, ma quando siamo tornati, dopo un'interruzione di due anni, è stato come un lungo weekend e mi sentivo come se dovessi dire ai miei amici "ho fatto un sogno stranissimo, ora ve lo racconto". Perché sembrava un sogno, non necessariamente un incubo perché ci sono stati anche momenti fantastici, e riprendere da dove si è lasciato è stato meraviglioso, come ritrovare un vecchio amico che non vedi da tempo ed è come se l'avessi lasciato il giorno prima".

Infine, senza rivelare nulla in proposito, nella serie, oltre che di spionaggio, tradimenti e vecchie ruggini si parla anche del rapporto con la famiglia, un dietro le quinte che non capita stesso di vedere in questo genere. È stato anche questo ad attrarlo nella storia di The Old Man?

"Assolutamente. Penso che uno dei temi della serie sia proprio il lascito, l'eredità morale, cosa lascerai dopo di te: cosa penseranno i miei figli di me, apprezzeranno quello che ho passato e assumeranno questi valori nella loro vita oppure no? Penso sia qualcosa che ci concerne tutti. Io stesso ho tre figlie e ho una relazione molto stretta con loro. Il matrimonio è una cosa meravigliosa, la famiglia, sono le persone con cui puoi lavorare e che ti dicono come interfacciarti col mondo e tutto il resto e quindi sì, ci sono molte somiglianze in questo senso tra me e Dan Chase.

Noi vi consigliamo assolutamente di vedere The Old Man su Disney+ ogni mercoledì, una serie elettrizzante, piena di azione e sorprese, interpretata benissimo da un grande cast, su cui si erge, gigantesco e straordinario, il Dan Chase del grande Jeff Bridges.

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HODTV
  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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