The Crown: Intervista a Cate Hall, regina del make-up e delle acconciature della serie
Dal lunghissimo lavoro per trasformare Elizabeth Debicki in Lady Diana, all'accuratezza necessaria per descrivere il declino della principessa Margaret: Cate Hall ha supervisionato il trucco e parrucco di tutti i personaggi di The Crown. L'abbiamo intervistata.

- The Crown: Il processo di ricerca dietro trucco e acconciature
- Le sfide della sesta stagione: Diana e Margaret
- Lasciarsi alle spalle The Crown: Il bilancio di Cate Hall
Per il suo lavoro in The Crown, ha ricevuto tre nomination agli Emmy. Ogni giorno, sul set della serie Netflix, doveva supervisionare il make-up e le acconciature (parrucche comprese) di tutti gli attori senza tralasciare nessun dettaglio. Se siamo rimasti sbalorditi dinanzi all'incredibile somiglianza di Elizabeth Debicki alla principessa Diana o se ci ha stregato l'incredibile trucco beauty sfoggiato dalla principessa Margaret interpretata da Helena Bonham Carter nella terza e nella quarta stagione, significa che abbiamo apprezzato il lavoro di Cate Hall, Head of Hair & Makeup della serie. Le sue trasformazioni, che hanno richiesto mesi e mesi di ricerche, hanno lasciato il segno. Terminato il suo lavoro nella serie di Peter Morgan, ha parlato con noi di Comingsoon.it della sua esperienza, delle sfide che ha affrontato e dell'eredità che crede lascerà una serie come The Crown.
The Crown: Il processo di ricerca dietro trucco e acconciature
Ma come nasce la magia sul set di The Crown? Il lavoro su trucco e acconciature parte mesi prima e inizia con una ricerca molto approfondita di immagini. "Le salviamo in una grande libreria condivisa. Poi le condividiamo con l'intero dipartimento. Anno dopo anno, personaggio dopo personaggio e poi episodio dopo episodio. Quindi lo scomponiamo in 'Bibbie' per girare i diversi blocchi e poi creiamo questi libri. Li stampo in modo che siano accessibili a tutti, che tutti i truccatori li abbiano e chiunque possa intervenire in qualsiasi momento e trovare l'immagine giusta molto facilmente", ci spiega Cate Hall.
L'obiettivo da raggiungere è l'autenticità, che è ben diversa dalla pura somiglianza. Il compito di truccatori e parrucchieri è aiutare la narrazione e dare corpo all'immagine del personaggio. "L'autenticità non è in realtà la ricostruzione biografica completa di un'immagine. Direi che l'autenticità ha molto a che fare con la sensazione di verità e con un sentimento di caratterizzazione credibile. Quindi per me, e penso che sarete d'accordo, l'autenticità significa fare abbastanza per creare trasporto nel pubblico ed essere accurati in modo da essere fedele al personaggio originale", precisa la Head of Hair & Makeup.
Le sfide della sesta stagione: Diana e Margaret
Per Hall, la sesta stagione ha comportato meno difficoltà della quinta, sia logisticamente che narrativamente. Ci dice: "Allora uscivamo dalla pandemia e la portata della serie, da un punto di vista della ricerca, era enorme. Nella quinta stagione abbiamo toccato quasi ogni decennio del 20° secolo. Avevamo mondi narrativi molto diversi da allestire in Egitto e in Russia, mentre per la sesta stagione siamo tornati a una storia molto più contenuta". Ma quale personaggio ha richiesto più lavoro e fatica e di quale trasformazione Cate Hall va più orgogliosa? "Sono due cose diverse. Ma penso Diana. Credo che le persone non si rendano conto di che trasformazione, dalla testa ai piedi, ci sia dietro il personaggio di Diana. Doveva mantenere l'abbronzatura su tutto il corpo mentre indossava costumi da bagno e bikini perché Elizabeth Debicki ha un colore della pelle completamente diverso. Voglio dire, è così pallida. E poi c'è la parrucca e poi il trucco beauty e quello del personaggio e poi spesso una sorta di effetto aggiuntivo. Non parlo di effetti speciali ma, sapete, Diana è spesso davvero sconvolta e la cosa è piuttosto drammatica", racconta Cate Hall.
Sono tantissimi i dettagli che non si potevano trascurare. Per il personaggio di Diana il team aveva a disposizione tre parrucche diverse. "Per non parlare delle unghie", ci dice la responsabile del make-up "C'era una tabella di marcia precisa da seguire per le unghie e una per l'abbronzatura e tutte le sue parrucche dovevano essere ravvivate ripetutamente perché tendevano a sbiardire e c'era un lavoro enome per renderle tridimensionali, in modo che avessero davvero radici e riflessi. Quindi tutto questo lavoro richiedeva una manutenzione costante", aggiunge.
Leggi anche The Crown, quando il movimento diventa arte: Intervista alla movement coach Polly BennettUn discorso a parte merita la splendida prova di Lesley Manville nell'episodio 8 della sesta stagione, tutto incentrato sul rapporto tra sorelle di Elisabetta e Margaret, fino alla triste scomparsa di quest'ultima. A proposito della trasformazione di Manville, Cate Hall ci dice: "Penso sia bellissima la scena con Lesley Manville in cui vedi la giovane principessa e poi vedi Lesley all'inizio dell'episodio. Alla fine ha avuto tre ictus e la scena in cui muore o l'ultima scena in cui parla con la regina sono così commoventi e così belle". Il lavoro fatto in quell'episodio, ci spiega, è stato davvero particolare. "Dovevamo riuscire a effettuare quel cambiamento in circa mezz'ora, 45 minuti al massimo. Quindi in quell'episodio bisognava girare una scena dell'inizio dell'episodio e subito dopo una scena di fine episodio in cui lei aveva avuto tre ictus. Aveva delle ustioni. Si era bruciata le gambe nella vasca da bagno, quindi abbiamo messo una protesi per simulare le ustioni", racconta Hall.
Lasciarsi alle spalle The Crown: Il bilancio di Cate Hall
Ora che il suo lavoro in The Crown è terminato, Hall prova sentimenti contrastanti. "Ovviamente in parte mi sento sollevata perché ci vuole davvero tanto lavoro per gestire questa serie. Abbiamo una squadra di 27 persone e tutti hanno bisogno di amore e cura. Giriamo su due unità, bisogna coordinarsi anche per sapere dove devi stare e su quale camion del trucco devi lavorare. Quindi penso che coordinare tante persone sia stato difficile", racconta. Ma precisa anche di sentirsi molto grata. "Sentire di aver creato una piccola eredità è un enorme privilegio ed è qualcosa che penso di non aver mai nemmeno sognato. Nel tipo di lavoro che facevo prima di realizzare The Crown era già tanto se c'era una solo parrucca per tutto lo show. Si potevano permettere una parrucca e probabilmente era anche una parrucca a noleggio. Poi all'improvviso lavori con la Rolls Royce dei produttori di parrucche e hai il tempo e, cosa più importante, l'intenzione", ci dice.
Leggi anche The Crown e l'importanza della voce: Intervista a William Conacher, dialect coach della serieIl merito è soprattutto di produttori sempre molto attenti alle esigenze di tutti. "I produttori ti seguono costantemente. Quindi, ad esempio, una scena con l'arcivescovo di Canterbury avremmo dovuto girarla all'inizio di marzo o alla fine di febbraio. Ma intanto era arrivata la settimana successiva e io ho detto 'se la facciamo, non ce la faremo. Possiamo comunque toglierlo da quella scena e inserirlo in una scena successiva'. E loro hanno semplicemente detto 'lascia fare a noi'. Hanno spostato la scena e quella è stata quindi la trasformazione più efficace perché abbiamo avuto il tempo. E l'ho detto quando ho ringraziato tutti, perché semplicemente in futuro una cosa del genere non mi succederà mai più", conclude.