Masters of Sex: Il sesso senza scandalo e la storia dietro quel logo
Arriva su Sky Atlantic la serie dedicata ai pionieri dello studio sulla sessualità umana.

Sesso. Una parola che fino a una certa età si pronuncia sottovoce, spesso con grande imbarazzo. Poi si scopre la tv via cavo, le sue serie originali, e tutto cambia. Il sesso, in tv, non fa più scandalo, e non lo fa neppure in uno show come Masters of Sex che ne disquisisce e si sollazza per ore. In onda per la prima volta in Italia su Sky Atlantic dal 9 giugno ogni lunedì alle ore 21:10, il drama di Showtime ha fatto parlare bene di sé – critici inclusi – non per i nudi e le frequenti scene di sesso, bensì per le trame vivaci e la complessità dei personaggi, per gran parte dei quali il merito va all’ideatrice Michelle Ashford, così come per il dialogo che stimola negli spettatori, su un tema che continua a essere poco conosciuto e circondato da innumerevoli false credenze nonostante in realtà se ne parli molto, male.
Curiosamente, Masters of Sex fa tutto questo dopo aver riportato indietro l’orologio di oltre mezzo secolo, in un epoca di “puritanesimo da Guerra Fredda” in cui il sesso era davvero materia poco nota, specie negli Stati Uniti d’America. Il punto di vista principale è quello degli studiosi e colleghi William Masters e Virginia Johnson. Considerati due pionieri degli studi sulla sessualità umana, questo sessuologo e questa psicologa, i risultati che raggiunsero con le loro ricerche controverse e il modo in cui stimolarono l’opinione pubblica sono stati oggetto di un lungo studio da parte del giornalista e scrittore Thomas Maier, sulla cui biografia Masters of Sex: The Life and Times of William Masters and Virginia Johnson, the Couple Who Taught America How to Love si basa il lavoro dalla Ashford.
Nella serie i due sono ritratti da Michael Sheen, nominato al Golden Globe per la sua interpretazione, e Lizzy Caplan. William ‘Bill’ Masters, una sorta di rock star del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale universitario della Washington University, assume Virginia Johnson, una forte e indipendente ex cantante di nightclub con due divorzi alle spalle e due figli a carico, come segretaria/assistente. Lo scopo dell’uomo è studiare le risposte fisiologiche del corpo umano durante l’atto sessuale. Più facile a dirsi che a farsi. Una ricerca simile, infatti, richiede di osservare molte persone procurare piacere a se stesse o ai propri partner. La prostituta Betty DiMello (Annaleigh Ashford) non sembra essere particolarmente a disagio, ma Masters e Johnson si rendono conto ben presto che “scrutare” non è sufficiente.
Occorrono misurazioni e valutazioni più precise, anche dei soggetti, ed è per questo motivo che il dottore si rivolge al rettore dell’università, il suo amico e mentore Barton Scully (Beau Bridges), affinché la ricerca riceva i fondi di cui necessita per crescere. Ma Scully è alquanto scettico, per via dell’argomento troppo spinoso, sebbene questo non scoraggi la coppia ad andare avanti, non da sola ma aiutata da altri collaboratori. Come il Dott. Austin Langham (Teddy Sears), un collega di Bill, e il giovane Dott. Ethan Haas (Nicholas D’Agosto). In poco tempo, tutte le persone coinvolte, a cominciare dai due protagonisti, subiscono il fascino di un ambiente di lavoro così stimolante, trovandosi poi nella situazione di dover cercare un equilibrio tra ciò che vogliono realmente per loro stessi e ciò che potrebbe essere utile alla ricerca. Uno incontro-sconto tra realtà professionale e vita privata che nel caso di Masters, ad esempio, significa anche tormento per la difficile situazione che sta attraversando con la moglie Libby (Caitlin FitzGerald), che lui crede erroneamente sterile.
Masters of Sex sembra voler provocare, ma non lo fa sul serio. Sia il modo molto elegante in cui determinate scene – quelle di sesso, ovviamente – sono state costruite, mai troppo esplicite e invadenti, sia tutte quelle attrezzature, procedure e termini tecnici non finiscono col mettere in imbarazzo lo spettatore, né dovrebbero suscitare in esso emozioni contrarie. Mai quanto gli attori che ne sono stati coinvolti, perlomeno. E, se per il contesto storico in cui la serie è ambientata un simile approccio non rischia di sembrare limitante, lo scorso anno, al Press Tour della Television Critics Association, Sheen disse che la restante spavalderia di Masters of Sex non dovrebbe sconcertare nessuno: “Abbiamo visto così tante persone fare cose bizzarre, ormai siamo abituati. C’è una donna nuda che si masturba davanti a voi... e quasi non la si nota”.
Un altro esempio di questo si-vede-ma-non-si-nota sta nel logo della serie. Se lo si osserva bene, e trattandosi di sesso non passa facilmente inosservato, ci si accorge che, ruotata in quel modo, la “E” della parola “SEX” ricorda le sinuosità di una donna nuda. Il vice presidente esecutivo di Showtime Donald Buckley ha raccontato che ad avere l’idea è stato un libero professionista. Il logo è stato usato nella campagna promozionale che ha preceduto il lancio della serie negli Stati Uniti, ma non dappertutto. “A causa delle norme, abbiamo dovuto modificare la E” ha spiegato Buckley, aggiungendo che in origine era ancora più osé. Dopo i cambiamenti, il risultato è più equivoco. “Ci sono state delle persone che pensavano fosse un bicchiere di Martini”, ha detto. “Qualcun altro ci vede un lato B. È nuda? Indossa un bikini? È destinato a essere sexy e forse un po’ suggestivo, ma anche ambiguo”.