Living with Yourself: Paul Rudd e Aisling Bea ci presentano la nuova serie di Netflix
La dark comedy in streaming con i primi otto episodi dal 18 ottobre.
Cosa succede se, pensando di sottoporti a un trattamento di bellezza, ti risvegli all'improvviso e tutta la tua vita è messa sottosopra da un tuo doppione, che sbucato dal nulla pretende di essere la versione migliore di te stesso? Living with Yourself vede Paul Rudd protagonista in un doppio ruolo in questa nuova scommessa di Netflix, disponibile in streaming con tutti gli episodi della prima stagione da venerdì 18 ottobre. La dark comedy racconta la strana storia di un uomo comune che, tediato da una vita problematica, decide di sottoporsi a una cura innovativa che promette di trasformarlo in una persona di cui essere orgogliosi, scoprendo poi di essere stato sostituito da una versione migliore di se stesso, un clone. Mentre affronta le conseguenze indesiderate delle sue azioni, Miles deve combattere per riprendersi ciò che l'altro sé vuole portargli via, inclusa sua moglie, la sua carriera e, ovviamente, la sua identità. Abbiamo incontrato il protagonista a Londra, insieme alla co-star Aisling Bea. Ecco cosa ci hanno raccontato di questa loro avventura:
L'idea di fondo dello show ruota attorno al concetto di "diventare la versione migliore di noi stessi". Avete mai avuto la sensazione di aver raggiunto questo stato nella vostra vita privata?
Rudd: Non credo di avere mai provato nulla di simile. Ho ottenuto molto, questo è vero, ci sono dei momenti che mi fanno sentire bene e sulla strada giusta, ma sono sensazioni volatili e sono anche certo che le sensazioni di felicità e benessere saranno sempre relative. Credo sia normale.
Bea: Questo è proprio il nocciolo dello show. A un certo punto arriviamo al momento in cui [il mio personaggio, sua moglie] sta vivendo con la versione migliore di Miles e si rende conto che comunque non solo per lei non è abbastanza, ma che non è se stesso. Noi siamo esseri più complessi che una versione migliore di noi stessi. I nostri complessi, i nostri difetti, sono anche loro parte della nostra versione migliore. Siamo costantemente dei "lavori in corso".
Paul, raccontaci com'è nato il progetto.
Rudd: Il mio agente mi ha mandato la sceneggiatura, che già di per sé era un caso davvero unico, perché già tutta scritta. Di solito ti fanno leggere un episodio, o il pilota, e poi ti dicono che l'idea è quella e che nel frattempo devono sviluppare le altre puntate. In questo caso, invece, mi hanno mandato tutti e otto gli episodi e, mentre li stavo leggendo, mi sono reso conto che mi stava davvero prendendo e li ho letti tutti d'un fiato come se fossero un bel libro che non potevo smettere di leggere. Quando ho finito, li ho riletti e ho pensato che così come era stato molto interessante leggerla sarebbe stato molto interessante anche guardarla, e sapevo che da un punto di vista attoriale sarebbe stato davvero unico. Inoltre, non avevo mai fatto niente di simile e, di conseguenza, era molto appetibile.
Inoltre interpreti due ruoli!
Rudd: Non importa quanto ti prepari, un ruolo non si realizza mai del tutto come lo vedi nella tua testa. Perché, fondamentalmente, non dipende solo da te. Dipende da quello che stanno facendo anche gli altri attori, da dove può andare a parare una scena che non ti aspettavi e tu magari non sei pronto. È un esperimento interessante. Inoltre non volevo proprio fare ciò che si fa di solito, cioè lavorare con un altro attore, per cui abbiamo trovato il modo giusto per me, quello con il quale ero più a mio agio, e cioè registrare il mio audio e ascoltarlo con un mini-dispositivo. Credo di aver fatto del mio meglio, anche se è stata una bella sfida, e a seconda dei ruoli e a seconda della scena principale, filmavamo prima l'una o l'altra, poi guardavo il take e mi prendevo i punti di riferimento fisici, e prima di girare riascoltavo le battute nell'orecchio.
Quale Miles ti è piaciuto di più interpretare? Non credo si possa dire che uno sia buono e l'altro cattivo.
Rudd: Hai ragione, infatti non dovremmo dire buono e cattivo, ma vecchio Miles e nuovo Miles.
Bea: È divertente perché, quando Paul non aveva né trucco né costume, giocavamo a capire chi potesse essere, se il vecchio o il nuovo Miles. L'unica cosa che cambiava erano le espressioni facciali e si trasformava in qualcun altro. Ovvio che era sempre lui. Ma è come quando incontri un tuo amico e gli chiedi cos'ha, perché le vibrazioni che senti arrivare sono diverse e sai che non sta bene anche se fisicamente sembra lo stesso.
Rudd: Quando reciti, una parte di te lo sa che stai recitando e ti comporti diversamente da te. Devo dire che interpretare due personaggi mi ha fatto sentire diverso per un po'.
C'è una sequenza di ballo tra voi molto bella!
Bea: Abbiamo provato un sacco. Jenny Shore, la nostra coreografa e danzatrice, è sposata con Will Butler, degli Arcade Fire, ed è stato davvero incredibile lavorare con lei su quella sequenza. Il nostro regista ha trovato su YouTube una clip di lei e del marito che danzano con le mani, e dopo qualche conversazione insieme ci siamo resi conto che sarebbe stato interessante mostrare questa coppia in sincronia con una danza che non si associasse tradizionalmente a un ballo da matrimonio, ma che fosse una cosa davvero speciale e specifica per i personaggi. È come raccontare una storia con i nostri corpi invece che con le nostre facce o con delle parole.
Com'è stata questa esperienza per voi?
Bea: Per quanto mi riguarda, mi ha interessato perché era un progetto con Paul Rudd. Inoltre proprio perché c'era lui, il budget restante era pochissimo, per cui dovevano trovare un'attrice a buon prezzo! Ed ecco il perché sono venuti fino in Irlanda [ride]. A parte gli scherzi, faccio questo lavoro da tanto e mi ero davvero stancata di continuare a fare la moglie o la fidanzata di qualcuno, e ripetere sempre le stesse battute del tipo "Stai bene, tesoro?", "Che succede, amore?". Per cui, quando ho letto la sceneggiatura, anche se mi è piaciuta moltissimo, non ero sicura di volerlo fare. Inoltre, non so se lo sapete, ma avrei dovuto firmare per 7 anni, perché quando firmi per un progetto in America funziona così, e io volevo pensarci per bene, specialmente per capire cosa volevo per i prossimi sette anni e cosa potevo potenzialmente avere. Poi mi hanno mandato i copioni di tutti e otto gli episodi e mi sono resa conto che nel quarto episodio ci sono dei grandi cambiamenti. Non che divento la protagonista o chissà cosa, ma si sviluppa una complessità e c'è molto altro che succede, e sebbene sia vero che il ruolo è quello della moglie di Miles, c'è una complessità di fondo e viene molto fuori anche la storia di Kate, e questo mi ha fatto decidere di farlo.
Rudd: Devo ammettere che anche per me leggere quell'episodio è stato rivelatore. Mi sono detto: "Meno male, ci siamo, stiamo parlando di esseri umani, non di un solo punto di vista", e, in effetti, c’è sempre questa costante, che pensi di sapere come andrà a finire e invece arriva il punto di vista di un'altra persona e tutto ha un significato diverso. E tutto questo lo senti per l'intero show, e si svela davvero in quell'episodio. Capisci tante cose e all'improvviso ti ritrovi davanti due persone vere che hanno a che fare con un mucchio di problemi personali.
Bea: Se ci pensi, quando sei in una relazione da lungo tempo, e non parlo di te, Paul, o di Tim [Greenberg, l'ideatore della serie], entrambi siete sposati da così tanto che dopo un po' il tuo partner, la tua partner, diventa anche il tuo migliore amico. Tim ha fatto questo, ha scritto un ruolo complesso per una moglie - anche perché ha detto che sua moglie l'avrebbe ucciso se non l’avesse fatto! Un matrimonio è un viaggio complesso, anche filosofico se vogliamo, su ciò che è una relazione, perché dopo un po' si smette di essere delle persone. Questo ruolo, con tutti gli alti e bassi in cui si trovano, è stato veramente interessante e non mi sono sentita etichettata.