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La trasformazione di Jason Lee

Dopo My Name Is Earl, Jason Lee torna in tv con la nuova Memphis Beat. Una serie con i piedi per terra secondo l’attore, che corona il sogno d’infanzia di vestire i panni di un poliziotto.

La trasformazione di Jason Lee

E’ una trasformazione incredibile quella di cui si è reso protagonista in queste settimane il talentuoso Jason Lee, l’appena 40enne attore californiano che, grazie a una statuarietà goffa e a un viso da delinquentello con la prossima marachella sempre in testa, sembra essere nato apposta per far divertire la gente. Caratteristiche che portarono a un vero e proprio colpo di fulmine quando Greg Garcia lo scelse come protagonista del suo My Name Is Earl, ritenute più che interessanti anche da TNT, la quale lo ha voluto nella sua nuova serie tv, Memphis Beat, un crime drama che non vuole prendersi troppo sul serio.

Il volto espressivo di Lee, il suo sorriso incucibile, la sua camminata traballante, gli permettono di essere credibile in situazioni che la normalità e la banalità della vita ci portano a etichettare come assurde o inverosimili. Paradossalmente, Lee appariva molto più duro e indispettito nei panni di Earl Hickey di quanto possa esserlo Dwight Hendricks, ruolo che gli ha permesso di tornare in tv due anni dopo la cancellazione di un capolavoro della commedia, qual era My Name Is Earl. “Mi chiedevo cosa avrei fatto dopo la cancellazione di My Name Is Earl. Quando arrivò questo progetto, mi accorsi subito che era molto diverso, unico e affascinante. Sono molto contento di poterne fare parte perché mi permettere di entrare in contatto con un mondo a me completamente estraneo”, racconta l’attore a TV Guide.

Infatti, se non ci fossero state la sfida e la disuguaglianza con il passato, quello del detective Hendricks sarebbe stato un ruolo che lui non avrebbe mai preso in considerazione. Diversamente da Earl, questa volta Lee si trova a fare i conti con un personaggio molto più profondo e introverso. Sia Earl che Dwight conducono una doppia vita, ma in modi completamente differenti. Mentre in Earl c’è una linea di demarcazione netta tra la prima e la seconda identità - il delinquente e il redento - che non si trovano mai a convivere l’una con l’altra, Dwight conduce una doppia vita tutti i giorni, e gli sta bene così. Alla luce del sole, Dwight è un bravo poliziotto che ama la sua città, Memphis. Di notte, c’è un altro tipo di luce dalla quale il personaggio ama farsi riscaldare: quella dei riflettori di piccoli palchi sui quali esibisce il grande amore della sua vita, il blues. “Earl era solo divertente e goffo. Sicuramente questa serie è più radicata nella realtà. Certo, giocheremo con le situazioni anche in questo caso. E’ un po’ eccentrica, come dire, un po’ insolita, ma è importante che abbia i piedi per terra e che i personaggi siano reali e credibili”.

L’eccentricità di cui parla l’attore è resa possibile, almeno a un primo sguardo, da due elementi interessanti. Il primo è il contesto. Come in qualsiasi angolo più o meno sperduto del sud degli Stati Uniti, Memphis si presenta come una città colorita, di cui si respirano i forti odori attraverso il teleschermo, e dove tutti credono di essere l’incarnazione di una leggenda della musica: Elvis Presley (lo stesso protagonista lo crede). Un calderone stracolmo d’individui singolari. L’aspetto davvero appassionante, e questo ci porta al secondo elemento, è che i casi umani si trovano anche dalla parte della legge; straordinario DJ Qualls nei panni di Davey Sutton, il minuto collega di Dwight che sembra fare sempre la cosa sbagliata. “Sarebbe stato diverso essere un detective a New York City”, racconta Lee. “Questi ragazzi sono orgogliosi di essere meridionali e avere il loro stile”.

La musica è un ingrediente fondamentale di Memphis Beat ma lo è anche la componente procedurale. “Dwight guida una Pontiac GTO del ’64. Indossa gli stivali. Tutto si basa sull’emozione e l’intuizione. Ci sono dei casi in cui i criminali si lasciano prendere all’amo dalla capacità che lui ha di comprendere la gente”, dice l’attore del suo personaggio. Abusi, furti, raggiri, risolti spesso con metodi non convenzionali - c’è una scena in cui, durante una perquisizione in un supermercato, il sospettato perde i pantaloni costringendo i detective a tastargli le natiche. “La serie si concentra molto sui personaggi ma anche sul caso della settimana. Sarete davvero stregati da quest’uomo e dai legami che ha con l’ex moglie e la madre”, conclude Lee. “Lui non è solo un ragazzo complicato e arrogante; è più vulnerabile di quanto possa sembrare. Alla fine della giornata, si sveste del suo fascino per trasformarsi nel classico ragazzo del sud che vive con la mamma”.

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