Il crimine ai tempi della Guerra Civile
Assetata di giustizia e non meno scorretta dei cattivi cui dà la caccia nella New York del 1864, Copper dimostra come la lotta alla criminalità non è stata sempre la stessa.

Prima serie originale di BBC America, Copper, in onda su FoxCrime dall’11 ottobre ogni giovedì alle ore 21:55, è secondo il critico dell’Hollywood Reporter Tim Goodman un po’ come la città e il Paese che rappresenta: non così diversa da oggi. Ambientata nella New York del 1864, Copper è una storia sulle personalità emergenti. New York non è abbastanza evoluta; non ha neppure un obitorio, ancora. Gli stessi Stati Uniti, lacerati dalla Guerra Civile, non sono abbastanza evoluti; l’abolizione della schiavitù non ha messo le razze esattamente sullo stesso piano, né c’è stato un grande miglioramento per quanto riguarda la questione dell’immigrazione. Con Barry Levinson e Tom Fontana come timonieri, la serie ha un pedigree impressionante (Homicide: Life on the Street, Oz), cui si aggiunge l’ambizione, segno che BBC America ha tutte le intenzioni di tuffarsi nel mondo degli sceneggiati. Sulla carta, le premesse sono tante. Ai fatti, assistiamo a un inizio lento di una grande storia - che solitamente vuol dire: non sarà un colpo di fulmine.
Kevin Corcoran (Tom Weston-Jones) è un detective di origine irlandese - un “copper” - il quale torna dalla Guerra Civile e scopre che sua figlia è stata uccisa e sua moglie scomparsa. Corcoran è alla ricerca della verità e pretende giustizia per quanto è avvenuto, tutto questo mentre cerca anche di mantenere l’ordine nel selvaggio quartiere di Five Points a New York. Si tratta della zona più buia e umida della città, con fango e muffa dappertutto. Dove la gente è povera e senza una casa, alcolizzata e pericolosa. In altre parole, è come se il selvaggio West si fosse trasferito a est. I bordelli e le bettole fanno affari, la maggior parte delle controversie si risolvono con la violenza, e Corcoran è alle dipendenze di una polizia che sembra essere disonesta tanto quanto i veri criminali. Questo non vuol dire però che lui sia un eroe. Come il resto dei copper, è il tipo che “prima spara e poi fa le domande”, sempre che l’interessato resti vivo. Corcoran è impegnato in una sorta di relazione con Eva (Franka Potente), la madam dell’Eva’s Paradise, anche se a questo punto si commette un errore dicendo che la fedeltà è il suo forte. Nella linea del dovere, il detective è aiutato da Francis Maguire (Kevin Ryan) e Andrew O’Brien (Dylan Taylor), due poliziotti irlandesi. Tuttavia, ciascuno è preoccupato per i superiori tutt’altro-che-puri, Padraic Byrnes (David Keeley) e Ciaran Joseph Sullivan (Ron White), i quali si assicurano di fare tutto quello che serve per favorire i grandi poteri di New York.
Ma anche rispetto a questo Corcoran non può dire di essere estraneo ai fatti. Tra gli uomini che avevano combattuto al suo fianco durante la guerra, Robert Morehouse (Kyle Schmid) è un aristocratico che si è visto amputare una gamba (disgrazia che gli ha salvato la vita). A lui si contrappone il servizievole Matthew Freeman (Ato Essandoh), un afro-americano che lavora segretamente con Corcoran in qualità di dottore, per capire come sono avvenuti gli omicidi. I tre sembrano trattarsi alla pari, con grande costernazione del potente padre di Morehouse, proprietario dell’intera città, o quasi. Tutto questo aiuta i telespettatori a familiarizzare con una tela abbastanza grande: la nascita di una città e, in particolare, delle sue strutture sociali, così come dell’America in generale. E’ un boccone piuttosto grande da ingoiare, nonostante i primi due episodi si concentrino solo su un misterioso omicidio che coinvolge una giovane ragazza, rendendo evidente quanto sia sbagliato dare tanto risalto agli elementi procedurali a scapito del quadro generale.
Tenendo conto solo dell’ambizione, vale la pena seguire Copper per vedere come andrà a finire, anche se il suo “venire allo scoperto” è un po’ lento. La storia che Levinson e Fontana stanno cercando di raccontare potrebbe crescere fino a diventare un romanzo affascinante, soprattutto se BBC America continuerà a pagare il conto - il che non sarebbe male: questa è assolutamente una serie che esprimerà il meglio di sé sul lungo periodo. Purtroppo, i primi capitoli non sono il massimo. La recitazione è rigida, come se ognuno si sia lasciato distrarre dal tentativo di dare un senso ai tempi e ai manierismi. La sceneggiatura tende ad essere un po’ ovvia e lunga nell’esposizione (anche a causa del complesso quadro storico in cui si sviluppa). In un certo senso, Copper ha gli stessi problemi di Hell on Wheels di AMC. Vale a dire che gli elementi per fare una bella serie ci sono, ma non si vedono nello schermo. Se gli attori e gli autori riusciranno a mettersi al passo, qualunque visione Levinson e Fontana abbiano in mente per Copper sarà un successo. Ma nel mondo competitivo delle serie drammatica, questa ha bisogno di farlo molto in fretta.