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Da Bang Bang Baby a Gigolò per caso: Intervista a Giorgia Arena, Eva nella comedy di Prime Video

Prima il teatro musicale, poi il cinema e la tv: Giorgia Arena, partita da Crotone per inseguire la sua passione per la recitazione, è inarrestabile. E dire che ha iniziato con la Melevisione. L'abbiamo intervistata.

Da Bang Bang Baby a Gigolò per caso: Intervista a Giorgia Arena, Eva nella comedy di Prime Video

Professionale, gentile e con le idee chiare sul percorso artistico che si è lasciata alle spalle e su quello che vede davanti a sé. Quando raggiungiamo al telefono Giorgia Arena, in occasione dell'uscita della serie di Prime Video Gigolò per caso dove figura nel cast principale, ha voglia di raccontarsi. Una ragazza di provincia, nata a Crotone 33 anni fa, che ha iniziato da piccola ballando e poi studiando teatro tra i banchi di scuola. Quando ha capito che non le bastava, ha lasciato la sua terra ed è partita. Un destino che accomuna molti giovani nati nel Meridione. "Sono stata presa in diverse accademie, ma ho scelto un percorso formativo che mantenesse la danza e il canto. Ambivo a una formazione completa", ci racconta confidandoci di aver sofferto molto per questo vizio tutto italiano di voler etichettare le arti. "Ballerina, attrice o cantante. Io mi sono sempre sentita solo un'interprete. Ma ho capito che incasellarti dà sicurezza agli altri", aggiunge. Nel 2022 si è fatta conoscere nel ruolo di Assunta in Bang Bang Baby e nel 2023 la sua carriera è decollata tra tv e cinema. Non solo Eva, voce narrante di Gigolò per caso. Ha recitato in diversi film che vedremo nei prossimi mesi e ha ricoperto un piccolo ruolo persino su un set americano, quello del thriller In The Hand of Dante di Julian Schnabel. "È bello quando ti capitano quei ruoli scritti bene che ti permettono di sviluppare un arco narrativo. È soddisfacente. Mi piacerebbe continuare a interpretare personaggi che hanno molto in comune con ciò che c'è dentro di noi, con le contraddizioni. Con più sfumature", ci dice pensando al futuro.

Hai iniziato con il musical. West Side Story, Flashdance, Billy Elliot, Mary Poppins. Che esperienza è stata quella nei teatri?

Il musical è stato il mio punto di partenza perché per me l'unione di queste tre arti è un valore aggiunto per un artista. Purtroppo una cosa che ho respirato negli anni è stata definire questo tipo di teatro come un teatro di serie B rispetto alla prosa. Invece poi ho avuto modo di andare all'estero e vedere come sia percepito diversamente.  A Broadway puoi trovare lo stesso attore che poco prima faceva Riccardo III o che sta girando intanto un film o una serie.

E pensare che nel tuo curriculum c'è anche La Melevisione, dieci anni fa...

Sì, interpretavo Fiammetta. È stata una piccola partecipazione ma sono fiera di aver vinto il provino tra oltre 200 ragazze che si erano presentate. Una volta su un set un ragazzo della troupe, che aveva 23 anni, mi ha fermata e mi ha detto 'Ma tu sei Fiammetta? Guardavo sempre la Melevisione da bambino'.

Hai mai pensato a una carriera nel campo della televisione per bambini? Hai un viso molto dolce, proprio da folletto

Non ci ho pensato. Però ho riflettuto sul fatto che spesso questo tipo di televisione non goda di buona fama. Invece è una cosa bella perché è sempre associata ai ricordi di quando si è bambini. Sono sempre ricordi molto dolci.

Parliamo di Bang Bang Baby, una serie che è un piccolo capolavoro...

È stato il mio primo set. La cosa più bella che mi sia capitata nella vita. L'opportunità è arrivata in un momento in cui come donna e come attrice ho voluto fare un salto nel vuoto. Non ero mai riuscita a gareggiare in questo settore, perché venivo dal teatro. Venivamo dalla pandemia, c'era tutto un settore fermo. Mi è capitata questa grande gioia e me la sono goduta.

Giorgia Arena

Hai capito subito l'importanza del progetto?

No, ero totalmente incosciente della grandezza del set all'inizio. Ma questo non capire bene è stata la mia salvezza. Ho recitato al fianco di Antonio Gerardi, mio grandissimo amico e attore meraviglioso. Però era tutto giusto e anche quello che era accaduto nella mia vita riuscivo a metterlo a servizio del personaggio.

Sì, interpreti Assunta, una calabrese come te. Avevi paura di rimanere ingabbiata nei personaggi calabresi?

Anche Assunta, come me, si ritrova a Milano dalla Calabria dove tutto sembra diverso. Ho pensato che la sua storia fosse coerente con il mio percorso. Per tanto tempo ho respirato l'aria di Assunta, il suo atteggiamento. Quindi c'è un po un alter ego che mi vive dentro. Però poi ho avuto la fortuna di interpretare anche altri personaggi. Non ho corso il rischio di rimanere ingabbiata nella calabrese.

Infatti in 'Gigolò per caso' sei Eva, conduttrice di un podcast femminista e vicina di casa di Giacomo, il personaggio interpretato da De Sica. Per prepararti al ruolo ne hai ascoltati?

Io non ero una grande ascoltatrice di podcast prima, ma per prepararmi a questo personaggio di Eva ne ho ascoltati tantissimi. A partire da Morgana di Michela Murgia che è stata il mio faro. E anche Senza rossetto, podcast femminista che racconta storie di donne da quando hanno avuto il diritto al voto in poi. Mi sono accorta che il podcast è un mezzo che lascia molto spazio all'immaginazione, ti permette di crearti il tuo film. Poi anch'io sono diventata fan dei podcast crime che hanno il potere di farti entrare nella storia con il solo strumento della voce.

Eva è una donna incinta ed è anche molto indipendente, libera, capace di vivere il sesso in maniera positiva...

Volevo tantissimo il ruolo di Eva. Gigolò per caso è una commedia molto moderna e non è volgare. Tratta temi come la sessualità con cura, ironia e delicatezza. Parla di argomenti talvolta tabù ma in maniera leggera, così che anche lo spettatore non percepisca quel disagio e quel imbarazzo. Eva propone una rivoluzione e spera in un'armonia tra i sessi. Il suo è un podcast femminista rivolto anche agli uomini. Questo personaggio nella storia è utile per raccontare questo aspetto di Alfonso che possiede questo femminile molto accentuato. Perché tutti possediamo lati maschili e lati femminili. E se gli uomini imparassero ad accettare le proprie fragilità, si aprirebbe uno scenario diverso. La ritengo una commedia molto carina perché fa riflettere anche sul ruolo del sex worker, sull'oggettificazone del corpo. Ed è interessante che sia un uomo il protagonista. E se fosse stata una donna? Come avremmo reagito? È una commedia che parla anche della vergogna e del pudore di una donna nel concedersi rispetto a un uomo. Ma lo fa attraverso un linguaggio comico. Per questo sono molto fiera di far parte di questo progetto.

Giorgia Arena

Hai recitato al fianco di Pietro Sermonti...

Pietro è un attore che mi ha fatto molto ridere. Ho apprezzato la sua libertà sul set, il sentirsi a suo agio. L'ho guardato come un grande esempio. È stato un viaggio vederlo lavorare. Sempre così a contatto con questo suo aspetto creativo, un po' fanciullesco. Abbiamo improvvisato molto, ho accolto molte sue proposte. Poi gli ho detto che lo stimavo tantissimo, ma è svanito subito questo senso di riverenza. È stato bello lavorare con lui.

Nel 2023 hai girato anche tanti film: '50 km all'ora' di Fabio De Luigi, 'Il Treno dei bambini' di Comencini, 'Ma chi ti conosce?' di Francesco Fanuele e altri. Su può dire che per te sia stato un anno fortunato?

Il 2023 è stato per me un anno molto fortunato. Ovviamente poi è sempre il pubblico a decidere perché quando giri fai un atto di fiducia nei confronti del regista. Bisogna allenare questa fede in se stessi.

Com'è stato recitare sul set internazionale di Julian Schnabel?

Ti posso dire che è stato un set mistico. Ho avuto la possibilità di girare insieme al mio migliore amico che è Vincenzo Leto, attore calabrese come me e con cui facevo teatro già tanti fa. Julian Schnabel è un artista incredibile. Anche se la mia è stata una piccola partecipazione, mi è sembrato proprio di vedere un artista all'opera, nonostante potesse sembrare un po strambo. Purtroppo però non ho visto Oscar Isaac e non gli ho potuto chiedere una foto.

Sei anche cantante e ballerina, come ti vedresti sul palco dell'Ariston di Sanremo?

Mi vedrei benissimo. Io conduco un piccolo festival in Calabria e, anche se alle prime edizioni mi vedevano solo mia madre e mia zia, io mi sentivo quasi a Sanremo.

Parliamo del futuro: hai un sogno nel cassetto?

Scrivere e dirigere un film. Ci vuole impegno, ma ho capito che non bisogna fermarsi davanti agli ostacoli.

Foto principale: Gioele Vettraino

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