Confronting a Serial Killer: una straordinaria docuserie dalla parte delle vittime
Dal 18 aprile in esclusiva su Starzplay (su Amazon Prime Video, Apple Tv + e Rakuten tv) arriva la nuova appassionante docuserie true crime di Joe Berlinger: Confronting a Serial Killer. Vi raccontiamo cos'è e perché è importante vederla.
Siamo così abituati alle storie di finzione sui serial killer, al cinema e in tv, da farne involontariamente degli eroi del male, perché è su di loro che l'attenzione si concentra. La mancanza di un movente che non sia il soddisfacimento di un proprio perverso piacere e l'apparente inafferrabilità dovuta anche al fatto che in America chi indaga deve spesso superare le frontiere dei singoli stati e coordinarsi con le giurisdizioni locali, ha contribuito alla crescita di quello che dagli anni Ottanta in poi è diventato quasi un fenomeno di culto (accanto agli studi seri dei profiler come Robert Ressler e John Douglas non dimentichiamo le varie enciclopedie e raccolte di figurine, con la disamina delle atroci azioni e il morboso conto delle vittime di questi psicopatici). Il fascino del Male, del resto, è enorme: avere la possibilità di ascoltare e guardare negli occhi chi non prova rimorso né pietà ma rivive di continuo dentro di sé l'eccitazione provata nel dispensare dolore e morte, per un essere umano sano e razionale può essere una tentazione irresistibile. Ma, se guardi troppo a lungo dentro l'abisso, come diceva Nietzsche, l'abisso guarderà te. Ed è in quel momento che c'è il rischio di perdersi. È questo quello che ha concretamente rischiato la giornalista e scrittrice Jillian Lauren, che per scrivere un libro ha instaurato un lungo rapporto epistolare, telefonico e di visite carcerarie col più prolifico serial killer americano, Sam Little, morto in carcere il 30 dicembre del 2020 all'età di 80 anni. Questo rapporto è uno degli aspetti più affascinanti – ma non certo l'unico – della nuova docuserie di Joe Berlinger, Confronting a Serial Killer, cinque episodi da un'ora ciascuno che il pubblico italiano potrà vedere grazie a Starzplay (disponibile su Rakuten Tv, Apple Tv+ e Amazon Prime Video) da domenica 18 aprile.
Jillian e Sam come Clarice e Hannibal
Confronting a Serial Killer mostra la toccante e pericolosa immedesimazione che si crea tra un mostro e una donna intelligente e determinata, protagonista nel suo passato di esperienze drammatiche meritevoli di un film a parte (sedotta a 12 anni da un 21enne e vittimizzata dalla società diventa eroinomane, un partner violento tenta di ucciderla e a 18 anni finisce nell'harem del sultano del Brunei), che ha raccontato nei suoi libri. Quando Jillian Lauren, oggi scrittrice affermata e moglie felice del bassista dei Wheezer Scott Shriner, con cui ha adottato due bambini, si imbatte nel caso di Samuel Little, scoprire il motivo della sua impunità diventa per lei un'ossessione. L'uomo è un assassino di colore condannato a tre ergastoli solo nel 2012, a 72 anni, per tre omicidi, dopo esser stato inspiegabilmente libero di uccidere per oltre 40 anni, nonostante una fedina penale di un centinaio di pagine ricolma di reati violenti e un processo per tentato omicidio con la testimonianza di due sopravvissute, una delle quali salvata per un pelo dalla polizia, per cui ha scontato solo un paio d'anni. Little è in carcere e, lusingato dall'attenzione di questa donna bella e audace, accetta di parlarle. Ed è a lei che confesserà con abbondanza di particolari la sua lunga e ininterrotta carriera di serial killer, sempre un passo avanti alla polizia, in continuo movimento, capace di mentire in modo convincente e di beffare i suoi inseguitori. Il rapporto tra Jillian e Sam (lei lo chiama “mister Sam”, lui ricambia con “tesoro” e altri vezzeggiativi) ricorda moltissimo – a testimonianza della serietà dell'opera di fantasia sull'argomento – quello tra Clarice Starling e Hannibal Lecter nel Silenzio degli Innocenti.
Nasce e prosegue solo in base a uno scambio utilitaristico, un “quid pro quo”, un “do ut des”, dalla promessa che lei gli fa di non lasciarlo mai, in cambio delle sue rivelazioni. Immaginiamo (e vediamo nel film) l'effetto che può fare su una mente sana e normale il continuo contatto con la malvagità, di cui ascoltiamo la voce, orgogliosa, strafottente, felice di quello che ha fatto e di poterlo raccontare rivivendolo nella mente. Sapere che se lui potesse ti ucciderebbe per renderti per sempre sua, come ha fatto con tutte le sue vittime, farsi sporcare volontariamente da una lordura inimmaginabile, che finisce per riverberarsi anche sui propri famigliari, sul marito e sui figli. Ma perché tutto questo? Solo per la gloria di un possibile best-seller? La causa di Jillian è più nobile: ridare un nome e una dignità alle vittime ancora sconosciute, finché c'è tempo per farsi raccontare quante e dove sono.
Le vittime di Sam Little, uccise due volte
Se al cinema il criminale accentra su di sé tutta l'attenzione, nella realtà questa dovrebbe essere spostata sulle vittime, ma purtroppo in questo caso la vita imita l'arte: è quello per cui Jillian, e un gruppo di persone eccezionali, come la poliziotta che riesce a far catturare Little, Mitsy Roberts, combattono. Ed è soprattutto su questo che un regista sensibile e intelligente come Joe Berlinger, che tante altre atroci storie ci ha raccontato (come il serial killer Ted Bundy nel documentario Conversazioni con un killer: Il caso Bundy e nel film Ted Bundy - Fascino criminale, la morte della studentessa canadese Elisa Lam nel recente Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel), mette l'accento in questo suo nuovo lavoro. Samuel Little alla fine ha confessato 93 omicidi, commessi tra il 1970 e il 2012: l'FBI è sicura della veridicità della sua confessione, finora è riuscita a verificarne 50 ed è ancora al lavoro (come si legge alla fine di ogni puntata) per identificare le vittime rimanenti. Sono i cosiddetti “cold cases”, chiusi da tempo e riaperti alla luce delle rivelazioni del killer, che ricorda tutto. Come è riuscito Little a uccidere questo numero spropositato di donne, tutte strangolate con le proprie mani, dopo averle spesso picchiato e stuprate, restando impunito per quattro decenni? Semplice: sceglieva le sue vittime preferibilmente tra le prostitute, donne di colore, tossicodipendenti, fumatrici di crack, tutte persone ritenute poco importanti e su cui la polizia americana (espressione di una società intrisa di razzismo e misoginia) non ha indagato a sufficienza.
Perfino in tribunale la testimonianza di due sopravvissute ai suoi assalti non venne ritenuta credibile. Le vittime di Sam Little sono – lui lo sa, lo dice, lo ripete - sacrificabili, è come se fossero “meno morte” delle altre. Ma queste donne erano mogli, madri, figlie e sorelle, si sono lasciate dietro dolore, rimpianto e vuoti che hanno perseguitato a lungo famiglie che non hanno avuto giustizia. È a loro che Lauren guarda, alle donne abbandonate dall'assassino nelle discariche, tra i rifiuti, esseri umani considerati immondizia, per ridare loro dignità di persona e confortare in qualche modo i loro parenti, che le hanno conosciute in altre vesti. Confronting A Serial Killer diventa così anche la storia di un grande fallimento sociale: un grido d'accusa contro un Paese che continua a criminalizzare le vittime e non i violenti, che tratta in modo diverso anche all'interno di uno stesso sottogruppo emarginato le donne bianche e quelle nere. Su questa tacita e vigliacca acquiescenza Sam Little ha costruito la sua carriera di assassino, facendo dei bassifondi delle metropoli e delle città di provincia il proprio terreno di caccia. Jillian Lauren, che avrebbe potuto essere una di queste donne in un altro momento della sua vita, ossessionata dai ritratti delle sue vittime che Little, un buon artista, le manda dal carcere, cerca di dar loro un'identità e delle risposte a chi le ha viste sparire nel nulla. Diventa simbolo ed emblema di tutte loro la misteriosa Alice, che è precipitata nella tana del coniglio senza più uscirne, ma che alla fine dopo tanti decenni avrà un cognome e un'immagine con cui ricordarla.
Per questo e per molti altri motivi Confronting A Serial Killer offre uno sguardo onesto e originale sul terreno di coltura di questi assassini: i semi del Male favoriti dalla combinazione tra il DNA e le esperienze formative di abbandono e violenza dei serial killer vengono concimati dall'indifferenza di una società ingiusta e diseguale che discrimina le vittime invece dei loro carnefici. Si può guarire da questo male solo guardando tutti nella direzione del benessere della comunità vista come un insieme da salvaguardare, senza distinzioni, proteggendo gli agnelli dalla ferocia di queste belve in forma umana.