Come ti salvo una serie
I fan escogitano modi nuovi per salvare le loro serie preferite. Da Chuck a Jericho, passando per I Griffin e Fringe, ecco cosa ha fatto la differenza tra un rinnovo e una cancellazione.

La propria firma in una petizione online. Un messaggio inviato a un qualunque recapito del network. Un appello nel proprio avatar di Twitter o Facebook. Chi di voi non ha usato almeno una volta uno di questi sistemi per evitare che la propria serie tv preferita fosse cancellata? Ma sono qualcosa cui i dirigenti prestano realmente attenzione? La risposta alla domanda è sì, come Michael Schneider di TV Guide ha appreso recentemente dopo averne discusso con alcuni protagonisti della scena televisiva americana. “Adoro i fan e non li biasimo”, racconta uno di loro. “Almeno ci dimostrano in qualche modo che esiste una base di appassionati. Tuttavia, il più delle volte, le ragioni che ci spingono a rinnovare uno show sono altre. Pensiamo a quanto potrebbe crescere, a quelli che sono gli introiti finanziari, a come sta andando dal punto di vista creativo”. Ecco perché, come elemento cardine del business televisivo, i fan stanno cambiando il modo in cui si organizzano e si mobilitano per mantenere in vita i loro show. Le reti fanno affari, quindi perché non puntare su questo aspetto? Si tratta di una strategia già usata qualche anno fa con Chuck della NBC, i cui fan cominciarono a frequentare più spesso i fast-food Subway (uno degli sponsor della serie) per sostenere la comedy spionistica. Subway ed NBC lo notarono e strinsero un accordo per rafforzare la promozione del prodotto, fatto che convinse il network a rinnovare la serie.
Qualcosa di analogo sta accadendo ora tra i fan di Community. Certo, hanno messo in scena dei flash mob, hanno prodotto dei video per YouTube, hanno indossato dei pizzetti farlocchi nelle loro fotografie sui social network, e hanno firmato delle petizioni online (per non parlare dei voti inviati in massa a TV Guide Magazine per far finire Community in copertina). Hanno anche condotto una campagna per convincere i telespettatori che seguire i propri show preferiti in tv è più importante che guardare gli episodi online o dopo averli registrati, dal momento che il loro ascolto verrebbe conteggiato. “E’ incredibile come siano diventati degli esperti di rating”, dice il produttore esecutivo di Community Neil Goldman. “Sanno che non sarebbero conteggiati, e questo dà loro un motivo per far sì che lo siano”. Gli sforzi dei fan di Community sono aumentati nelle ultime settimane, prima degli Upfronts, quando hanno contattato e ringraziato gli inserzionisti le cui pubblicità appaiono durante lo show, facendo in modo anche che i follower della NBC e dei programmi in onda prima dello show fossero bombardati da e-mail e tweet per incoraggiarli a seguire Community (preso atto di tali iniziative, i produttori li hanno ringraziati scrivendo dei dialoghi e realizzando delle magliette in tema). “Mi piace il fatto che gli inserzionisti capiscano quanto i nostri fan ci tengono”, dice il produttore esecutivo Russ Krasnoff. “Si fanno sentire come mai hanno fatto prima”. Goldman racconta: “Quando ci dissero che stavano per sospenderci, [un dirigente della NBC] mi rivelò: ‘Dio ci aiuti quando la base di fan verrà a saperlo’”.
Naturalmente, la decisione finale sull’opportunità o meno di riportare in tv la banda di Greendale la prossima stagione è dipesa da fattori puramente economici (e non preoccupatevi, non c’è dubbio che anche la tanto pubblicizzata baruffa tra l’ideatore Dan Harmon e il membro del cast Chevy Chase stia contribuendo a far pendere l’ago dal lato giusto della bilancia). A maggior ragione, continuerà sicuramente a giocare un ruolo chiave il progressivo avvicinamento di Community al numero magico di episodi che permetterà a NBCUniversal Television, che co-produce la serie con Sony Pictures Television, di venderla alle tv locali (i diritti via cavo e digitali sono stati già venduti rispettivamente a Comedy Central e Hulu). Nel caso contrario, quello più raggelante e indigesto, se una rete decide che, finanziariamente, non ha senso mantenere in onda qualcosa, nulla impedisce ai fan di farle cambiare idea. “Avere una base di fan accanita può aiutare, ma solo se ci sono dei presupposti economici”, precisa un dirigente. “Se non ci sono, non serve a molto”. I precedenti non sono pochi. Ogni tanto, una campagna “Save Our Show” ha un certo impatto, come avvenne quando i fan di Roswell inviarono salsa di Tabasco alla WB o quando gli spettatori di Jericho concessero alla CBS una fornitura a vita di noccioline. In entrambi i casi, le serie furono rinnovate (sebbene andarono ugualmente incontro a una brutta fine poco dopo). Questi esempi sono eccezioni alla regola, tuttavia si basano sulla convinzione che uno show giovane possa ancora trovare i mezzi per esplodere in popolarità.
Per un certo periodo di tempo, i fan delle serie a rischio sono stati corteggiati dall’idea di imbarcarsi in iniziative piuttosto costose, come ad esempio mettere in comune i loro soldi per comprare degli spazi pubblicitari sulla stampa specializzata o anche sulle fiancate degli autobus di Los Angeles. E in quello che potrebbe essere uno dei tentativi più elaborati di sempre, nel 2006, i fan di Everwood noleggiarono una ruota panoramica (un cenno a una delle scene più importanti dello show) da parcheggiare a Burbank, presso gli uffici della neonata CW (che ereditò il drama dalla WB). La prodezza attirò senz’altro l’attenzione dei media, ma la quarta stagione rimase l’ultima. Goldman ricorda poi i tempi in cui lavorava dietro le quinte de I Griffin (cancellata dopo la terza stagione e poi riportata in vita quattro anni più tardi), quando i fan inviarono confezioni di pannolini alla FOX. Il gesto infastidì la rete, e alla fine anche la società produttrice dei pannolini chiese alla gente di fermarsi. “Ci deve essere un limite”, dice Goldman. “Se fossi il dirigente di una rete e il mio ufficio cominciasse ad essere sommerso dai pannolini [un gesto che i fan di Community hanno pensato di replicare, capendo poi quanto sarebbe potuto essere controproducente], cancellerei lo show solo per questo. La cosa mi infastidirebbe”.
Gli invii di oggetti non sono completamente scomparsi. Di recente, FOX ha ricevuto delle spedizioni di dinosauri di plastica come tentativo per salvare Terra Nova, ma lo show è stato cancellato in ogni caso (e i giocattoli sono stati donati in beneficenza ai bambini). L’anno scorso, il presidente di Fox Entertainment Kevin Reilly ricevette oltre 200 casse di liquirizia rossa durante una campagna organizzata dai fan di Fringe. Per la gioia di questi ultimi, la serie fu rinnovata, ma la verità è che a motivarlo furono gli ascolti in risalita dei dati DVR - e non le caramelle - come quest’anno lo è stata la necessità di far tagliare allo show il traguardo dei 100 episodi per la vendita dei diritti alle tv locali. Fatta eccezione per i dinosauri di Terra Nova, non ci sono state altre iniziative analoghe in questa stagione. Gli show rimasti a lungo nella bolla di sapone, come Unforgettable della CBS, hanno preferito affidarsi ai social network. “E’ incoraggiante vedere i fan darsi da fare su Facebook e Twitter”, dice il produttore esecutivo John Bellucci. Simili campagne mediatiche dimostrato ai dirigenti che i fan possono mobilitarsi senza sovraccaricare le loro caselle di posta. Tuttavia, “bisogna capire fino a che punto possono funzionare”, conclude Goldman. “La nostra base di fan è fervente, molto attiva online e molto propositiva. Non si può non prestare attenzione ai volumi che produce, e questo tipo di pubblico ha un suo significato per le persone che devono decidere se mantenere in onda i propri show”. Purché si lasci la ruota panoramica nel parco divertimenti.