Chiamateli pure sfigati
Seth Cohen, Howard Wolowitz, Phil Dunphy... La tv è ricca di personaggi sbeffeggiati dalla società. Eppure, senza di loro il piccolo schermo non sarebbe così divertente.

Maschio. Bianco. Non più di trent’anni. Abbigliamento colorato, apparentemente non molto di moda. Nessuna fede al dito. Una folta chioma di capelli, e un occhio vistosamente nero. Per uno sfigato, è il classico dopo sbornia a bordo piscina dopo una festa in cui tutti non avevano un valido motivo per tirargli un cazzotto, ma l’hanno fatto in ogni caso, così da potergli offrire una prospettiva ancora più chiara della sua posizione sociale. Con le minoranze, la realtà è molto più crudele di quanto non lo sia la tv, dove i più odiati spesso sono i più amati dal pubblico. Dicono di avere problemi con le ragazze, ma basterebbe sbucare con la testa dallo schermo per accorgersi dell’esistenza di frotte di ragazze disposte a spupazzarseli. Ne abbiamo conosciuti tanti nel corso delle stagioni, ognuno con le sue paure, i suoi tic e le sue ossessioni. Abbiamo voluto riunire alcuni dei più celebri e amati di sempre, ma non con il pretesto di creare una Justice League pronta a vendicare anni di soprusi.
Seth Cohen (OC)
Sarebbe rimasto nell’anonimato se Ryan, il delinquentello arrivato da Chino, non fosse entrato nella sua vita, rivoluzionandola quasi totalmente. Seth (Adam Brody) è il classico adolescente che colma il proprio disagio sociale con il sarcasmo. E’ intelligente, ma lo dimostra solo con l’umorismo tagliente e i sofisticati gusti musicali. Ama i videogiochi, tanto da avere un poster della Rockstar Games in camera da letto, ma soprattutto non si separerebbe dai suoi romanzi illustrati - com’è solito chiamare i fumetti, quasi a non volergli mancare di rispetto, immaginando forse che anche quei supereroi di carta potrebbero picchiarlo. Se escludiamo l’innocente avventura con Anna, dalla nascita a oggi Seth ha conosciuto e amato una sola ragazza: Summer. Ma la vera assurdità sta nel fatto che in questo è stato più fortunato di altri. Vivere a Newport Beach, dove tutti sono ricchi e tirati a lucido, l’ha tenuto alla larga da quel viscidume che allontana le ragazze dai nerd peggio della cipolla e dell’aglio.
Milhouse Van Houten (I Simpson)
Vivere all’ombra del proprio eroe. Per alcuni questa può essere l’ambizione più grandiosa della vita. Anche gli sfigati hanno le loro classi sociali, e Milhouse, sfortunatamente, è l’ultimo anello della catena. Non gli importa essere maltrattato, deriso e picchiato. Le mutande tirate fin sopra la testa non fanno poi così male se hai almeno un amico in tutto l’universo, anche se non gli passa neppure per l’anticamera del cervello che Bart si serve di lui per sentirsi a sua volta meno impopolare. Purtroppo si nasce con un carattere e bisogna tenerselo, ma Milhouse probabilmente sarebbe stato meno incapace senza tutti quei traumi infantili, come possono esserlo due genitori separati e una madre ossessionata dal controllo. Usa ancora i giocattoli consigliati ai minori di tre anni, e sogna di sposare un giorno la ragazza per lui più carina della scuola, Lisa. Questo ci aiuta a capire perché anche dal suo punto di vista l’amicizia con Bart ha i suoi perché.
Howard Wolowitz (The Big Bang Theory)
Da noi non succede così spesso, ma in California se hai 24 anni e vivi ancora con la mamma sei uno sfigato cronico. A guardarlo bene, Wolowitz (Simon Helberg) non dà l’impressione di essere un genio. In realtà pare che lo sia stato, perché ora l’unica cosa importante nella sua vita è recuperare tutto il tempo trascorso con la schiena curva sui libri di fisica. E’ disperato, ossessionato dal desiderio di accoppiarsi. Se potesse, guadagnerebbe una nuova laurea in tecnica dell’abbordaggio, o anche no, dal momento che ogni suo tentativo è pressoché fallimentare. In realtà, i suoi problemi con le donne sono causati principalmente da due costanti che soltanto un buco nero riuscirebbe ad annullare: il suo stile, a metà strada tra l’hippy e Disco Stu, e la sua lingua lunga, sia quando parla sia quando bacia.
Fitch Cooper (Nurse Jackie)
Tra gli sfigati, ci sono quelli che sono assolutamente convinti di non esserlo. Sfatiamo il mito che i ragazzi di bell’aspetto non possono essere disapprovati. Ciò che fa di una persona un leader non è l’aspetto fisico, la sua intelligenza o il numero di amici su Twitter, ma la sua sicurezza, e il modo in cui Coop (Peter Facinelli) cerca costantemente l’approvazione degli altri, non fa di lui una persona socialmente ben inserita. Per sopravvivere nel mondo, il Dott. Cooper si è creato una maschera fatta di bugie e banale sarcasmo. Una copertura che è destinata a cadere, rivelando tutte le sue vulnerabilità imbarazzanti. Quand’è sotto pressione, stringe impulsivamente il seno della donna più vicina per calmare il nervosismo, nonostante siano proprio le donne a farlo sentire a suo agio, probabilmente perché è stato cresciuto da due madri.
Abed Nadir (Community)
Essere un nerd ti rende la vita difficile, far parte anche di una minoranza razziale ancora di più. Fortunatamente, al Greendale Community College d’individui singolari ce ne sono abbastanza, quindi è un po’ come quel detto secondo il quale un pazzo non si sentirà mai tale tra altri pazzi. La singolarità di Abed (Danny Pudi) sta nel fatto che per lui la realtà è troppo noiosa. Vive nella citazione: ogni momento può trasformarsi in una personale rivisitazione di un classico del cinema, della tv o dei videogiochi. E’ la rappresentazione perfetta dello sfigato stralunato, colui al quale chiederesti se ci è o ci fa. Apparentemente asessuato, si diverte nello sfatare il mito del rapper di colore, giocando con le rime meglio di quanto non faccia quando cerca di esprime normalmente un pensiero lontanamente interessante per qualcuno. Ama i travestimenti, non si vergogna delle sue origini familiari quando dovrebbe, e spera di cambiare il mondo attraverso la sua visione dello stesso, probabilmente un immenso luna park popolato da pagliacci tristi.
Ross Geller (Friends)
Soltanto un tipo come Ross (David Schwimmer) non si sarebbe potuto accorgere di aver sposato una lesbica, e in aggiunta non dev’essere stato molto divertente per lui crescere con una sorella maniaca del controllo, capace di atterrarlo con un dito. Ross è un letterato, un esperto di dinosauri precisino, quasi ossessivo compulsivo, capace solo di dire e fare la cosa sbagliata nel momento sbagliato. Tuttavia, è proprio nella sua esagerata diversità che si cela quella dolcezza che piace tanto alle donne stanche di uscire con gli “uomini veri”. Ha una pazienza immensa ma non altrettanto coraggio - si lascerebbe fregare persino da un ragazzino sufficientemente sveglio. E’ metodico ma incostante, fiducioso ma pessimista, determinato ma bastian contrario, la sua vita è un eterno conflitto tra ciò che vorrebbe fare e ciò che è realmente capace di fare.
Dale Kettlewell (Greek)
Da quattro stagioni non facciamo altro che chiederci se l’imbranataggine di Dale (Clark Duke) sia causata dai suoi valori poco progressisti. Il cattolicesimo, cui è estremamente devoto, ha trasformato Dale in uno sfigato noioso, in una persona che ha paura di vivere la vita, di sbagliare, di deludere qualcuno. Ma a renderlo ancora più odioso è il suo atteggiamento da missionario, come se la sua vita smettesse di avere un significato senza qualcuno da convertire al suo credo. Con il tempo, Dale ha cercato di uscire dal proprio guscio, scoprendo l’esistenza di un mondo stimolante ma non del tutto disposto ad accoglierlo. E questo è altrettanto sbagliato. Certo, un moralista starebbe sulle scatole a chiunque, figuriamoci a una festa della confraternita.
Phil Dunphy (Modern Family)
Phil (Ty Burrell) ha superato gli anta da un pezzo, ma tutto si può dire di lui tranne che non sia un ragazzino. Fa parte di quella categoria di genitori che cercano di sembrare disperatamente moderni, spesso con risultati imbarazzanti. Anche se la regola suggerisce il contrario, nessun padre, neppure Phil, ama farsi battere dai propri figli, così cerca di apparire figo, tecnologico, alla mano, vincente, generando solo tantissimo imbarazzo, soprattutto tra i figli. La sua devozione è opprimente, per alcuni stucchevole, ma soprattutto è davvero poco credibile, sia quando cerca di apparire serio, sia quando cerca di essere divertente. Come per qualunque uomo sposato, è lo schiavo di sua moglie, condizione che i single etichettano come il non plus ultra della sfigataggine. E’ ossessionato dal giudizio degli altri, soprattutto dei membri della sua famiglia, ma diversamente dalla stragrande maggioranza dei padri, non è cocciuto.
John Dorian (Scrubs)
Un dottore imbranato è l’incubo di qualunque paziente, ma per fortuna l’universo di Scrubs è molto diverso da qualunque struttura ospedaliera reale, o almeno così ci auguriamo. JD (Zach Braff) apparitene alla categoria degli sfigati effeminati. E’ sensibile, dalla lacrima facile, convinto che le emozioni debbano essere esternate sempre e comunque. E’ timoroso: riflette troppo, con il risultato che il più delle volte diventa il nemico di se stesso. Ha bisogno costantemente dell’approvazione degli altri, soprattutto delle persone importanti della sua vita, senza rendersi conto che sarebbe sufficiente un po’ di autostima per imporsi come un vincente, come una persona da temere. Il suo aspetto da cucciolo bastonato è uno specchietto per le allodole per le ragazze: ne abborda a decine ma non è in grado di tenere in piedi una relazione per più di due settimane. Questo anche perché il vero amore della vita di JD è Turk, il suo migliore amico, l’unico in grado di sopportarlo senza alcuno sforzo.