Chi è il nemico?
Cosa accade quando a tradirti è la nazione di cui esibisci fiero il vessillo? Arriva su Fox Last Resort, l'action thriller di Shawn Ryan che antepone l'onore alle logiche geopolitiche.

Non è passato molto tempo da quando Shawn Ryan ha dichiarato di volersi prendere una pausa di riflessione. Dopo il successo del poliziesco The Shield, e i riscontri come showrunner delle apprezzate The Unit e Lie to Me, lo sceneggiatore e produttore ha affrontato un biennio tormentato dietro le quinte di Terriers e The Chicago Code, procedurali elogiati dalla critica ma sottovalutati dal pubblico americano. Stanco di vedere il bicchiere mezzo pieno, Ryan ha deciso di prendere le distanze dal piccolo schermo nel tentativo di “ricaricare le batterie”. Ma, fortunatamente per i suoi ammiratori, si è ritrovato quasi subito al fianco di Karl Gajdusek (Dead Like Me) nello sviluppo di Last Resort, action thriller di ABC accolto dalla stampa e dai telespettatori come una delle novità più interessanti di questa stagione. Ora in onda in Italia - in contemporanea con gli Stati Uniti dall’8 ottobre ogni lunedì alle ore 21:00 su Fox - nelle sue prime due settimane Last Resort ha raggiunto medie d’ascolto tali da riportare probabilmente il sorriso sul volto di Ryan. Almeno un accenno. La sfida, infatti, non è semplice, sia perché la serie si colloca in un genere che pare stia cominciando ad annoiare gli spettatori, sia perché la collocazione nel famigerato “slot della morte” di ABC riporta alla memoria diverse vittime illustri; soltanto nell’ultimo anno Missing e Charlie’s Angels. Tuttavia, variabili come un cast di volti celebri e amati della tv a stelle e strisce, uno stile visivo perfezionato dai paesaggi mozzafiato delle isole Hawaii che tanto ricordano vecchie glorie del passato, e una narrazione complessa e incalzante potrebbero permettere a questa novità di abbattere i timori di quei tanti i quali stasera le si avvicineranno sperando di non rimanere di nuovo scottati.
I temi ricorrenti di Last Resort sono tra i più cari al pubblico: onore, giustizia, riscatto, famiglia... Quello che sembra un giorno di ordinaria amministrazione per gli uomini a bordo del sottomarino americano Colorado - il salvataggio di qualche militare disperso nell’oceano e la soddisfazione per essersi spinti oltre il proprio emisfero - si trasforma nel peggiore degli incubi quando un messaggio criptico diffuso dal canale radio riservato alle emergenze ordina al capitano Marcus Chaplin (il vincitore di due Emmy Andre Braugher, reduce da Men of a Certain Age) e al resto dell’equipaggio di sganciare l’armamentario nucleare del Colorado sul Pakistan. Incoscienti delle logiche che hanno portato Washington ad assumere una posizione così spaventosa, e insospettiti dalla natura della comunicazione appena ricevuta, Chaplin e il suo vice Sam Kendal (Scott Speedman, Felicity) pretendono di saperne di più. Distruggere un paese e uccidere milioni di persone non può essere così semplice, ma il fatto che alla Casa Bianca non abbiano bisogno di troppe cerimonie per decidere il destino delle loro vite e del mondo intero non lascia ai due altra scelta se non fuggire. Questo non scongiura l’attacco al Pakistan. Piuttosto, riduce i decorati uomini e donne del Colorado in nemici della loro stessa patria, oltretutto militarmente una delle più potenti al mondo.
Presi di mira dal fuoco amico, Chaplin e Kendal comprendono velocemente di non avere più nulla da perdere e prendono la decisione tanto drastica quanto disperata di occupare Sainte Marine, un’isola esotica nel sud del Pacifico, sede di una base NATO, dove dichiarano la nascita di nuova nazione indipendente e sovrana. A prima vista Sainte Marine sembra essere la loro “ultima spiaggia”, ma l’intento è farla diventare il ponte di comando delle loro buone intenzioni. Qui i membri dell’equipaggio del Colorado trovano un rifugio, alcuni anche l’amore e la possibilità di cominciare una vita migliore (una sorta di azzeramento molto simile a quello visto in Lost), ma questo non cancella la preoccupazione per ciò che sta avvenendo nel mondo e il dispiacere per le persone lasciate indietro. Al timore per il presunto conflitto che sta angustiando il pianeta si aggiungono problematiche più circoscritte: non tutti nell’isola vedono di buon occhio l’invasione guidata dal capitano Chaplin, mentre in America i familiari e le altre persone care ai membri del Colorato vengono usate dal governo come l’anello debole che costringerà i disertori ad arrendersi.
Nata secondo i suoi ideatori dall’incrocio tra le storie di spionaggio di Tom Clancy e le serie 24 e Lost, a Last Resort va il merito di aver saputo sperimentare, più di qualunque altra novità presentata quest’anno. Una serie che sembra provarci gusto nel farlo e alla quale non piace la guerra, a dispetto di quanto qualcuno ha scritto in madrepatria. Ryan e Gajdusek hanno spiegato che il loro show riguarda le tante cose sbagliate di questo mondo: non si tratta di una celebrazione del conflitto, ma dimostrare quanto la gestione del potere sia una pratica poco limpida nei governi, a qualunque livello. Un tema affrontato, come la tivù vuole, con determinazione. Dal momento che l’autunno è inclemente con i nuovi show, grandi momenti d’azione puntellati dal contesto militare s’intrecciano con vere epopee romantiche nella speranza di abbracciare la più ampia platea possibile, anche se è chiara l’intenzione di affascinare soprattutto il pubblico appassionato da show come NCIS e Homeland. Minacce alla sicurezza nazionale, corruzione e abuso di potere sono materie di cui tutti si riempiono la bocca in questo delicato momento storico, in America e nel resto del mondo. Last Resort dà la propria interpretazione non con l’intento di cambiare le cose - in questo è meno pretenziosa di tante serie che l’hanno preceduta - ma divertire lo spettatore con storie epiche, emozionanti e dallo sviluppo febbrile.