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Il finale di Ozark: degno o deludente? Il destino di Marty, Wendy e Ruth e un ipotetico finale alternativo

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Si è conclusa una delle serie più celebrate di Netflix. Discutiamo insieme del finale di Ozark.

Il finale di Ozark: degno o deludente? Il destino di Marty, Wendy e Ruth e un ipotetico finale alternativo

Quattro stagioni per 44 episodi hanno raccontato su Netflix la parabola della famiglia Byrde. Marty e Wendy sono stati adulti moralmente riprovevoli e genitori decisamente inqualificabili che hanno spesso giustificato la propria condotta come necessaria per salvare loro stessi e i figli Charlotte e Jonah. In parte è stato così, in parte è stata la brama di potere ad averli trascinati in una infinita spirale di eventi del mondo criminale. I Byrde sono stati il perno di un asse intorno al quale ruotavano un cartello messicano per lo smercio di droga, gli interessi legittimi e segreti dell'FBI e la feccia del territorio composta dagli estremi delle classi sociali, bifolchi e politici. Non vi sarà sfuggita la coniugazione al passato dei verbi di questo articolo. La serie Ozark si è conclusa e vale la pena spendere qualche parole sul finale, motivo per cui è bene che interrompa la lettura chi non è ancora arrivato fino in fondo.

Ozark: la scena finale della quarta e ultima stagione

Partiamo dall'ultima scena. E per essere chiari fino allo stordimento, da qui in poi piovono spoiler.

I Byrde tornano a casa in tarda serata dopo l'evento celebrativo per la loro Fondazione, un successo che sta per proiettarli verso una posizione di alto rilievo nella società permettendogli di lasciare la regione dell'Ozark, di rientrare a Chicago e diventare una delle famiglie più potenti di tutto il Midwest degli Stati Uniti. A casa si accorgono che un vetro è stato infranto e nel giardino c'è qualcuno che li aspetta. È Mel Sattem che tiene in braccio il vaso con la testa di capra in cui ci sono le ceneri dello zio Ben. Il detective che hanno fatto reintegrare in polizia ha capito come incastrarli per la morte del loro parente. Non accetta di essere comprato con i loro soldi e gli dice "La gente come voi non deve vincere, il mondo non funziona così", "Da quando?" risponde sardonica Wendy. Queste sono le ultime due battute della serie e raccolgono in estrema sinstesi quello che è stato il loro arco narrativo e di tutti i crimininali con cui hanno avuto a che fare. Idealmente è l'epilogo amaro perfetto, perché mette a fuoco il male della natura umana, l'avidità, l'arroganza, l'egoismo che sono sempre esistiti e sempre esisteranno.

A quel punto si sente il rumore di un cartuccia caricata nella canna di un fucile. Charlotte e Jonah sono usciti in giardino ed è quest'ultimo che regge l'arma, puntata contro Mel. Il ragazzo chiude gli occhi, mentre sul primo piano di Marty e Wendy si disegna una lieve espressione di sollievo. Questa è l'ultima immagine di Ozark, i volti dei due genitori che rappresentano il male quando indossa vestiti eleganti. Su fondo nero subito dopo arriva il suono dello sparo la cui interpretazione non è discutibile: Jonah ha sparato per uccidere l'uomo che avrebbe spaccato definitivamente la famiglia.

Perché Jonah? Per mostrare gli effetti ormai non più contenibili della corruzione morale operata dai genitori verso i figli. È vero che il ragazzo è spesso stato in disaccordo con l'operato del padre e della madre e, soprattutto in quest'ultima stagione, voleva prenderne le distanze. È vero che nelle quattro stagioni il fucile lo ha preso in mano svariate volte, anche facendo fuoco per la rabbia contro un finestrone della casa. È vero che in quel momento Mel Sattem minaccia la sua famiglia reggendo le ceneri dello zio Ben, al quale lui era legatissimo. Ed è vero inoltre che Jonah ha ben seguito le orme del padre come un abile commercialista in erba, nascondendo denaro su conti offshore e riciclando denaro per Ruth, ma premere il grilletto verso un altro essere umano è un altro discorso. La chiusura sullo sparo significa niente lieto fine. Il punto di non ritorno era stato superato da molto tempo e con questo ne prendiamo pienamente coscienza.

Ozark: cosa simboleggia l'incidente d'auto

La quarta stagione si apre con una scena inusuale. Marty, Wendy, Charlotte e Jonah stanno viaggiando in automobile e l'atmosfera è incredibilmente pacifica. Sembrano distesi, sereni, quasi come una famiglia normale che per loro è una rarità. All'improvviso un tir appare sulla corsia che stanno percorrendo e per schivarlo Marty perde il controllo dell'auto che esce di strada cappottandosi più volte in un prato. Qualcuno tenta di ucciderli inscenando un incidente stradale? Oppure è davvero un incidente? Perché sembravano felici? Non sappiamo cosa sia accaduto ai quattro e non lo sapremo fino al quattordicesimo e ultimo episodio. La scena è un flashforward che collocata all'inizio di stagione conferisce maggiore drammaticità e suspense alle nostre aspettative.

A fine stagione, dunque, rivediamo la scena. Sappiamo che Wendy è appena uscita dalla clinica psichiatrica dove si era auto-ricoverata. Marito e figli sono andati a prenderla, dopo che questi ultimi hanno rinunciato a partire con il nonno Nathan avendo capito di quale pasta fosse fatto grazie all'aiuto di Ruth. Quando l'automobile si cappotta ripetutamente, ci chiediamo quanti Byrde siano morti. La risposta è nessuno. Un graffio qui e là, ma di fatto ne escono illesi. Come dice Wendy al prete del cartello messicano, il significato di quell'evento non è l'ultimo avvertimento, ma la conferma che sono destinati a cadere sempre in piedi. Nonostante tutte le situazioni di estremo pericolo nelle quali si sono infilati e dalle quali ne sono usciti vivi, a volte all'ultimo secondo, il fato sarà sempre favorevole nei loro confronti. La scena dell'incidente non ha una diretta correlazione con lo sviluppo della trama ed è inserita dagli autori come sequenza allegorica, per spiegarci perché alla fine della serie i Byrde saranno ancora tutti vivi. È scritto nel destino (e sul copione ovviamente) che sono intoccabili, immortali, per quanto condannati a quella vita criminale.

Ozark: Ruth, Wendy e il significato della fine

Non è quello che vorremmo, è vero, e non è all'altezza di Breaking Bad con cui è stata spesso comparata, ma il finale della serie Ozark è un buon finale. C'è una chiusura degli archi dei personaggi principali relativamente soddisfacente da un punto di vista narrativo. Tutti avremmo voluto vedere la fine di Wendy Byrde, un personaggio incredibilmente disgustoso, manipolatore, egoista, avido, bramoso di potere e senza scrupoli. E magnificamente interpretato da Laura Linney. Dopo tutto quello che il suo comportamento ha generato, dopo aver consapevolmente messo a rischio la vita di suo marito e dei suoi figli e aver sacrificato la vita di suo fratello, il fatto che alla fine Wendy rimanga viva ci lascia con l'amaro in bocca.

Un sapore ancora più sgradevole se affiancato alla morte di Ruth che avremmo invece voluto restasse in vita. E anche nel suo caso, gli autori chiamano in causa il destino in quelle scene in cui è citata "la maledizione dei Langmore" come qualcosa alla quale non si scampa. La scena nella quale rivede i suoi defunti parenti ha la funzione di farci entrare per un'ultima volta in connessione emotiva con lei. Ruth è nata e cresciuta in condizioni di povertà, in mezzo a criminali di bassa lega, e anche se ci prova a fuggire da quella pesante eredità facendosi ripulire la fedina penale, per quanto sia scaltra, ambiziosa e risoluta, le sue scelte arrivano più dalla pancia che dalla testa. Quella di aver voluto vendicare il cugino Wyatt sparando a Javi Elizondro, nonostante il consiglio di Marty di non farlo, le è fatale. Ruth aveva causato la morte degli zii Russ e Boyd per salvare la vita di Marty nella prima stagione e quello di Javi è l'unico omicidio che compie a sangue freddo. Ruth Langmore è uno dei migliori personaggi mai scritti per una serie televisiva che ha beneficiato di una superlativa performance dell'attrice Julia Garner.

La morte di Ruth per mano di Camila Elizondro, per la quale Marty e Wendy non possono fare nulla senza sacrificare se stessi, ricade su tutti i Byrde. L'ultimo episodio si conclude con il confronto tra loro e Mel Sattem, ma quello che possiamo dedurre è che il programma del trasloco a Chicago è ora sfumato. Marty è costretto a rimanere per occuparsi della gestione del Casino e del riciclo di denaro per il cartello di Camila, ora che Ruth non c'è più. I Byrde sono dunque vivi, ma costretti a restare in quel purgatorio per servire da una parte i messicani, dall'altra l'FBI.

Il buon lavoro degli autori è stato quello di mostrare gradualmente quanto i personaggi perdessero la bussola della moralità, secondo azioni e pensieri diversi uno dall'altro. Wendy si è spinta di molto oltre andando a compromettere anche la propria umanità, si è creata terra bruciata intorno e solo all'ultimo momento, dicendo ai suoi figli che potevano scegliere di andare dove volessero in modo sincero e dimostrando amore, li ha riconquistati. Per molto tempo è stata proprio l'umanità a separare i Byrde dagli assassini che avevano intorno, anche quella infine destinata a cadere, nel caso di Marty con il mancato sacrificio per salvare Ruth. E dopo di lui, il figlio Jonah nell'ultima scena.

Ozark: come la serie avrebbe potuto finire

La discussione è aperta. Una buona versione alternativa alla fine di Ozark è la seguente. Nell'incidente stradale, Wendy sarebbe dovuta morire. A quel punto tutto l'interesse intorno alla Fondazione Byrde si sarebbe fermato e sarebbe stata cancellata la serata della celebrazione. Camila sarebbe rimasta azionista della Shaw Medical Solutions e Clare Shaw avrebbe comunque continuato a beneficiare dell'accordo stipulato con il cartello messicano. Camila avrebbe minacciato Clare, non alla serata di gala ma in un'altra circostanza, per ottenere informazioni sulla morte di suo figlio Javi. Non più in relazione con i Byrde, Clare avrebbe rivelato il nome di Ruth come esecutrice dell'omicidio e di Wendy e Marty come presenti in quel momento.

Ruth sarebbe comunque stata uccisa da Camila la quale, recandosi a casa dei Byrde, sarebbe stata pronta a far fuori tutti. Qui però avrebbe imbastito un nuovo accordo senza possibilità di trattativa con Marty per fargli continuare il lavoro di riciclaggio al Casino, con la costante minaccia di uccidere Charlotte e Jonah al primo errore, presumibilmente rientrati, loro sì, a Chicago. La serie si sarebbe conclusa così con il suo protagonista Marty, con la costante e solida performance di Jason Bateman, condannato a lavorare nell'Ozark, da solo. Dopotutto, in origine era stato lui a trascinare tutti in questa situazione, con conseguenze fatali su una serie di persone che avevano avuto la sfortuna di incontrarlo.

Ozark è una serie che offre un'alta qualità sotto ogni profilo tecnico-artistico. Esteticamente impeccabile nella virata al blu delle immagini che ne ha contraddistinto il look. Narrativamente non impeccabile, ma gestire così tante storie e personaggi e fare di necessità virtù, è un lavoro molto impegnativo a livello autoriale. Un suo pregio è stato quello di rivelarci attori che lavorano da anni negli Stati Uniti e che sono meno noti da noi, per l'immensa bravura con la quale hanno regalato una credibile personalità a persone fittizie. Ascoltarli in lingua originale è un dovere: Lisa Emmery (la perfida produttrice di driga locale Darlene Snell), Tom Pelphrey (il fratello di Wendy con non poche turbe psichiche Ben Davis), Felix Solis (il temibile boss Omar Navarro) e Janet McTeer (la gelida avvocato della mala Helen Pierce).

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