Bangla - La serie: presentata al Torino Film Festival 2021 la serie tratta dal film omonimo di Phaim Bhuiyan
Il film che aveva fatto vincere a Bhuiyan il David di Donatello come miglior regista esordiente è diventato ora una serie, composta da otto episodi di trenta minuti l'uno circa. Debutterà prossimamente su Rai Play. Ne abbiamo parlato col co-regista e co-sceneggiatore Emanuele Scaringi.
Tutto ha avuto inizio qualche anno fa, quando il giovane Phaim Bhuiyan si fece notare con un servizio video realizzato per la trasmissione RAI "Nemo - Nessuno Escluso", in cui parlava con ironia e schiettezza della vita di quelli come lui: immigrati di seconda generazione, quelli nati e cresciuti in un paese che ancora non gli vuole riconoscere la cittadinanza e costantemente alle prese con il clash - più o meno duro - tra la cultura d'origine della famiglia e quella all'interno della quale si sono formati.
Quel successo lo spinse verso la realizzazione di un film che ha avuto un grande successo e che gli ha fatto vincere il David di Donatello come miglior regista esordiente, il Nastro d'argento per la miglior commedia e molti altri premi: Bangla.
Ora Bangla è diventata una serie prodotta da Fandango (come il film) in collaborazione con Rai Fiction, che è stata presentata in anteprima al Torino Film Festival 2021 e che detterà prossimamente (probabilmente a febbraio) su Rai Play. Una serie che riprende alla lettera spirito e temi del film, di cui ovviamente è di nuovo protagonista lo stesso Phaim, rimasto il ragazzo "50% bangla, 50% Italia, 100% Torpigna" del film.
In Bangla - La serie, prosecuzione ideale del film, la famiglia di Phaim, che doveva partire per Londra, all'ultimo minuto è costretta a rimanere a Roma. Senza più un tetto (affitto disdetto), Phaim è con loro costretto ad andare a vivere in subaffitto in un seminterrato di Torpignattara (where else?) casa degli zii, dove c'è una cugina affascinante e all'apparenza spigolosissima: uno dei pochi nuovi personaggi della serie, che promette sviluppi molto interessanti.
Ma rimanendo a Roma, Phaim è costretto anche ad affrontare, senza più possibilità di lasciarsi la cosa alle spalle con calcolata ignavia, la questione Asia: la sua fidanzata italiana con cui lui, per motivi religiosi, non può far sesso.
Già tema centrale nel film, il sesso è al centro del primo degli otto episodi di Bangla - La serie (che hanno la durata ideale di 30' l'uno), mentre nel secondo Phaim e Asia sono costretti a un pranzo in cui le loro famiglie si incontrano per la prima volta, fortemente voluto dallo sgangherato papà di Asia, nuovamente interpretato da Pietro Sermonti.
Bangla - La serie è diretta dallo stesso Bhuiyan e da Emanuele Scaringi (che del film diretto da Bhuiyan era stato produttore creativo, ma che è stato anche la persona che, dopo aver visto il video di Phaim a Nemo aveva portato il progetto del film in Fandango), con un soggetto firmato da Vanessa Picciarelli, Bhuiyan e Scaringi sceneggiature scritte da Picciarelli e Scaringi assieme a Dario D’Amato, Giulia Gianni e Giulio Carrieri.
"In realtà l'idea originale di Bangla era stata proprio quella di farne una serie," ci ha spiegato Scaringi al telefono, "poi per questioni produttive è venuto prima il film, che è stato realizzato in fretta, in piccolo, un po' cotto e mangiato. Alla serie abbiamo cominciato a lavorare quasi subito dopo aver finito il film, e siamo stati molti contenti di poter tornare a quel mondo e a quei personaggi, per poter dare loro più spazio, per poter andare un po' più in profondità. E siamo stati felicissimi che tutti i protagonisti del film abbiano accettato di tornare nella serie, anche nei casi in cui i loro ruoli si erano ridimensionati invece di crescere."
Oltre alla cugina di Phaim, Sumaya "corrispettivo al femminile del personaggio quello di Phaim, che racconta come per una donna le stesse difficoltà vissute dal protagonista intorno alle questioni del sesso e del conflitto tra culture sono dieci volte più grandi", il vero personaggio in più rispetto al film, ha detto Scaringi, è proprio Torpignattara, quartiere del quadrante di Roma Est che "è un miscuglio anche di classi sociali, e non solo di etnie, uno dei quartieri più aperti e variegati della Capitale".
Non solo nel racconto della periferia, ma anche in molte delle questioni trattate, Bangla - la serie non può non suscitare un parallelo spontaneo con la Strappare lungo i bordi di Zerocalcare. Scaringi ride, e non solo perché era stato lui il regista di La profezia dell'armadillo, il film tratto dal fumetto di Zerocalcare, ma anche perché, ricorda, "Roma Est per me che venivo da fuori città era già centro, e non periferia. Tra le serie ci sono indubbiamente delle analogie, su tutte quella di raccontare personaggi che sono alle prese con mondo del lavoro, una cosa che spesso al cinema rimane sul vago. Quelli che raccontiamo sono i quartieri della working class, se così la possiamo ancora chiamare, o anche meglio della working class mancata. Quarieri popolati da ragazzi che sono figli immigrati italiani e non che a Roma erano venuti in cerca di lavoro."
Una periferia che, al netto della questione linguistica ("la polemica sull'uso del dialetto mi pare davvero sterile", dice Scaringi), riesce a diventare tanto più universale quanto più Bangla la racconta da vicino. "Speriamo", è il commento di Scaringi a questa osservazione, "in fondo quella periferia è in qualche modo la periferia di tutto il mondo."