What's Love: recensione della commedia romantica con Lily James
Dopo una lunga pausa, Shekhar Kapur torna a dirigere un film e parla di matrimoni combinati in What's Love, commedia sentimentale multietnica con Lily James e Shazad Latif. La recensione di Carola Proto.
Da dove potremmo cominciare? Dalla canzone di Tina Turner che dà il titolo originale alla commedia romantica di Shekhar Kapur, che torna dietro alla macchina da presa dopo 16 anni? O magari da Lily James, che da ex Cenerentola del grande schermo passa a interpretare una ragazza che non si sposta in carrozza ma in metropolitana e, invece di frequentare i balli eleganti, va in discoteca, dove i principi azzurri non risultano pervenuti? Iniziamo dal brano della "leonessa del rock".
Nel secondo verso del ritornello, l'amore viene definito "un'emozione secondaria". Questa frase - guarda un po' - sembrano averla inventata i due protagonisti di What's Love, anche se le premesse sono diverse, perché la trentenne Zoe accumula storie di una notte prive di qualsiasi coinvolgimento emotivo, mentre il suo migliore amico d’infanzia Kazim (Shazad Latif) accetta con tranquillità l'idea di "sottostare" a un matrimonio combinato, sia per pigrizia che per quieto vivere con i suoi genitori. La famiglia di Kazim, infatti, è pakistana e musulmana, mentre i genitori di Kapur erano induisti e originari del Punjab, uno stato confinante con il Pakistan.
Questa differenza di credo religioso poco importa, anche se impedisce una completa identificazione di Kapur con Kazim, perché al regista, o meglio alla sceneggiatrice Jemima Khan (ex moglie dell'ex primo ministro Imran Khan), sta a cuore esplorare le ragioni del cuore versus le ragioni della tradizione, e forse anche della convenienza, di una serenità faticosamente raggiunta e, in fondo, del rifiuto del libero arbitrio, che poi significa decidere in autonomia, esporsi ai giudizi altrui, prendersi l'intera responsabilità di un gesto che può rivelarsi sbagliato.
Forse Shekhar Kapur non è esattamente Zoe, ma il fatto che il personaggio giri un documentario, e abbia spesso in mano una telecamera, è indice di un comune interesse a indagare la realtà, o meglio le questioni amorose, attraverso il linguaggio cinematografico. Da un lato, quindi, i riferimenti sono Sognando Beckham, East is East e Il mio grosso grasso matrimonio greco, mentre dall'altro - e lo dicono i produttori londinesi interessati al doc di Zoe - non si può non pensare a Harry ti presento Sally, con le sue coppie anziane che parlano a un intervistatore muto e invisibile del loro primo incontro e dell'innamoramento. Ai due finanziatori Zoe propone un Love Contractually, che non significa solo una variante di Love Actually, ma è indice del desiderio di Shekhar Kapur di lanciarsi in un genere nel quale l'Inghilterra si è sempre distinta, perché Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, Il diario di Bridget Jones, Sliding Doors eccetera restano inimitabili e, a tutt’oggi. solo i film targati Nora Ephron possono competere con i loro cugini britannici. Eppure, a causa della scomparsa di Roger Michell e della recente pausa di Richard Curtis, di impeccabili commedie romantiche al momento se ne fanno poche, e a Kapur (e a Jamima Khan) va quindi il merito di aver se non altro adattato il genere alla contemporaneità, epoca in cui l'amore è liquido e siamo tutti dei consumatori. E allora forse è giusto agire secondo i principi della religione e dare la precedenza non ai palpiti del cuore ma a ciò che è giusto per gli eventuali figli. L'amore, dal quale generalmente parte il desiderio di formare una coppia, smette allora di essere l'inizio di tutto.
Sulle prime, confrontando il matrimonio programmato con il sesso senza amore, Kapur si domanda se anche le app di dating non siano una scorciatoia per riunire due individui che si sentono incompleti o per trovare un boyfriend da portare alle feste di famiglia. Cosa è meglio dunque? Forse le farfalle nello stomaco non ci sono in nessuno dei due casi. E’ un’analisi puntuale e interessante, non c'è dubbio, che però fatica a distaccarsi da tutta una serie di film che somigliano a romanzetti della cosiddetta chick lit (letteratura easy per ragazze), anche perché, già dai primi 5 minuti, capiamo che Zoe e Kazim finiranno per mettersi insieme. D’accordo, a volte il come arriviamo a un finale è più interessante del finale stesso, ma la presa di coscienza di un sentimento che non è più solo amicizia è troppo repentina, e forse perfino troppo poco romantica. E diciamocelo: non è che ci sia tutta questa intesa fra Shazad Latif e Lily James, nonostante diversi autorevoli critici sostengano il contrario.
Nonostante questo, ci sono due spunti interessanti nel film, che sottendono uno sguardo amaro al modus vivendi di una buona metà del globo terracqueo e perfino ad alcune pagine buie della storia della monarchia britannica. In una scena di What's Love, un personaggio afferma che la solitudine è una prerogativa, o meglio una condizione, squisitamente occidentale. I mille parenti e amici di Kazim sono una comunità chiassosa e forse invadente, ma, pur nella loro eccentricità e scarsa apertura mentale, sono un nucleo incandescente di affetto incondizionato, una gigantesca spalla su cui appoggiarsi nei momenti bui. Le vere solitudini, quindi, popolano il West del mondo, dove le persone, dopo un secolo e mezzo di femminismo, ancora attribuiscono minor valore a una donna che non ha un uomo. E sono le altre donne le prime a farlo, a cominciare dalla Cath di Emma Thompson, che cerca in ogni maniera possibile di trovare un fidanzato alla figlia Zoe. E proprio Cath, che indossa il Sari quando si reca a casa della vicina, che poi è la madre di Kazim, esclama, dopo la celebrazione di un matrimonio indiano: "Non è straordinariamente esotico? Mi sento come una concubina!".
Ovviamente, in What's Love la realtà viene osservata e restituita attraverso la lente deformante della commedia, ma la questione è molto complessa, così come la sempiterna lotta tra passione e pragmatismo, che ammette un'infinità di soluzioni intermedie. Infine, è curioso il fatto che il matrimonio combinato a cui il protagonista maschile di What's Love accetta di prestarsi non sia poi così lontano dalle nozze fra l'attuale Re d'Inghilterra con Diana Spencer. Anche in quel caso lo sposalizio fu pilotato, solo che lei amava davvero il suo principe, mentre lui, tutto preso da Camilla, pronunciò quella famosa frase "Whatever in love means" (qualunque cosa voglia dire essere innamorati), che denotava indifferenza nei confronti della consorte. La quale consorte per un po’ amò profondamente proprio un medico indiano.
Sono tanti, dunque, gli interrogativi che il film di Shekhar Kapur pone, e ogni spunto è interessantei. Sfortunatamente, l’amore non ha il giusto spazio nella rom com, non si prende i suoi tempi, assicurando a What's Love lo status di feel good movie senza registrare i molti impercettibili cambiamenti a cui vanno incontro i protagonisti, che da amici, un po’ out of the blue si trasformano in innamorati. Sembra che i loro cuori non palpitino più di tanto, ed è un peccato, perché una love-story emozionante ha sempre un valore catartico e consolatorio, e cosa c'è di meglio di una bella catarsi?
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali