La sera della vigilia di S. Giuseppe, l'anziano diplomatico Giorgio Roccella, assente dal paese da molti anni, chiama la polizia di Monterosso perché nella propria villa isolata ha trovato qualcosa di strano. Il brigadiere andrebbe subito, ma il commissario gli dice di aspettare l'indomani, perché la telefonata potrebbe essere uno scherzo, e di non cercare lui comunque, che andrà a passare la festa in campagna. Ma il mattino seguente il brigadiere e un agente trovano nella villa il cadavere del proprietario (ucciso da una Mauser, che è accanto a lui) e col braccio appoggiato su di un foglio, su cui ha scritto: "Ho trovato". Inoltre i molti magazzini che circondano il cortile sono sprangati con catenacci nuovissimi. Giungono il questore, il colonnello del carabinieri e il commissario, e la prima ipotesi è di un semplice suicidio. Ma il brigadiere è certo invece trattarsi di omicidio, e lo stesso pensa il professor Franzò, vecchio amico del morto, che depone di aver ricevuto una visita dal Roccella, appena giunto in paese, e più tardi una sua telefonata allarmata, in cui comunicava di aver trovato installato nella villa il telefono (a sua insaputa) e di aver rinvenuto un certo quadro di valore, da tempo sparito. Però, essendo in dialisi, Franzò non ha potuto raggiungere subito l'amico che nel frattempo è morto. L'indomani, poiché il treno è fermo nella campagna da lungo tempo, il capotreno chiede ad un rappresentante di medicinali, che passa lì vicino in auto, di andare ad avvertire il capostazione della stazioncina di Monterosso. Ma, poiché il disco resta rosso, il capotreno va personalmente a piedi alla stazione, dove trova il capostazione e il manovale ammazzati. Intanto è giunto anche il procuratore della Repubblica, ex alunno del professor Franzò, che questi ha sempre giudicato un inetto. Il rappresentante di medicinali va poi a deporre che egli ha portato il messaggio a colui che ha creduto il capostazione, ma ha anche visto due uomini che arrotolavano la tela di un quadro. A questo punto il commissario, durante un sopralluogo alla villa, dove ha appena dichiarato di non essere mai stato, trova invece subito un interruttore nascosto. Perciò la mattina dopo spara per uccidere il brigadiere, che però si salva e uccide il superiore. Le autorità decidono di archiviare come incidente la morte del commissario. Ormai tutto è chiaro. Il commissario, evidentemente implicato in attività criminali, aveva ucciso Roccella, presentandosi alla villa in qualità di poliziotto; la "merce" preziosa, che vi veniva conservata, era stata trasportata di notte alla stazioncina, dove c'erano complici, poi uccisi, e il rappresentante non aveva visto i due cadaveri. Ora egli riparte, ma subito riconosce nel viso di un prete della zona, padre Cricco, quello dell'uomo che egli ha creduto il capostazione. Vuol tornare alla polizia, ma poi decide di proseguire il viaggio per evitare guai. Serie tv, Show e Film su NOW!
"In definitiva una riscrittura molto rispettosa, intuitiva e sensibile dell'opera di Sciascia, con autonomi valori cinematografici ed agili evoluzioni d'intreccio." (Claudio Trionfera, Il Tempo)."Sarà troppo ovvio, giunti al momento dei "leoni", segnalare questo film di insolita qualità premiando Volontè come migliore attore." (Tullio Kezich, Il Corriere della Sera)"Siamo alle solite: quando un testo letterario suggerisce riservatezza espressiva, asciuttezza di tono e intriganti reti psicologiche non è detto che l'encefalogramma del film debba risultare tragicamente flebile. A furia di togliere, di sottrarre, di attutire il thrilling va a farsi benedire." (Valerio Caprara, Il Mattino)"Nulla, neanche l'ammirazione dovuta a una fatica eroica, potrebbe indurci a negare che "Una storia semplice" debba considerarsi fra le prove più stanche e ripetitive dello scrittore di Racalmuto. Il film di Emidio Greco mi ha commosso, naturalmente, e naturalmente non mi ha entusiasmato." (Carlo Laurenzi, Il Giornale)"Giallo siciliano con tanto di mafia e droga raccontato con intelligenza e delicatezza dal regista Emidio Greco. Un'atmosfera pienamente riuscita sia dal punto di vista narrativo che cinematografico ed è proprio il caso di dire che ogni attore ha giocato bene la sua parte. Unica nota stonata: Ricky Tognazzi, bravissimo, a cui sarebbe stato meglio assegnare origini "meno siciliane". "(Margherita Ferrandino, Qui giovani)
GROLLA D'ORO COME MIGLIOR ATTORE A GIANMARIA VOLONTE', RICKY TOGNAZZI, MASSIMO DAPPORTO E MASSIMO GHINI.NASTRO D'ARGENTO 1992 PER LA SCENEGGIATURA.GLOBO D'ORO DELLA STAMPA ESTERA 1992 PER LA SCENEGGIATURA E LA MUSICA.
TRATTO DAL ROMANZO "UNA STORIA SEMPLICE" DI LEONARDO SCIASCIA
Attore | Ruolo |
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Gian Maria Volonté | Prof. Franzo' |
Ricky Tognazzi | Brigadiere Lepri |
Ennio Fantastichini | Il Commissario |
Massimo Dapporto | Questore |
Massimo Ghini | Rappresentante |
Paolo Graziosi | Colonn. Carabinieri |
Gianluca Favilla | Procuratore |
Omero Antonutti | Padre Cricco |
Macha Meril | Moglie Di Roccella |
Gian Marco Tognazzi | Figlio Roccella |
Tony Sperandeo | Primo Agente |
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