Train to Busan azzecca un prologo divertente, costruisce bene i suoi protagonisti (un fund manager che porta la figlioletta dalla madre, una donna incinta e il marito un po' bisonte, degli adolescenti in trasferta con la squadra di baseball, concentrandosi in particolare sulla backstory dei primi) e poi parte - è proprio il caso di dirlo - come un treno per raccontare l'Odissea per la sopravvivenza dei suoi personaggi, braccati da zombie di derivazione boyliana tanto nell'origine (il solito outbreak batteriologico) quanto nella velocità.
Siccome, poi, nei film di zombie usa fare così, anche in questo di Yeon c'è una bella metafora politica sottostante, che sarebbe quella di un mondo (neo-capitalista) dominato da un egoismo al quale non riesce a fare a meno nemmeno quando la catastrofe è conclamata e generalizzata, e tocca anche gli Scrooge che l'hanno causata. E sarà grazie ai buoni e generosi se qualcuno sopravviverà, e colpa degli ostinati egoisti se qualcuno, invece, andrà a cadere, ingrossando così le fila delle rabbiose creature affamate di carne umana: il 99%. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
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Il film ha un sequel realizzato nel 2020 intitolato Peninsula, diretto dallo steso regista.