Torneranno i prati: la recensione del film di Ermanno Olmi
Poetico, sofferente e istruttivo. Un'opera di rara profondità.
Poetico, sofferente, istruttivo.
Tre aggettivi che soltanto a malapena riescono a descrivere Torneranno i prati, un film la cui
essenzialità colpisce al cuore il senso di colpa degli esseri umani di qualunque
età, epoca e generazione. Appartenere alla razza è sufficiente per essere
colpevoli perché l’umano, così (in)adeguatamente equipaggiato di
cervello e coscienza, è incapace di debellare il seme dell’autodistruzione che
porta dentro di sé. L'83enne regista Ermanno
Olmi racconta un’innevata notte in trincea al confine italo-austriaco,
durante la Prima Guerra Mondiale di cui si celebra quest’anno il centenario.
Ma la storia valica facilmente i confini storico-geografici. Le vite di quei soldati traditi dai loro superiori, sono anche le vite dei loro corrispettivi austriaci, o le vite dei combattenti delle guerre Puniche, Bizantine, Napoleoniche, Mondiali, del Golfo, di quelle attuali e delle future. Sono secoli che l’uomo non fa tesoro dei propri errori che si perpetuano di generazione in generazione e, con essi, il senso di colpa di non avere memoria storica. Torneranno i prati non arriva esplicitamente così lontano, eppure provoca riflessioni profonde.
Il dramma dei soldati in trincea è distante da chi guarda, non solo
perché racconta un episodio che appartiene ormai più ai nostri libri che a
noi stessi. Ma l’essenzialità del testo e della messa in scena si insinuano
nella coscienza di minuto in minuto. Facendosi padroni dei propri tempi teatrali e delle
proprie emozioni, gli attori interpretano soldati fantasmi dai quali la speranza ha preso il
largo e anche la disperazione si tiene a distanza. L’irrazionalità della guerra
li ha già sconfitti, lasciandoli in preda a solitudine, paure, rancori, rassegnazione.
È vera la storia da cui Olmi ha tratto il suo film, come vere
sono le contraddizioni del genere umano che quelle guerre continua a generarle. E il titolo
parla chiaro: Torneranno i prati in quei luoghi per coprire
la sofferenza e dimenticare. E forse, prima o poi, per imparare a non ripetere gli stessi errori.
- Giornalista cinematografico
- Copywriter e autore di format TV/Web