LA TRAMA DI SUBURBICON
Suburbicon, la black comedy diretta da
George Clooney da una vecchia storia dei fratelli Coen, nasconde sotto l'apparenza idilliaca un'implacabile ferocia, dipingendo il meglio e il peggio dell'umanità nelle azioni della gente comune. Il film è lo specchio ideale di un gioioso sobborgo californiano degli anni 50, fatto di casette allineate, giardini curati, gonne a ruota, occhialoni e colletti abbottonati, quasi quanto i suoi impeccabili abitanti.
Il più abbottonato di tutti è il protagonista
Gardner Lodge (
Matt Damon), uomo di specchiata virtù che abita insieme alla sua famiglia in una delle villette pastello costruite con lo stampino. La sua pacifica esistenza viene stravolta da una brutale violazione di domicilio, sarà allora che, riscontrando la stessa lentezza e placidità nelle attività investigative, deciderà di farsi giustizia da solo. L'uomo perbene, consumato dal ricatto e dalla vendetta, è il primo a svelare la maschera di conformismo e ipocrisia che nasconde le meschinità della periferia e della natura umana. Nel cast anche
Julianne Moore e
Oscar Isaac.
Il film nasce nel 1986 come
sceneggiatura di Ethan e Joel Coen e diventa nel 2005 un film da affidare a
Clooney regista e attore.
Nel 2015 George decide di uscire dal cast, chiamando al suo posto, nel ruolo del protagonista, Matt Damon e invertendo la tendenza ad apparire, in parti più o meno significative, nelle sue stesse opere.
Al copione dei talentuosi fratelli (dai quali è stato diretto in Fratello, dove sei? Burn After Reading e Ave, Cesare!) l'autore di Good Night, and Good Luck fa contribuire il suo fido collaboratore Grant Heslow e chiama a recitare Julianne Moore, Oscar Isaac e Woody Harrelson, che però esce subito di scena. Arrivano quindi Glenn Fleshler, il piccolo Noah Jupe e una serie di altri interpreti e si comincia a girare.
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RECENSIONE
Un vecchio copione dei
fratelli Coen e nuove ambizioni politiche (dentro e forse anche fuori dal cinema) per
George Clooney. Che, con questa sua sesta regia, si riscatta dal pastrocchio combinato in precedenza con
Monuments Men, ma solo in parte. Non è il peggior film del
Clooney regista, questo, ma di certo non è nemmeno uno dei suoi migliori. L'impressione che la voglia di divertirsi e di giocare col grottesco già presente nel materiale originale sia stata smorzata e moderata dalle esigenze di una possibile futura campagna elettorale, dalla voglia di fare di
Suburbicon un film chiaramente, e legittimamente, a tema, tutto proteso verso un messaggio di sacrosanta tolleranza prende pesantemente di mira la realtà sociale e politica dell'America di
Trump. (Federico Gironi)
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recensione completa di Suburbicon.
PANORAMICA SU SUBURBICON
Presentato in concorso al 74esimo Festival di Venezia, Suburbicon è sì una dark comedy e un'incursione nei Fifties - "culla" di un sogno americano dai colori pastello - ma, come ogni film di Clooney, ha una forte connotazione politica. Nella sua condanna dell'intolleranza e del razzismo molti hanno visto una critica agli Stati Uniti di Donald Trump, e in effetti il regista ha pensato alla campagna elettorale del Presidente e al suo atteggiamento verso messicani e musulmani, come ha spiegato in più di un'intervista. La più importante ispirazione arriva però dalla triste storia di William e Daisy Meyer, coppia afroamericana che nel 1957 traslocò a Levittown, in Pennsylvania, scatenando le proteste della comunità bianca. Su di loro sono ricalcati (e si chiamano come loro) i personaggi della mamma e del papà di colore che diventano i vicini di casa dei Gardner e che subiscono attacchi sempre più violenti.
Ecco, se c'è una parola che si associa bene con Suburbicon, è "escalation". Via via che la vicenda va avanti, infatti, il cinismo aumenta, togliendo spazio alla comicità, la cattiveria si impone e la crudeltà si scatena.
Proprio questa "progressione" è l'elemento che ha appassionato al progetto Julianne Moore, attratta da una storia "sempre più dark e alla fine nerissima e costellata di gente brutta che fa cose brutte".
Quanto a Matt Damon, che dopo un intenso periodo di lavoro intendeva fermarsi, non ha potuto dire di no al film per due ragioni: il ruolo gli sembrava divertentissimo e, dopo aver condiviso con l'amico George 7 set, semplicemente non poteva rifiutare la sua proposta di entrare nel cast di Suburbicon, anche perché, invece di girare ad Atlanta, come inizialmente previsto, Clooney aveva stabilito di effettuare le riprese a Los Angeles.
CURIOSITÀ SU SUBURBICON
Presentato in Concorso al Festival di Venezia 2017.
FRASI CELEBRI DI SUBURBICON
Dal Trailer Italiano di Suburbicon:
Roger (Oscar Isaac): Se fai questo lavoro da tanto tempo sviluppi un fiuto per le cose losche, hanno un vago aroma... ma questo non ce l'ha quel vago aroma.
Margaret/Rose (Julianne Moore): Grazie al cielo, direi.
Roger: No, ha un vero fetore.
Roger: Sciocchezze del genere poi tornano a perseguitarla... se l'avete uccisa voi.
Due abitanti di Suburbicon: Questo è un posto sicuro?
Lo era...
Narratore: Benvenuti a Suburbicon, città meravigliosa ed entusiasmante. È stata costruita con la promessa di prosperità per tutti. Non pensi sia ora di un nuovo inizio?
Gardner (Matt Damon) a Margaret/Rose: Va tutto a rotoli, Maggie.
Narratore: Vieni a casa, vieni a Suburbicon!
INTERPRETI E PERSONAGGI DI SUBURBICON
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