Robinù, documentario scritto e diretto da Michele Santoro, racconta la storia di tanti adolescenti consegnati fin da giovanissimi al crimine organizzato. Attraverso le loro voci, tra i vicoli napoletani degli anni 2000, emerge l'insofferenza di una parte di popolazione "destinata" a finire nei giri sbagliati: quelli della criminalità. Sono i ragazzini quindicenni che a quell'età imparano a sparare, per diventare a vent'anni sicari professionisti. Molti di loro, poi, nemmeno arrivano ai trenta. È la cosiddetta "paranza dei bambini", che vive tra una piazza di spaccio e l'altra come se fosse normale. Come se fosse il loro inevitabile destino.
Giovani che crescono desiderando una pistola, che pensano di non avere paura di nessuno, che muoiono sulle strade una sera davanti agli occhi fissi dei passanti. Droga, donne, potere, soldi: questa è la malavita.
Il film è stato presentato in anteprima al Festa del Cinema di Venezia 2016 nella sezione Cinema nel Giardino.
Il titolo del film fa riferimento all’appellativo che un padre dà al figlio, sottolineandone la generosità verso i più deboli.
Il film segna l'esordio alla regia di un documentario per il cinema di Michele Santoro.