Ninfa plebea, film diretto da Lina Wertmüller, segue le vicende della giovane Miluzza (Lucia Cara), adolescente vivace e alle prime prese con l’amore e la sessualità. La ragazza vive con la modesta famiglia a Nofi, uno sperduto paesino della Campania. Sono gli anni Quaranta e la guerra imperversa, ma nonostante ciò nella piccola cittadina la vita prosegue come sempre: il timido padre Gioacchino (Ennio Coltorti) fa il sarto, il vecchio nonno Fafele è un pizzaiolo, mentre la seducente madre Nunziata (Stefania Sandrelli) ama concedersi ai soldati di passaggio.
Mentre la curiosa Miluzza inizia ad approcciarsi ingenuamente ai primi piaceri del sesso, in paese cominciano a circolare dicerie sul suo conto, ma la situazione in famiglia precipita tragicamente con l’improvvisa morte di Nunziata, seguita da quella del padre e del nonno. In seguito la bella Miluzza trova lavoro presso la fabbrica di Giuseppe Acella, il quale non esita a insidiare la giovane per farla diventare sua amante. Col tempo Miluzza finisce per essere additata da tutti in paese come una poco di buono e subisce varie minacce da parte di alcuni uomini. Intanto i bombardamenti distruggono Nodi, costringendo la ragazza - sola e affranta - a cercare riparo altrove...
"Ninfa plebea" è un film imbarazzante nella sua continua altalena tra realismo e fiaba, squarci lirici e momenti di epica contadina, melodramma a freddo e ricostruzione antropologica, di un Sud così remoto e diverso, ma in qualche misura ancora attuale, tra inferno e paradiso. La Wertmuller insegue i miti della purezza e le sue contraddizioni già vagheggiati da Rea (pura naturalità, puro istinto, puro candore e così via) senza raggiungerli mai. Non ci si crede, ai suoi personaggi e alle loro peripezie, pur apprezzando la scelta delle facce e dei corpi, compresi quelli dell'esordiente Lucia Cara, ninfa plebea dalla bocca ridarella e dagli occhi profondi. (Il Giorno, Morando Morandini, 13/4/96)Nei "tableaux vivants" della Wertmuller non si respira l'odore dei corpi, la commistione fra pratiche pagane e ritualità cattoliche, quel passare da bestialità a dolcezze che sono propri di Rea. Vi manca anche quel senso di "movimento" che, pur fra i clamori dovuti a un temperamento eccessivo, si rinviene in altri film della regista. In questo scenario falso e morto la stessa sessualità - l'unica zattera a cui si attaccano i diseredati, i dannati della terra di Rea - acquista una coloritura sfatta come se fossimo davanti a cadaveri dalla faccia vistosamente tinta di belletto. E di cadaveri è tutta una sfilata nei capitoli iniziali e centrali di Ninfa plebea: dalla madre che se la fa con un militare fino a uscirne dissanguata (ma perché Stefania Sandrelli che pure ha numerose frecce nel proprio arco si ostina a ripetere il ruolo della mai sazia di amplessi?) al di lei marito e, nel corso di un bombardamento risolto con una simulazione da sagra paesana, al nonno. (Avvenire, Francesco Bolzoni, 21/4/96)
Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Domenico Rea.
Attore | Ruolo |
---|---|
Lucia Cara | Miluzza |
Stefania Sandrelli | Nunziata |
Raoul Bova | Pietro |
Peppe De Rosa | Don Peppe |
Isa Danieli | Gesummia |
Simona Patitucci | Margherita |
Lola Pagnani | Lucia |
Antonio Conte | Misurino |
Adriana Bruni | Donna Teresa |
Massimo Bellinzoni | Tunin |
Lorenzo Crespi | Dino |
Giuditta Del Vecchio | Annuzza |
Luisa Amatucci | Nannina |
Rino Marcelli | Nonna Miluzza |
Ennio Coltorti | Gioacchino |
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