Napoli - New York: la recensione del film di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino

20 novembre 2024
3.5 di 5

Un soggetto scritto da Tullio Pinelli e Federico Fellini chiuso per decenni in un cassetto Napoli New York diventa ora una fiaba di formazione diretta da Gabriele Salvatores con protagonisti i due giovanissimi Dea Lanzaro e Antonio Guerra insieme a Pierfrancesco Favino. La recensione di Mauro Donzelli.

Napoli - New York: la recensione del film di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino

Il viaggio dell’eroe verso una meta salvifica, in cerca di una ferita da suturare, magari quella di qualcun altro che lo porti a un gesto di puro altruismo che lo spinge a un salto verso l’ignoto. Un ignoto che può rappresentare anche chi ha salvato il proprio noto alla fine di una guerra, come gli Stati Uniti per una bambina e un ragazzino di Napoli nel 1949. Un archetipo che esiste da quando gli esseri umani narrano gesta proprie o altrui, declinato in passato dalle nostre parti da una scuola nobile come quella del fumetto o della narrativa per ragazzi, se questi eroi sono poco muscolosi ma abili e furbi il giusto e anche di più. I due piccoli protagonisti di Napoli - New York, Celestina (Dea Lanzaro) e Carmine (Antonio Guerra), si imbarcano clandestinamente in una nave che attraversa l’Atlantico per cercare la sorella di lei, emigrata pochi mesi prima senza dare più notizie. Contemporaneamente, il loro viaggio li porta verso un luogo dell’immaginario tanto dibattuto dalle loro parti, fra le rovine di una città ancora in macerie, ai primi passi di una ripresa dopo la guerra.

Un viaggio picaresco partito con un intento molto pratico, in cui questo paese dei balocchi sembra una destinazione accessoria. Non sono emigranti in cerca di altro, ma vogliono restituire alla vita di Celestina l’unico affetto rimasto in vita, quello della sorella. È il viaggio a cambiare la loro vita, in questa sorta di fiaba di formazione senza pietismi o vittimismi, in cui la solidarietà diventa un bene portato in dote dall’umanità delle persone che incontrano, scevro del cinismo dei nostri tempi, più che di quelli. Nella metropoli sconosciuta li aiuterà un ufficiale della nave (Pierfrancesco Favino) che li scopre durante la traversata senza denunciarli. Una volta sbarcati, insieme alla moglie (Anna Ammirati) sarà loro complice sempre più partecipe, mentre il dolore solo apparentemente sopito per non aver potuto avere figli li porterà a un evidente trasporto sempre più paterno per i due scugnizzi.

Quello di Napoli - New York è un viaggio che parte dall’inferno di morte e macerie, basato su un soggetto rimasto nascosto per decenni scritto da Pinelli e Fellini, con Celestina a cui viene a mancare anche l’ultimo affetto familiare dopo la morte della zia, mentre l’amicizia con Carmine inizia a rappresentare il primo solido mattone su cui costruire una presa di coscienza della propria condizione, tanto prematura quanto coraggiosa. Senza piangersi addosso, una passata appena col palmo della mano per asciugare lacrime e i due prendono in mano il loro destino, costruiscono da soli la linea del proprio futuro, sono parte attiva, non allungano la mano in cerca di elemosina, inteso in ogni senso possibile. Non vogliono accontentarsi di una nuova famiglia “regalata”, ma vogliono crearsela e conquistarsela. Sono davvero dei piccolo eroi senza paura, con le macchie di fuliggine e polvere della povera gente, ma certo non misera.

Partito con tutti i crismi della storia neorealista, in una Napoli anno zero tante volte rappresentata, cambia registro sempre più con il passare del tempo e con l’allontanarsi da casa. Fino a raggiungere una New York filtrata dalla sua poetica proiezione nei sogni di due bambini, in cui anche gli effetti speciali saggiamente evitano la perfezione per il pastello e lo sfumato. Predisposti d’animo all’avventura picaresca, fra guizzi divertenti e momenti toccanti senza esagerare con il saccarosio, si può gustare una semplice storia sulla solidarietà raccontata con quella serietà assoluta dei ragazzi, verso cui gli adulti facilmente si lasciano andare a un mezzo sorriso, nascondendo anche un po' di invidia. Ma sono loro pronti a costruirsi il futuro, questi due piccoli migranti che sembra evidente portano agli altri la fortuna, più che riceverla. A Napoli - New York si vuol bene, astenersi cinici dal livore facile. Qui sono i piccoli splendidi protagonisti, con gli adulti ottimi complici pronti a servirli al meglio. Primo passo per un lavoro pienamente di squadra che diventa famiglia, dietro e davanti alla macchina da presa.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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