Like Crazy - la recensione del film

30 ottobre 2011
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Premiato al Sundance e supportato da un'onda lunga di lodi, Like Crazy è un piccolo film dal peso specifico piuttosto elevato. Perché le ambizioni del suo autore, Drake Doremus, non son da poco

Like Crazy - la recensione del film

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Like Crazy - la recensione del film di Drake Doremus


Premiato al Sundance e supportato da un'onda lunga di lodi, Like Crazy è un piccolo film dal peso specifico piuttosto elevato. Perché le ambizioni del suo autore, Drake Doremus, non son da poco.
Nell'odissea vissuta dai suoi due bravi protagonisti, la Anna della magnetica Felicity Jones e il Jacob di un Anton Yelchin un po' inquietante, Doremus non vuole rintracciare solo il ritratto di un amore vero e appassionato, di quelli tanto grandi da riuscire a non naufragare nemmeno in seguito alla collisione con ostacoli della stessa stazza, ma anche e soprattutto l'idea (e l'idealizzazione) di un sentimento di tale portata.

Like Crazy prende le mosse da una vicenda autobiografica, e si vede. Drake Doremus ha 28 anni, e si vede. Perché il coinvolgimento interiore e la giovane età (anagrafica e di conseguenza cinematografica) dell'autore sono palpabili in un film che tradisce sia passione sia immaturità. Anche nella caratterizzazione di protagonisti dai lavori molto cool che, ancora studenti, dichiarano che il loro album preferito in assoluto è Graceland di Paul Simon.

Da queste premesse non poteva scaturire un film molto diverso da quello che si può vedere sullo schermo, un film composto di alternanze quasi schizofreniche tra ingenuità e retoriche stucchevoli da un lato e momenti di grande efficacia emotiva e di evidente verità dall’altro.
Verità, o comunque verosimiglianza. Perché nonostante i paralleli sollevati da alcuni, Like Crazy è di certo imperfetto, colpevole delle stesse furbe carinerie, figlio di una serie di cliché indie formali e narrativi che arrivano ad infastidire, ma nella sua disamina del sentimento amoroso e dei suoi andamenti non è mai insincero come il 500 giorni insieme di Marc Webb.

Supportato dalle interpretazioni appassionate e dolenti dei suoi protagonisti (legati a personaggi a tratti idioti e irritanti, ma umani), Doremus azzecca alcuni dei punti topici degli alti e bassi di una relazione, e soprattutto spinge la sua storia verso un finale amaro ma non pessimista che spinge lo spettatore non tanto a una presa di posizione quanto a un’interrogazione.

Poi, intendiamoci, Like Crazy non è di certo potente e spietato come l’inspiegabilmente inedito Blue Valentine, ma, proprio perché i suoi difetti nascono da un eccesso di passione, riesce a sollevare qualche bizzarra inquietudine.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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