L'uomo del giorno dopo, film diretto da Kevin Costner, narra le vicende che si svolgono in un mondo post apocalittico e devastato dalla guerra. Sono passati quindici anni dalla fine del conflitto nucleare che ha portato alla distruzione della società moderna e alla totale anarchia: nel territorio degli Stati Uniti i sopravvissuti vivono in comunità piccole e isolate, in continua lotta fra loro per la sopravvivenza. La zona è inoltre sotto il controllo degli Holnisti, un gruppo di miliziani armati comandati dal violento Generale Bethlehem (Will Patton), che seminano terrore fra la gente.
Un giorno, in uno di questi piccoli e primitivi centri abitati, fa il suo arrivo un Portalettere (Kevin Costner), un misterioso straniero vestito da postino. Sotto gli occhi increduli della gente, ormai avvezza alla diffidenza e al sospetto, l’uomo afferma di essere stato inviato dal nuovo governo nazionale per ripristinare le vie di comunicazione all’interno del Paese, a partire dalle vecchie lettere arretrate.
Ben presto il Portalettere diventa un simbolo di speranza per un futuro migliore, tanto da ispirare il giovane Ford (Larenz Tate) a fare lo stesso. Ma quando Bethlehem scopre quanto il misterioso postino abbia rianimato il coraggio della gente, egli teme per il suo dominio di terrore e inizia una caccia selvaggia all’uomo...
"'Lawrence d'Arabia', 'Robin Hood', pianeta delle scimmie, western post-moderno, Farenhneit: il fantafilm di Costner è un noiosissimo, lunghissimo (tre ore!), confusissimo moloch sul neo-patriottismo, una pessima metafora sull'America d'oggi (con notazioni revanchiste), uno svogliato esercizio di epica vagamente new-age e anticlintoniana, un'esemplificazione debosciante di spettacolarità. Fin troppo facile scovare retorica in ogni dove, nelle immagini come nella narrazione: calcolati effetti ralenti, vedute aeree vertiginose, musiche solenni, insostenibili richiami insinceri all'epopea dei pionieri, esibizione strabocchevole di primi piani del nostro. Tanto brutto quanto 'Waterworld' e involontaria parodia di 'Balla coi lupi', potrebbe però diventare culto: ma per le visioni apocalittiche di fine millennio rivolgersi al 'Titanic'." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 23 febbraio 1998)"Anche se poi i ritmi non ci sono (il racconto, lunghissimo, è quasi del tutto privo di dinamica) e i climi, pur tutti indirizzati all'eroismo, hanno molto di rado quella vitalità e quegli impeti con cui, invece, il regista-attore intendeva visibilmente sostenerli. Così un po' ci si annoia, in altri momenti, quando il girovago non ancora postino vaga tra le rovine recitando Shakespeare per campare (sic!), si stenta a non sorridere, e alla fine, quando il Bene vince e il Male delle Apocalissi politiche e morali vien sconfitto, pur non potendo non apprezzare la nobiltà delle intenzioni, si è costretti a vederle naufragare soltanto sotto un oceano di retorica: che oggi forse non convince neanche più le platee del Minnesota. Costner eroe ha di fronte un antieroe 'cattivo', Will Patton, che, garantiscono, non è parente del famoso Generale." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 27 febbraio 1998) "Infarcito di citazioni, da 'Balla coi lupi' a 'Waterworld' (la ricerca della terra promessa), 'L'uomo del giorno dopo', di e con Kevin Costner, è più presuntuoso che ambizioso. Retoricamente patriottardo e pomposamente epico, tenta di saldare il mito della frontiera kennediana con quello dei pionieri e dei pony-express, e lo fa prendendo in prestito un romanzo di fantascienza non estraneo a quella letteratura zeppa di notazioni teologiche la lettera diventa il Verbo e il suo latore un nuovo messia - che sullo schermo si perdono. Un imposto di 'Mad Max' e del 'Pianeta delle scimmie', del 'Cavaliere della valle solitaria' e di 'Fahrenheit 451'. Che è lievitato solo nei costi: 175 milioni di dollari." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 18 Marzo 1998)"Ambizioso, temerario e interminabile kolossal futuribile di Kevin Costner, che per mettere in guardia l'umanità dell'estinzione in agguato, ricicla situazione straviste. La cosa più fastidiosa è che in questi filoni gli abitanti del post Duemila vestono come straccioni, usano ancora spada e pugnale e facciano un bagno al mese". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 13 aprile 2001)
La storia si basa sul romanzo Il simbolo della rinascita, dello scrittore David Brin.
Durante tutto il film non viene mai rivelato il vero nome del protagonista.
Il sindaco di Bridge City è interpretato dal musicista Tom Petty.
Attore | Ruolo |
---|---|
Kevin Costner | Il Portalettere |
Will Patton | Generale Bethlehem |
Larenz Tate | Ford Lincoln Mercury |
Olivia Williams | Abby |
James Russo | Idaho |
Scott Bairstow | Luke |
Tom Petty | Sindaco |
Giovanni Ribisi | Bandito 20 |
Joe Santos | Getty |
Peggy Lipton | Ellen March |
Mary Stuart Masterson | Hope (Adulta) |
Roberta Maxwell | Irene March |
Ron McLarty | Il Vecchio George |
Brian Anthony Wilson | Woody |
Daniel von Bargen | Sceriffo Briscoe |