Il partigiano Johnny, film diretto da Guido Chiesa, vede protagonista Johnny (Stefano Dionisi), un giovane studente universitario che ama la letteratura inglese. Nel 1943, invece di prestare servizio militare, decide di rifugiarsi in una villa sulle colline di Alba, sua città natale. Quando però viene a sapere che un suo caro amico è stato ucciso, sceglie di schierarsi tra le fila dei partigiani guidati dal Biondo (Alberto Gimignani). Il ragazzo non è mosso dalla loro vocazione comunista, ma vuole solo sconfiggere i fascisti. In seguito a un attacco tedesco, però, il gruppo di cui faceva parte si sfalda e Johnny entra a far parte dei badogliani, capitanati dal comandante Nord (Claudio Amendola) e sostenuti dagli angloamericani. Qui ritrova Ettore (Fabrizio Gifuni), una vecchia conoscenza, e insieme occupano Alba. La situazione, tuttavia, si complica e i due si separano improvvisamente. Il giovane partigiano è di nuovo solo e deve affrontare uno degli inverni più freddi e difficili della storia…
Serie tv, Show e Film su NOW!Dalle note di regia: Il partigiano Johnny, di questi tempi, è una sfida e un desiderio. La sfida dell'inattualità, il desiderio dell'autenticità."'Il partigiano Johnny' di Guido Chiesa porta sullo schermo il celebre e bellissimo romanzo di Beppe Fenoglio, ma per evitare faziosità e strumentalizzazioni, per non cadere nella retorica resistenziale, smussa, sfuma, interiorizza ogni conflitto finendo per risultare un po' esangue (...). A forza di riserbo e malgrado i 135 minuti di durata, tutto, anche gli affetti che legano Johnny ai suoi compagni resta distante, più enunciato che mostrato". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 settembre 2000)"Chiesa, con il suo sceneggiatore Antonio Leotti, ha seguito molto fedelmente questo schema, soprattutto convincendo con dei modi di rappresentazione in felice equilibrio fra cronaca e memoria. Affidandosi a immagini buie come quegli anni e dando concretissimo rilievo, sia nelle pagine corali, sia in quelle più private, al personaggio del protagonista; seguito da vicino tanto nei suoi vari impeti generosi quanto nei suoi momenti di sconforto di fronte a realtà che non sempre corrispondevano ai suoi ideali di libertà e di dedizione. Lo ricrea, con secchezza ma anche con tensioni giuste, un attore, Stefano Dionisi, spesso ineguale, qui, invece, saldo, sensibile e sicuro". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo, 5 settembre 2000)"(...) Guido Chiesa sviluppa il film senza punte emotive e con poche emozioni (...) L'unica impressione forte (e non originale) che lascia il film, perennemente bagnato in una luce livida dalla fotografia di Gherardo Grossi e inondato dalla prepotente musica di Alexander Balanescu, è la grande confusione e impreparazione in cui si muovono le formazioni azzurre o rosse, badogliane o comuniste. Decisamente la guerra partigiana non è un'avventura poetica". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 5 settembre 2000)"Per misurare la coerenza antiretorica di Chiesa basterebbe paragonare il suo film con 'La tregua', l'adattamento del romanzo di Primo Levi diretto tre anni fa da Francesco Rosi. I modelli del regista torinese sono altri: il cinema neorealista, e in particolare l'ultimo episodio di 'Paisà', da un lato, dall'altro 'La sottile linea rossa' di Terrence Malick. L'unica cosa che stona, in tutto ciò, è a carico della colonna sonora, con la musica invadente di Alexander Balanescu e la voce over-screen che narra o commenta in inglese. Invece le scene di guerra risultano assolutamente convincenti, proprio per l'essenza di eticità e l'inesorabile ripetitività con cui sono rappresentate. L'ambientazione 'on location' sui luoghi dell'azione è ineccepibile. Ottima l'interpretazione di Stefano Dionisi, adeguato e ben diretto tutto il cast". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 18 novembre 2000) "Tra gli attori tutti ben scelti e ben diretti, il protagonista Stefano Dionisi ha una aderenza fisica al personaggio fuori del comune e convincente". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 17 novembre 2000)
Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Beppe Fenoglio.
È stato presentato in concorso alla 57ma Mostra del cinema di Venezia (2000), dove ha vinto il Children and Cinema Award.