In una decadente villa della montagna piacentina vive una famiglia borghese la cui direzione è affidata, più che alla madre cieca, al maggiore dei quattro figli, Augusto, che, fidanzato da tempo ad una ragazza di città, attende con ansia il momento di abbandonare la casa per formare una propria famiglia nel capoluogo. Nella casa vivono: Leone, il più giovane dei fratelli, epilettico ed incapace di ragionare; Giulia, la quale, anche se apparentemente più normale, è a sua volta malata e psicologicamente ferma ad una preadolescenza che la lega morbosamente a Sandro. Questi, a sua volta pazzo ed epilettico, ha una mente lucida nel concepire diabolici piani tendenti a sopprimere i familiari. Sandro, quando se ne presenta l'occasione, spinge la madre in un burrone, affoga nel bagno Leone, e, dopo aver rivelato le sue prodezze alla sorella Giulia, si allea con la medesima per uccidere Augusto. Ma la fredda determinazione di Sandro atterrisce Giulia che, temendo di rimanere vittima della mania omicida del fratello, non interviene a salvarlo nel corso di una letale crisi del suo male.
"Il film, pur denotando nell'esordiente autore un apprezzabile orientamento per una cinematografia culturalmente impegnata, è da considerarsi non del tutto riuscito dal punto di vista strutturale e contenutistico. Accanto ad alcune efficaci sequenze e ad una buona interpretazione dei protagonisti, si notano cedimenti di stile e di gusto, confusioni d'idee che denunciano insieme acerbità e insicurezza del regista." ("Segnalazioni cinematografiche", vol. 59, 1966)
"Il film è la narrazione dei progetti, allo stato velleitario, delle risoluzioni pratiche, delle sublimazionie dei complessi di Alessandro che vuole eliminare dalla casa tutti i malati per aiutare Augusto. E' una cronaca ironica e crudele al tempo stesso, (...) ha scritto giustamente Moravia che Bellocchio ha consumato in questo film tutto ciò che è il mondo della giovinezza. (...) Lou Castel ha dato ad Alessandro una vitalità incredibile, per metà il film è lui, quel personaggio," (Gian Battista Cavallaro, "Cineforum", 52, febbraio 1966)
- Interni girati all'ICET di Milano, esterni a Bobbio (Piacenza).
- Direzione del doppiaggio: Elda Tattioli. Lou Castel è doppiato da Paolo Carlini.
- Nastro d'Argento 1966 per il miglior soggetto.
- Vela d'Argento per la miglior regia al Festival di Locarno 1965.
- Premio Cinema Novo per la miglior regia al Festival di Rio de Janeiro.
- Presentato nel 1965 ai festival di Venezia, New York e Londra.
Attore | Ruolo |
---|---|
Lou Castel | Ale |
Paola Pitagora | Giulia |
Marino Masé | Augusto |
Pierluigi Troglio | Leone |
Irene Agnelli | Bruna |
Jeannie McNeil | Lucia |
Liliana Geraci | Madre |
Gianni Schicchi | Tonino |
Stefania Troglio | Cameriera |
Mauro Martini | Bambino |
Alfredo Filippazzi | Dottore |
Celestina Bellocchio | Ragazza alla festa |
Gianfranco Cella | Ragazzo alla festa |
Ecco tutti i premi e nomination Nastri d'Argento 1966